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«Noi siciliani, abbiamo trovato dei fratelli azzurri. Due terre martoriate unite grazie al Napoli»

Erano in tanti, ieri sera, ad applaudire e a soffrire per il Napoli, al San Paolo, anche sei tifosi un po’ speciali, che, per godersi lo spettacolo, sono arrivati addirittura dalla Sicilia. Sono Gianfranco Polizzi, giornalista de “La Sicilia” di Catania, suo figlio dodicenne Francesco, Giacomo e Stefano Gravano, rispettivamente 22 e 17 anni, Luca Milazzo, di 32 e Salvo Marcinnò di 26 anni. Sono partiti in aereo sabato da Caltagirone, in provincia di Catania per assistere alla partita contro il Milan e ripartiranno questa sera, sempre in aereo, forse un po’ delusi, ma contenti di esserci stati. Siciliani al cento per cento, senza neppure origini campane, tifano Napoli da sempre e ne sono orgogliosi.

«Innanzitutto vogliamo sfatare un tabù – esordisce deciso Salvo – In Sicilia siamo in tanti a tifare Napoli. solo a Caltagirone siamo almeno 30-40. Certo, siamo una minoranza rispetto ai tifosi delle altre squadre, ma ci siamo. In tanti non lo possono manifestare per assenza di mezzi e strumenti, ma fortunatamente oggi, grazie all’informatica, ci stiamo ritrovando in tanti e tutti giovani».

Salvo ci racconta che la maggior parte dei siciliani che non tifano le squadre di casa parteggiano per Juve, Milan e Inter ma che la Sicilia è in gran parte azzurra, nonostante si faccia fatica a crederlo: «Ci sono tanti tifosi del Napoli a Catania, a Milazzo, a Bagheria, Palermo, tanti piccoli gruppi. Spesso ci riuniamo nel Napoli Club Sicilia di Bagheria. A Caltagirone in tanti ci ammirano perché tifiamo Napoli e seguiamo la squadra quando possiamo. Tifiamo Napoli da sempre, anche se non abbiamo origini napoletane, siamo siciliani doc, al cento per cento, eppure siamo venuti al San Paolo per Napoli-Inter 2-1 e pure per Napoli-Lazio semifinale di Coppa Italia. Il Napoli ci fa simpatia perché è una squadra del Sud, certo, ma non è solo questo. Non è che tifiamo per tutte le squadre meridionali, siamo a tutti gli effetti tifosi del Napoli, non conosciamo vie di mezzo. L’unica altra squadra per cui tifiamo, per un senso di appartenenza, è il Catania, ma non siamo ibridi, tifiamo Napoli, ci teniamo a dirlo».

Salvo ci spiega anche come organizza le trasferte con i suoi amici: «Programmiamo la trasferta qualche mese prima, scegliamo la partita e poi, tramite il Napoli Club Secondigliano, compriamo i biglietti e andiamo allo stadio». Il loro settore preferito è la curva B dove i tifosi dei gruppi organizzati, con cui i siciliani sono in contatto grazie ai social, li accolgono come in una famiglia: «Ci chiamano “i fratelli siciliani”, siamo accomunati dal Regno delle due Sicilie. Quando gli abbiamo detto che saremmo venuti, ci hanno risposto “Vi accoglieremo a braccia aperte”, questo ci hanno scritto, e questa è la più grande soddisfazione, per noi, al di là del calcio, delle barriere, di tutto. Riusciamo a unire due terre martoriate, la Sicilia e la Campania, voi per la Terra dei fuochi, noi per altre problematiche. Ci ritroviamo insieme grazie al Napoli».

Gli chiediamo quanti sacrifici costa seguire il Napoli dalla Sicilia, ma Salvo risponde entusiasta: «È una cosa bellissima! Siamo arrivati sabato e abbiamo girato il centro storico, siamo stati a Castel Volturno, abbiamo anche le foto con Pepe Reina. Napoli ci offre molto dal punto di vista dell’accoglienza e soprattutto di luoghi bellissimi da visitare, di usi e tradizioni da scoprire. Quando veniamo qui andiamo a mangiare in trattorie tipiche, come Nennella, assaggiamo la pizza e il caffè che solo Napoli sa fare così, perché qualsiasi cosa se ne dica, la pizza e il caffè sono nati a Napoli. Non ci costa nulla venire qui da Caltagirone. Abbiamo coniato lo slogan “Ci distinguiamo dalla massa”, siamo napoletani dentro. Ogni volta che veniamo, visitiamo la città e poi andiamo presto allo stadio perché ci piace goderci l’atmosfera della curva, incontrare gli ultràs, parlare con loro. La prossima volta però voglio provare anche ad andare in Curva A».

Salvo confessa di avere un tatuaggio di Maradona e uno dello scudetto del Napoli sulla gamba, di amare moltissimo la mentalità che Sarri è riuscito a trasmettere alla squadra, di avere un debole per Pepe Reina, Hamsik e Higuain e anche per Insigne, incontrato da Nennella l’ultima volta che sono stati in città.

Accanto a lui Stefano Gravano, diciassette anni, che non si fa capace di come un siciliano possa tifare per una squadra del Nord: «Molti miei amici tifano Juventus, Milan e Inter, non vedono bene questa mia fede per il Napoli. Non è che mi creino problemi, ma per loro è normale tifare per le squadre del Nord. Eppure sanno che al Nord ci schifano, che ci considerano dei terroni! A me la passione per il Napoli è scoppiata dentro sin da piccolo, la squadra è entrata subito nel mio cuore. Mi impressiona molto il gioco che fa Sarri, mi piacciono il pressing, il possesso palla nello stretto, i passaggi di prima, considero Higuain un gran finalizzatore. E poi di Napoli mi piace tutto, dal cibo alla mentalità dei napoletani, che trovo simile a quella dei catanesi. C’è lo stesso calore della gente, a Napoli e a Catania: per qualsiasi problema, sia i siciliani che i napoletani ci sono sempre, siamo fratelli».

Stefano ci racconta che in occasione di Napoli-Milan hanno portato in omaggio agli Ultràs della curva B dei piattini di ceramica, per la cui produzione Caltagirone è famosa, con le scritte “Napoli” e “Catania” incise sopra, in onore all’antico gemellaggio tra le tifoserie, «e anche una sciarpa del Catania. Ce l’avevano chiesta alla scorsa partita e ce lo siamo ricordato». Ci parla delle emozioni indescrivibili che prova ogni volta che sale le scale dello stadio e che ha provato anche a Castel Volturno, sabato: «Abbiamo parlato a lungo con gli altri tifosi. Appena dicevamo di essere siciliani gli si riempivano gli occhi di orgoglio e di amore. E abbiamo anche chiacchierato con gli addetti alla sicurezza del Napoli. Al ritorno ci ha dato un passaggio in città uno di loro, Emiliano Carriero, ci tengo a salutarlo. Solo Reina si è fermato, dei giocatori. È stata una cosa immensa». Aggiunge che all’inizio erano gli stessi tifosi napoletani che indicavano loro cosa visitare («Spaccanapoli, San Gregorio Armeno, che a Natale è meravigliosa, Mergellina, dove siamo stati anche domenica sera per aspettare l’arrivo del pullman del Milan», racconta) ma che ormai il gruppo si muove autonomamente, come se Napoli fosse la sua seconda città.

Emozionatissimo anche il fratello di Stefano, Giacomo Gravano, 22 anni, alla sua prima volta al San Paolo: «Ci sono entrato domenica sera. Lo stadio era aperto e i custodi hanno fatto entrare solo me perché gli ho detto che ero al mio battesimo. È stata un’emozione unica, non ci sono parole per descriverla. Tifo Napoli per orgoglio, e i napoletani sono orgogliosi che un siciliano tifi Napoli». Quando gli chiedo se vuole che scriva altro in particolare mi dice di sì, che tiene soprattutto a una cosa: «Saluta per noi Andrea Vespo, per piacere, ha 27 anni e ora non sta lavorando, perciò non è potuto venire con noi. È un malato del Napoli, vede tutte le partite, ma non è mai stato al San Paolo. Il suo sogno è venire a Napoli a vedere la squadra. Scrivilo, per piacere, sarà felice».

Il giorno dopo, Giacomo racconta che entrare al San Paolo la sera della partita è stata un’emozione incredibile, che a raccontarla significherebbe quasi sporcarla con le parole, che è rimasto affascinato dal calore, dai cori, dalle bandiere.

I sei siciliani lasciano la città un po’ delusi, eppure, nonostante il pareggio, raccontano di essere rimasti a lungo nei dintorni dello stadio, ieri sera, dopo la partita, per aspettare l’uscita dei giocatori. «Abbiamo visto Higuain in taxi, e anche Ghoulam e Hisay, ma solo di passaggio, ma siamo contenti lo stesso. Napoli è una bellissima città e noi siamo contenti di tifare per la squadra», racconta Salvo. E al nostro “Forza Napoli” risponde: «Sempre sempre sempre».

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