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Jorginho è diventato il miglior centrocampista della Serie A

Nell’analisi tattica di Palermo-Napoli abbiamo magnificato la sua prestazione con questi passaggi qui: «Jorginho Frello è il calciatore che è cresciuto di più rispetto all’ultima stagione. Non ce ne siamo accorti solo ieri sera, solo che il suo Palermo-Napoli è stato qualcosa di sontuoso, di eccellente: 164 palloni giocati, un totale del 93% di pass accuracy e pure 2 palle recuperate. […] Ha confezionato due passaggi chiave e lo splendido assist in verticale che ha liberato Insigne solo davanti a Sorrentino».

La frase più importante è questa: «Non ce ne siamo accorti ieri sera». In effetti, non avremmo potuto: questo Jorginho qui è diventato semplicemente il miglior centrocampista del campionato. Lo puoi leggere dove vuoi, che tanto c’è scritto dovunque e in tutti modi. Le stats, ad esempio, che ormai sono la bibbia del calcio postmoderno e sono arrivate pure in diretta a Mediaset, ieri sera, nel postpartita della sfida del Barbera: Jorginho ha realizzato, nelle 26 partite giocate in questo campionato, un totale di 2593 passaggi. In 2137 minuti, il che vuol dire 1,2 ogni sessanta secondi. Cifre assurde, confrontate al resto dei calciatori della serie A: secondo e terzo in questa speciale classifica sono Hamsik e Albiol (!), con, rispettivamente, 2284 e 1867 passaggi a testa. Seguono poi Davide Astori della Fiorentina (1867) e Leonardo Bonucci della Juventus (1740).

Se questi numeri vi ricordano solo il CAP di Vigevano, forse avrete maggiore dimestichezza con le percentuali: perché Jorginho non è solo il calciatore che tocca più palloni in campionato, ma è pure quello che li gioca in maniera migliore. Il 91% delle sue giocate in appoggio, infatti, risultano utili. È il rapporto più alto dell’intero torneo, due punti percentuali sopra a quelli di Borja Valero, Roncaglia, Barzagli, Medel e Glik. L’unico confronto valido è quello con lo spagnolo della Fiorentina, perché gli altri svolgono altri compiti in campo oppure hanno caratteristiche diverse (Medel è l’unico altro centrocampista, ma è più che altro un interdittore): l’ex Villarreal si ferma all’89%, ma su 1666 tocchi. Come dire: Jorginho sbaglia meno degli altri avendo mille occasioni in più per commettere errori. E mille non è un’iperbole: è una cifra reale, arrotondata appena per difetto.

Un’altra parte importante del discorso su Jorginho è quella del «calciatore più cresciuto della stagione in corso». Rispetto a quella precedente, l’ex regista del Verona è un altro giocatore perché inserito in un contesto che gli è molto più congeniale. Dal gioco posizionale di Benitez all’intensità di Sarri, il passo non è così lungo come si possa pensare, anche perché, soprattutto nei movimenti sulle fasce, il Napoli di oggi vive dinamiche similari: le sovrapposizioni dei terzini sugli esterni offensivi, i triangoli con il centrocampista che viene in supporto sull’out. La differenza sostanziale tra i due schieramenti sta proprio nel ruolo di Jorginho che da una metà del doble pivote davanti alla difesa si è trasformato in volante. Un cambio fondamentale per un regista, soprattutto per uno bravissimo a gestire tempi e palloni sull’asse orizzontale: Jorginho, infatti, applica una regia diversa, ad esempio, di quella di Valdifiori, uomo verticale amante della palla lunga e tesa. L’ex gialloblu opera passaggi più elementari, magari pure ripetuti, ripetitivi e ravvicinati, ma fondamentali per applicare quello che è il dettame principale della squadra voluta, creata e pensata da Sarri: il movimento veloce del pallone. Tanto che, analizzando il dato della lunghezza media dei suoi passaggi, Jorginho vanta il terzo valore assoluto più basso della Serie A con i suoi 16 metri. Tra i primi, David Lopez con 14 metri; tra i secondi, Allan con 15.

Autocitazione all’interno dello stesso pezzo: «la squadra voluta, creata e pensata da Sarri». Aggiungerci alla fine “intorno a Jorginho” non sarebbe una bestemmia. E nemmeno una forzatura. Anzi. Il Napoli di oggi, splendido secondo in classifica, nasce nel giorno di Napoli-Bruges, prima partita da titolare in questa stagione di Jorginho come regista puro davanti alla difesa. Sarri ha cambiato sé stesso e il Napoli che aveva in mente, privilegiando lo sfruttamento della velocità e dell’ampiezza orizzontale più che la verticalità garantita dalla presenza di un trequartista puro e da due attaccanti sulla stessa linea. Pensare che l’abbia fatto proprio per valorizzare al massimo Jorginho non è un’utopia. Così come non lo è immaginarsi un Jorginho a suo agio negli allenamenti in un centrocampo a tre, addio al doble pivote, e quindi capace in poche sedute di mettere in difficoltà Sarri anche nei confronti del suo pupillo Valdifiori. Che, probabilmente, è l’unico di tutta questa storia ad uscire sconfitto, o quantomeno ridimensionato. Ci sarebbe qualche appunto da fare pure a Rafa Benitez, che con la sua insistenza ha in qualche modo contribuito a rendere più difficile l’affermazione di un calciatore che, a Verona, con due mediani di corsa accanto, era riuscito a esprimersi fino a livelli assoluti. Fino a entrare nel giro di nomi per la nazionale italiana. Lui, brasiliano di nascita ma cresciuto calcisticamente nel nostro paese, sarebbe eleggibile per gli Europei.

È stato convocato anche per una gara dell’Under 21, nel 2012, ma non è sceso in campo. Tra qualche mese ci sono gli Europei, e Antonio Conte, che ha fatto esordire Miro Valdifiori durante l’ultimo campionato, è moralmente obbligato a farci un pensierino. Come per Insigne, più che per Insigne. Perché in questo momento Jorginho non ha rivali nel suo ruolo, e potrebbe tranquillamente condividere il centrocampo con Marco Verratti, stella e protagonista designato dell’Italia del ct salentino. Stesso linguaggio di altissimo valore tecnico, ruoli complementari e la possibilità di elevare al massimo la qualità del reparto di mezzo. Come è già successo col Napoli, del resto: Conte faccia come Sarri e non sprechi quest’occasione. Ne trarrà giovamento, ci scommettiamo. 

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