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Il Napoli si diverte, come fanno i bambini

Il Napoli si diverte, come fanno i bambini

Voglio raccontarvi una storia.

Qualche sera fa ero a cena a Cormons, in Friuli, con Anna, la mia compagna, e due amici, Francesco e Giovanni. Dopo molti bicchieri e dopo aver parlato di tutto, non potevamo che scivolare sul calcio, anche perché Giovanni, nei dilettanti, a calcio ci ha giocato. Giovanni mi racconta di quella volta che con suo fratello decisero di andare a vedere, a Padova, un Cittadella – Napoli, partita che noi tifosi del Napoli non possiamo (né dobbiamo) dimenticare, fa sempre bene tenere a mente che non molti anni fa si giocava contro il Cittadella. Giovanni e il fratello guardano la partita insieme ai tifosi del Napoli. Il Cittadella è in vantaggio, i tifosi del Napoli non fanno mancare il proprio sostegno. Il Napoli pareggia, i tifosi esultano e parte un coro, per il quale Giovanni e suo fratello non hanno ancora smesso di ridere: “Padovano pagaci le tasse, padovano pagaci le tasse”. Giovanni mi racconta questa cosa per esaltare la leggerezza e l’ironia dei napoletani, e, forse, perché come me prova un po’ di nostalgia per il vero sfottò che è molto distante dalle litanie tristi e offensive che sentiamo spesso negli stadi. Francesco, invece, fa sci di fondo, e sostiene di fregarsene del calcio, ma tifa Udinese e si ricorda di Pasa. Ve lo ricordate Pasa? Uno dei tanti calciatori che sembravano destinati a un grande futuro e ai quali il talento non è bastato. Vi racconto questo per ribadire ancora una volta che il calcio è talmente presente che è quasi inevitabile che salti fuori prima o poi, a prescindere dall’argomento principale della conversazione. Anna non era molto contenta di questo aspetto, per fortuna marginale, della cena. Giovanni, dopo, mi ha detto: “Ma davvero vi chiamate Il Napolista?”, con un sorriso complice. Giovanni e Francesco sono due amici ma sono anche due poeti bravissimi e oggi voglio usarli. Una poesia di Giovanni (che di cognome fa Fierro, così potete cercarvi i testi o i libri) si intitola La squadra di calcio e fa così: “È il comunismo perfetto / tutti con la stessa maglia / ognuno è dell’altro il compagno / in campo si vede, distintamente // capisci immediatamente / chi ha talento paura furbizia / remora buona volontà o resistenza / chi gambe chi fiato / non c’è mai una menzogna // e che tutti e sempre/si giochi con le braghette corte / dice bene che questo è un regime / che funziona / solo quando è giovane.” Questa poesia è bellissima ed è perfetta per spiegare Napoli – Empoli e tutto quello che funziona nel Napoli di quest’anno. Il comunismo perfetto, intanto, c’entra sempre di più con la gioventù che con la vecchiaia, così stanno le cose. Per giocare bene bisogna sempre ricordarsi di chi si ha accanto, si gioca insieme al proprio compagno, pensate ad Albiol e Koulibaly, pensate a Jorginho, Hamsik e Allan, oppure a Insigne, Higuain e Callejon, e così via. Pensateli ieri, pensateli sempre. Nel Napoli si capisce chi ha più talento e si fa un po’ fatica a comprendere chi ne abbia di meno, perché il gioco di squadra esalta e copre. Si capisce tutto, dalla furbizia alla buona volontà. E la menzogna? C’è o non c’è? Quello che è sicuro è che non puoi fingere a lungo, certo non puoi mentire sulle tue qualità, se nascondi te stesso vincerai un paio di partite, se invece è tutto vero, se tutti sanno che cosa fare e lo fanno bene, ne vincerai molte di più. Il comunismo, la gioventù e le braghette corte. Il regime del Napoli funziona più che mai perché quelle braghette corte i calciatori le portano ancora, perché si stanno divertendo. Ieri Il Napoli, ancora una volta, si è divertito. La poesia di Giovanni, naturalmente, non parla solo di questo, parla di gioventù, di amicizia, di nostalgia, di rimpianto e di molto altro. Il calcio riguarda tutto questo perché riguarda noi. Anche Francesco è un poeta (il cognome è Tomada e anche di lui vi suggerisco di cercarvi i testi on-line o i libri di poesia), in molte sue poesie sono presenti i bambini e i confini. Bambini che giocano dove c’è – o c’è stata – la guerra (la ex Jugoslavia, Beirut), bambini che sono i suoi figli, bambini che sono lui stesso, i suoi amici d’infanzia, i cugini. Come in questi versi: “Quando i bambini di qui fanno la guerra / bastano quattro cuscini su letto per costruire una base / tutti hanno pistole o fucili con il tappo colorato in rosso / alcuni perfino bombe di gommapiuma […]”. E poi ci sono i confini, se nasci in Friuli e vivi a Gorizia, e il confine lo vedi con gli occhi, non puoi non conoscere le differenze del nascere al di qua o al di là della linea di frontiera. Il confine è poi il rettangolo del campo di calcio, quattro strisce bianche tirate dritte, che tutto avvenga lì dentro, che i bambini azzurri possano continuare a giocare, bambini come Callejon.

Gli appunti del drone Giggino

È bellissimo che tutti i ragazzi sappiano cosa fare, il software dell’armonia è sempre acceso sulle spie verdi, quelle del tutto ok. Le rosse, ieri, non si sono accese mai. Le luci blu sono dappertutto, esattamente come Callejon, che – dati alla mano – ve lo dice Giggino – è uno dei giocatori migliori del campionato, al mister fa venire gli occhi lucidi, oddio pure gli altri, Sarri vuole bene a tutti. I dati di ieri possono essere sintetizzati in una sola parola: Fenomeni. Mister, vada per la canna.

Notizie dall’Inghilterra

Tutti a casa di Britos che si è improvvisato pizzaiolo di pizza fritta, ne ha sfornate così tante che casa sua puzzava come la Maddalena la notte della Befana, tutto bagnato dalla Waller Beer, ovviamente.

Note a margine:

–  Che Mancini giocasse molto bene l’abbiamo già detto?

–  Che siamo pronti per un gol di Gabbiadini?

–  Che nel cornetto di stamattina ci ho trovato la crema azzurra?

–  Che una doppietta di Calle squaglia ‘o sanghe dint’ ‘e vene?

–  #IoStoConSarri dalla prima

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