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Un Napoli poco lucido fa il Napoli nei momenti decisivi

Un Napoli poco lucido fa il Napoli nei momenti decisivi

Il Napoli ha battuto il Genoa perché è una grande squadra e perché, fondamentalmente, gioca bene a calcio. E poi, noblesse oblige, perché ha Gonzalo Higuain. Questi sono gli assiomi da cui si deve partire per analizzare la sfida tra gemellate del San Paolo, che ha mostrato una delle edizioni meno brillanti della macchina messa a punto da Maurizio Sarri. Non lo leggi tanto nei numeri (22 occasioni a 9, 72% a 28% di possesso palla), sempre da squadra dominante; ma lo vedi e lo “senti” nelle distrazioni di alcuni interpreti e nella difficoltà nello scalfire il dispositivo pensato e attuato da Gian Piero Gasperini per annullare il gioco azzurro. È stato un altro Genoa rispetto all’andata, e partiamo dal campetto posizionale medio (sotto, in alto) per cercare di capire come e quanto sia cambiato l’atteggiamento dei rossoblu nei confronti del Napoli. In basso, sotto al campetto con i pallini blu riferito a Napoli-Genoa, vediamo le posizioni medie dei liguri nella sfida dell’andata (pallini arancioni).

  

L’ex tecnico della primavera della Juventus ha in qualche modo ribaltato i principi difensivi della sua squadra: all’andata, la scelta vincente fu quella di predisporre marcature a uomo a tutto campo, in modo da soffocare sul nascere tutte le azioni offensive. Nella sfida di ieri, con un Napoli cambiato rispetto a quello autunnale, l’allenatore del Genoa ha deciso di occupare gli spazi più che seguire l’uomo, chiudendo tutte le linee di appoggio a ogni portatore di palla azzurro. La scelta si è rivelata, se possibile, ancora più giusta rispetto a quella fatta per il match di Marassi: in questo modo, infatti, il Genoa ha concesso più o meno lo stesso numero di occasioni pur giocando in trasferta (il primo novembre furono 18), ha trovato il gol e ha più volte portato un suo calciatore a tu per tu con Pepe Reina. 

Le posizioni medie dei rossoblu raccontano di questo cambiamento: se al Ferraris il Genoa ebbe la necessità di aprirsi per seguire a uomo tutti i calciatori azzurri, ieri sera Gasperini ha deciso di mantenere la squadra compatta e stretta (24 metri di larghezza media), privilegiando una densità esasperata in mezzo al campo. Questo, per evitare che l’appoggio ravvicinato, soprattutto quello di Jorginho, potesse avvenire con facilità, e che si potesse sfruttare quello che forse è l’unico difetto tattico reale della squadra di Sarri: lo scivolamento sul lato debole. Il gol di Rincon non è casuale, e nasce esattamente da questa serie di situazioni: su un fallo laterale di De Maio, Allan si ritrova costretto a giocare il pallone velocemente in avanti. Tutti le linee di passaggio ravvicinato sono coperte, il Genoa viene a difendere alto un Napoli compatto tra le linee che però lascia (come sempre) un po’ scoperto il suo lato debole. In questo caso il sinistro, com’è possibile vedere nell’immagine col cerchietto rosso sotto. La palla finisce lì a causa di un errore di Jorginho, che non riesce a dare forza e indirizzo al suo passaggio, e Rincon è bravo e fortunato a trovare il dribbling sull’uscita (molle) di Koulibaly e un destro che trafigge Reina centralmente.

In un’altra partita, il Napoli non avrebbe subito questo gol. O meglio, avrebbe corso il rischio di subirlo solo in caso di errori tecnici individuali, come ad esempio il passaggio molle di Jorginho. Il resto è frutto di un approccio timoroso e non aggressivo alla partita, con le distanze non sempre rispettate tra difesa e centrocampo e con la prestazione opaca di Koulibaly, poco reattivo nell’azione del gol e in un altro paio di occasioni nella ripresa. Merito anche al Genoa, comunque: Gasperini, da vero pasionario della tattica, aveva trovato probabilmente il metodo migliore per arginare il gioco del Napoli e, insieme, provare anche a portare di tanto in tanto qualche fastidio alla difesa partenopea. Tanto che Sarri, a fine partita, ha giustamente elogiato il collega per «l’atteggiamento propositivo» con cui si è presentato al San Paolo. Nonostante tutto questo, da registrare ancora i dati eccellenti di Jorginho, vero e proprio centro motore della squadra azzurra: 94% di pass accuracy su 148 passaggi brevi. Come dire: ci hanno provato, ma non ci sono riusciti.

Anche per questo il Napoli, alla fine, ha vinto. L’ha fatto meritatamente, al di là della fortuna nel non subire gol nelle poche volte in cui il Genoa, soprattutto nella ripresa e in ripartenza, ha smarcato un suo uomo (Cerci) solo davanti a Reina. Il merito, come detto, sta nella quantità di occasioni create, sempre e comunque tante, e in un predominio territoriale che leggi nel possesso palla. Ma anche nella fiducia totale nel proprio modo di intendere e costruire calcio. Il Genoa ha subito tre gol in quelli che, forse, sono stati gli unici momenti in cui non è riuscita ad eseguire perfettamente il progetto che Gasperini aveva in mente. Proprio in quei momenti, il Napoli ha trovato attimi di lucidità e sicurezza in una serata dominata dalla frenesia e dal nervosismo. E così, ha segnato.

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Il primo go ldi Higuain: la difesa resta alta, mette benissimo in fuorigioco il solito taglio di Callejon e chiude quasi tutte le possibilità di passaggio breve ad Hysaj. Quasi, però: De Maio si distrae e non legge in tempo la possibilità che il pallone possa superare la linea grazie alla partenza da dietro di Higuain. Il Pipita fa il suo, che poi è tutto il resto: controllo perfetto, tiro incrociato e partita rimessa in piedi. 

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Situazione diversa ma principi similari sul secondo gol. Jorginho, per tutta la gara, ha vissuto due situazioni ben definite. Pressing altissimo quando veniva a prendere il pallone basso, in salida lavolpiana, e una discreta libertà in una zona più avanzata del campo. In questi casi, il Genoa ha sempre preferito bloccare, come detto, le linee di passaggio. Nel primo gol, De Maio non copre quella su Higuain che parte in posizione di enganche; in questo secondo, i rossoblu lasciano scoperto il corridoio per Hamsik. Jorginho trova lo slovacco tra le linee,  palla sulla corsa per il Pipita. Il resto è poesia. 

Ecco tutti gli assiomi, quindi: Napoli che gioca sempre bene e Higuain fenomenale. Contro un ottimo Genoa, positivo e propositivo, tra l’altro. Quindi vittoria importante, ma di cuore più che di testa e schemi. Roba che ci sta a questo punto della stagione, e parliamo dal punto di vista mentale più che fisico. Però, tatticamente, c’è qualche perplessità da sciogliere, da risolvere: intanto, il numero altissimo di palle perse e quindi giocate male (59). Leader della classifica Hamsik e Higuain, con 10 errori a testa; seguono a ruota Ghoulam con 9 e Insigne con 7. Questo è l’ennesima conferma di quanto il Genoa abbia lavorato bene, bloccando più volte quelli che sono, storicamente, i calciatori che creano più occasioni offensive per Sarri. La famosa catena di sinistra, questa volta, ha finito per essere utilizzata poco, pochissimo: solo il 26% degli attacchi, secondo il report della Lega Calcio, sono partiti dall’out mancino. Sotto, la distrubuzione delle azioni offensive delle due squadre.

In questoa situazione, importantissimo il contributo soprattutto offensivo di chi ha giocato dall’altra parte del campo, Elseid Hysaj. La solita partita difensivamente attenta, ma anche una presenza continua e soprattutto efficace in avanti. Lo leggi nel numero dei key passes, ovvero passaggi determinanti per creare un’occasione da gol: sono 4 per l’albanese, compreso l’assist per il primo gol di Higuain. Zero per Ghoulam, autore invece di 10 cross dal suo out senza creare particolari pericoli. Stessi numeri di Hysaj per le altre due “acca” del Napoli, Hamsik e Higuain: 4 passaggi chiave a testa, più 9 tiri (6 in porta) per l’attaccante argentino, tornato a splendere di una abbagliante luce propria. Quello che serviva a un Napoli poco brillante per battere un ottimo Genoa. A volte, anche le grandi squadre devono chiedere aiuto ai loro campioni. Che male c’è?

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