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Luigi dall’Olanda: una compagna che tifa PSV e un gruppo Whatsapp dedicato a Christian Maggio

Gli amici lo chiamano Gigi Rock, per la sua passione per la chitarra elettrica e il rock anni Settanta che suona con la sua band, “Midnight Experience”. Lui ci racconta che la sua canzone preferita è “The boys are back in town”, dei Thin Lizzy: «Sarebbe un coro perfetto per una squadra di calcio che torna da una trasferta, “I ragazzi sono tornati in città”». Luigi Ricciardi, 42 anni e un giorno oggi, è nato a Napoli ma dal 2015 si è trasferito in Olanda per amore della sua compagna e futura moglie, Elinn (si sposeranno a maggio). Vive a Blaricum, tra Almere e Utrecht, a 40 chilometri ad est di Amsterdam: «Una ricca cittadina di campagna popolata da professionisti e possidenti locali. E qualche emigrato meno abbiente, magari napoletano», sorride. Circa 8mila abitanti per un paese che si trova nella zona più ricca del paese, piena di verde e molto ben curata: «Mi piace tanto il rapporto che hanno qui con gli animali, quelli da fattoria e i cavalli. È stranissimo abbinare ricchezza e campagna, ma qui è così, e mi piace».

In Olanda, Luigi fa l’Italian Account Manager per un’azienda di componenti di networking. Racconta che il mercato del lavoro olandese è competitivo ma fluido e che la disoccupazione ufficiale, nel Paese, è al 4%. «Ci si fa il mazzo, ma se sei bravo in qualcosa, qualunque cosa, bene o male riesci». Nella sua azienda c’è un coacervo di nazionalità diverse, ma pochi italiani, e soprattutto nessun tifoso del Napoli.

Luigi, però, condivide la passione per il calcio con la futura moglie, oltre che con il resto della sua famiglia: «In famiglia, abbiamo un gruppo su Whatsapp chiamato “Christian Maggio Fan Club” in cui nonni e cugini maschi discutono del Napoli. È un bel modo per sentirsi vicini, visto che siamo dislocati tra Olanda, Irlanda, Milano, Napoli, Roma e Potenza, e poi ho la mia compagna che è quasi costretta a simpatizzare per il Napoli, vivendo con me». Elinn in realtà tifa PSV Eindhoven, ed è soprattutto un’ammiratrice di Dries Mertens, che viene proprio da quella squadra. Ma Luigi racconta che la simpatia della sua compagna per il Napoli nasce anche in maniera spontanea per la sua provenienza geografica: «Lei è nata ad Eindhoven, nel sud dell’Olanda e in Olanda i meridionali sono considerati più calorosi e dediti ai piaceri conviviali, come i meridionali d’Italia, ma anche meno eleganti. I tifosi del PSV sono chiamati per scherno “boeren”, che vuol dire più o meno contadini (come il dialettale romanesco burino, l’etimo è uguale), quindi come “terrone”.  Tra l’altro loro, quando il PSV segna, urlano proprio “bouren”, per autoironia, un po’ come i tifosi del Napoli che nel coro “Un giorno all’improvviso” citano il Vesuvio, canzonando gli sfottò altrui. Molto in comune con noi, no?».

Luigi racconta di essere stato tantissime volte al San Paolo: la prima nel 1984, durante la prima stagione di Diego Maradona, per Napoli-Como 3-0 («Un battesimo niente male…», commenta) e l’ultima l’anno scorso, quando andò a vedere con il cognato Napoli-Lazio. «Uscimmo delusi dallo stadio ma ci dicemmo che ne era valsa la pena anche solo per quei due minuti in cui eravamo passati dallo 0-2 al 2-2. Una cosa che solo un irrazionale può pensare visto che poi perdemmo sia partita che qualificazione…».

Di Napoli, a Luigi, mancano soprattutto gli affetti, il nipote di un anno, prima di qualsiasi altra cosa. Racconta di essere particolarmente legato alla scalinata di via Luca da Penne, oggi dedicata a Troisi, dove il grande Massimo inscenò con Lello Arena la famosa filosofia dell’orsacchiotto: «Troisi mi manca in maniera violenta», dice.

Quando parla di Napoli sembra un po’ disilluso, dice che ci tornerebbe solo a determinate condizioni, che però sa di non poter avere. «Non sta a me sottolineare le difficoltà della città, le mille opportunità, l’immobilità sociale, la coesistenza dell’anima colta e di quella popolana. Però credo che l’attaccamento di Reina ed Hamsik alla città sia un segnale positivo, perché dimostra che anche lavoratori protetti e privilegiati come possono essere i calciatori intuiscono e sentono la bellezza di vivere a Napoli e la voglia di rimanerci pur avendo alternative migliori. Spesso si fa il parallelo tra Napoli e Barcellona, ma Barcellona è una città europea con l’anima mediterranea, un mix meraviglioso di modernità, efficienza mitteleuropea  e anima latina, a Napoli invece il secondo fattore, pur affascinante e stimolante, è ancora troppo prevalente rispetto al primo. Quando io e la mia compagna abbiamo deciso di vivere assieme, abbiamo valutato se farlo a Napoli o in Olanda, ma per lei, che non parla italiano, trovare un lavoro soddisfacente sarebbe stato complicatissimo. Io, invece, che non parlo olandese, ho trovato lavoro in un mese…».

Quando gli chiedo secondo lui come finirà il campionato mi risponde che spera finisca bene, «e il “bene” ognuno lo  interpreti come vuole – dice – Certo è che sono passionale ma paziente, e il campionato è una corsa lunga, staremo a vedere».

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