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Riflettere su Juventus-Napoli e poi andare avanti, fin da giovedì

Riflettere su Juventus-Napoli e poi andare avanti, fin da giovedì

La sconfitta brucia, anche bisogna ammettere che la Juve di ieri sera non ha rubato la vittoria. E che lo stesso furto avrebbe potuto perpetrarlo il Napoli senza fare scandalo. Guai andare oltre, si perde lucidità e freddezza di analisi e al Napoli questo rischio non è consentito, dal momento che giovedì gioca in Spagna e lunedì ospita il Milan prima di incontrare la Fiorentina e rigiocare con il Villareal. Il prossimo, cioè, è uno svincolo cruciale, lo passassimo alla maniera del miglior Napoli d’annata faremmo pentire i tifosi juventini che ci hanno cantato in faccia il nostro vecchio e carissimo coro. E prenderemmo a pernacchie quelli che hanno esposto i sacchetti della spazzatura: risposte più serie sarebbero sciupate.

Attenzione massima, quindi, ma non possiamo lasciar appeso il discorso aperto dall’esito sciagurato della sfida dello Juventus Stadium. La prima, obbligata, è che nei cosiddetti big-match si affrontano, quasi sempre, squadre di pari forza e, di conseguenza, non è infrequente che il gol che decide sia frutto di una casualità, nel nostro caso una correzione di Albiol che ha messo fuori causa Reina. Un po’ c’entra il caso – che non è fortuna ma l’intreccio di circostanze non previste – ed è giusto ricordare che a situazione capovolte il Napoli non ha ricevuto lo stesso trattamento riservato alla Juve, e non da ora: chapeau per l’intervento di Bonucci che è tanto bravo quanto tignoso e scorbutico, ma a bruciare è la prodezza, del tutto istintiva di Buffon nell’ultimo quarto del primo tempo perché si è tuffato alla cieca sulla deviazione di Albiol.

Ecco, lì il gol ci poteva stare e, ne sono certo, il Napoli avrebbe potuto imporre la sua legge. Perché è profondamente vero che nel primo tempo si è visto più Napoli che Juve, ma non è bastato perché il caso ha voltato le spalle agli azzurri. Con il senno di poi, però, questo concetto può essere ribaltato perché il toscano di Livorno è riuscito a imporre alla gara un ritmo più blando che gli ha consentito di mettere in pratica quello che aveva disegnato sulla lavagna: Higuain a corto di munizioni, solo nella morsa di Barzagli e nella prateria vuota dell’area, con Callejon e Insigne arretrati anche oltre la linea di Allan e Hamsik. Un Napoli spaccato a metà, insomma, addio ripartenze e spettacolo, tutto il contrario di quello che aveva pensato il toscano nato per sbaglio a Bagnoli: il Napoli, cioè, ha fatto fatica a giocare da Napoli e la Juve non ha dovuto pagare dazio: Allegri non lo ammetterà neanche sotto tortura ma a precisa domanda ha risposto accennando la faccia ad un sorriso solo abbozzato ma molto, molto cantatore.

Potremmo disquisire all’infinito ma la partita ha detto essenzialmente questo, anche se è giusto rimarcare che una differenza sulla quale in futuro è giusto riflettere è la consistenza, numerica e tecnica, del parco giocatori della Juventus. Un solo esempio: l’ingresso di Simone Zaza e di Alex Sandro ha sparigliato le carte proprio quando le gambe degli azzurri non avevano più una velocità pari a quella del cervello. Sarri ha provato a farlo, ma Mertens e Gabbiadini è come se non fossero mai entrati in partita. (Il primo ha sbagliato il passaggio che ha poi dato origine a gol decisivo e il secondo ha ciccato il tiro che ci aveva procurato un brivido di speranza. Peccato, era la sua mattonella preferita, sarà per una’ltra volta).

Ultimissima da Torino: la reazione dei tifosi è stata straordinaria, addirittura toccante: in tremila hanno atteso la squadra ieri notte all’aeroporto e i commenti sono stati quelli che avremmo voluto sentire: applausi alla Juve, ma più ancora a Sarri e agli azzurri e appuntamento al controsorpasso. Il Napoli ha messo già la freccia e (ri)chiede strada.

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