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Sigarette, letteratura, pochi peli sulla lingua: le affinità tra Sarri e Scopigno

Sigarette, letteratura, pochi peli sulla lingua: le affinità tra Sarri e Scopigno

Adesso è il momento di resettare e ripartire da capo. Facciamo finta che dopo Napoli-Inter di Coppa Italia non sia successo niente, che lo scrivente stesse già pensando a un articolo dove andava ad accostare due personaggi del calcio, uno che non c’è più, il “filosofo” per eccellenza Scopigno (che l’anno dello scudetto venne squalificato per cinque mesi), e un altro che sta facendo divertire Napoli, ovvero Sarri. Andiamo allora a fare quello che è solo un gioco a specchio dove il distacco e la saggezza che contraddistingue i due tecnici non può passare inosservato. Siamo certi che non pochi avrebbero tirato in ballo questo strano passatempo in stile “intervista doppia” dove quattro elementi ci sembrano imprescindibili nell’accostamento tra i due allenatori. E allora parliamo al presente come se mister Scopigno fosse ancora a dettare pillole di saggezza dal buen ritiro di Rieti coi suoi 90 anni.

Il primo, le sigarette. Sono due camini fumanti, dichiarano tre pacchetti al giorno ma, come capita spesso con gli accaniti tabagisti, potrebbero essere bugiardi, quindi attenzione. In secondo luogo, le letture. Se Sarri dichiara amore viscerale per John Fante e Bukowski, non è da meno il tecnico friulano con il ripasso delle opere dei maggiori filosofi e pedagogisti del passato quindi, ancora attenzione, sono acculturati in un mondo dove la cultura conta meno che zero. Terzo, sono famosi per le frasi spontanee e l’acutezza delle opinioni quindi, attenzione, dicono la verità, senza peli sulla lingua. Quarto, ultimo ma non ultimo, non si distinguono certo per l’eleganza poiché Sarri si presenta, da uomo di campo, in tuta e Scopigno non ha mai visto una cravatta in vita sua né tantomeno l’ha indossata in panchina. Les jeux sont fait, signori, rien va plus.

Manlio Scopigno nacque a Tarvisio nel 1925 e morì a Rieti nel 1993, allenò il Rieti, il Vicenza, il Bologna, il Cagliari, la Roma ed ancora il Vicenza dopo una normale carriera di calciatore che lo portò, tra l’altro, anche dalle nostre parti. Giocò nel Rieti, nella Salernitana, nel Napoli nel 1951-2 con 6 presenze e un gol (nella famosa Napoli Como 7 a 1 del maggio 1952) e nel 1952-3 con una sola presenza. Nel Napoli non ebbe fortuna poiché era chiuso da difensori quali Delfrati, Comaschi, Vinyei, Granata, Castelli e Gramaglia, una squadra forte che oscillava tra il quarto e il sesto posto e che contava un super portiere come Casari, Kriezu e Amadei, poi Jeppson e Pesaola, Vitali e Todeschini. Concluse la sua sfortunata carriera di calciatore nel Catanzaro.

L’anno di grazia è il 1969 ed il Cagliari di Gigi Riva corre come una freccia verso il suo primo ed unico tricolore. Albertosi è un signor portiere, Cera è stato riscoperto libero e regista difensivo, Martiradonna e Mancin sono due rocciosi terzini, Tommasini un elegante centrale, Niccolai è un ottimo stopper ma, ahimè, è famoso per i suoi autogol e l’attacco ha Domenghini, Nenè, Gori, Greatti e Riva. A guidare quella squadra c’è un tipo che si chiama Manlio Scopigno detto il Filosofo. Era alto, dall’aria disincantata, sembrava un incrocio tra un attore di film muti e un patrizio romano coi suoi riccioli e la frangetta. Magro, i capelli corti ma già brizzolati, lo sguardo pensoso e il volto scavato dal fumo, pareva un console dell’antica Roma ma era friulano. Silenzioso come un vero furlan, pigro come un romano. Si svegliava tardi al mattino, restava a letto fino a mezzogiorno, gli allenamenti li faceva sempre di pomeriggio. Gli occhi sembravano chiudersi, gran fumatore, pochi denti, segaligno, parlava a bassa voce. Posato e scettico come un pensatore greco, ironico quanto bastava, beveva whisky fino a notte fonda, ecco perché faceva tardi la mattina. Nell’anno dello scudetto del Cagliari i rossoblù hanno una partita fondamentale a Torino con la Juve. La squadra, come si soleva fare a quei tempi, va in ritiro, solito albergo delle trasferte piemontesi. È sabato sera, vigilia della partita. Scopigno, come suo solito, fa il giro delle stanze dopo le 23 per controllare che tutti i suoi giocatori stiano dormendo. Quando apre la porta della camera di Riva ai suoi occhi si presenta la seguente scena. Un tavolino, quattro persone che giocano a poker e un fumo incredibile che impregna la stanza. Anzi le nuvole di fumo ci sono ancora quando Scopigno apre la porta. I quattro pistoleri sono Riva, Greatti, Albertosi e Domenghini. Nessuno si volta verso il mister, continuano a giocare imperterriti. L’allenatore avanza a piccoli passi nella stanza, prende una sedia e si siede a vedere la partita, poi estrae un pacchetto di sigarette dalla tasca, ne mette in bocca una, prende l’accendino e dice: “Scusate ( i quattro si girano finalmente verso di lui )…vi dà fastidio se fumo?”.

Ebbene Scopigno è passato alla storia del football italiano per le sue frasi, tanta letteratura è stata scritta dopo il suo abbandono dell’attività di tecnico e tanto potrebbe essere ancora detto su un personaggio che in quegli anni sembrò rivoluzionare il mondo del calcio, proprio come Sarri. Fu giocatore di valore medio. Amadei, dopo un infortunio quando giocava a Napoli, lo sbolognò dicendogli: “Smettila di giocare” e lui lo fece, almeno non aspirò più a grandi club. Iniziò a studiare il calcio girando per il mondo, studiò filosofia facendo qualche esame, lesse libri, collezionò quadri nella sua casa di Rieti. Ma soprattutto fumava tre pacchetti di sigarette al giorno, ascoltava la musica dei Beatles e faceva tutto a metà. Mezzi sorrisi, mezze battute, mezze allusioni ma fuori dal campo lasciava ampia libertà ai suoi giocatori. A chi gli chiedeva dell’importanza della vittoria rossoblù in campionato diceva: “Vincere lo scudetto a Cagliari è come vincerlo sulla luna”. Quando Valcareggi convocò Niccolai in Nazionale, disse: “Tutto mi sarei aspettato dalla vita fuorché vedere Niccolai via satellite”. A chi gli chiedeva perché Brugnera era sempre in panchina rispondeva: “Perché ha il sedere più grande degli altri”. Quando ricevette la lettera di licenziamento del Bologna fatta di sole cinque righe, la guardò, la lesse attentamente, sorrise e “Ci sono anche due errori di sintassi, sono proprio degli ignoranti”. Sul rapporto con Riva fu esplicito ma i due, al di là delle battute, si capivano al volo. Diceva: “Io parlavo piano, lui era sempre imbronciato, ne venivano fuori colloqui stupendi”. Al presidente del Cagliari Rocca che gli voleva comunicare l’esonero così rispose al telefono: “Presidente, faccia presto, ho la minestra in tavola e non vorrei si raffreddasse”.

È innegabile che Maurizio Sarri, tra tutti gli allenatori di serie A di oggi, è quello che più si avvicina a Scopigno quando si presenta in sala stampa. Ne volete qualche esempio? Bene, siamo andati a fare una ripassata, ecco cosa ne è venuto fuori. Altro che “curato di campagna”, il nostro mister ha ben poco di religioso nelle sue dichiarazioni ed in questo è acuto e compassato proprio come il suo predecessore.

“Io e De Laurentiis? Litigheremo ma faremo grande il Napoli” ( 30 luglio 2015 )

“Dovevamo chiudere il match quando dominavamo la partita. Un calciatore in regalo? Non me ne frega niente” Sassuolo- Napoli 2- 1

“Ad aprile dopo un tempo qui vincevo 3-0”  Empoli- Napoli 2 – 2

“Ho visto un grande Napoli. Maradona? Spero si sia divertito”   Napoli – Lazio 5- 0

“Il Carpi ha messo il pullman in area ma Higuain deve attaccare meglio” Carpi – Napoli 0 – 0

“Se Koulibaly non facesse almeno una cazzata a partita sarebbe uno dei più forti difensori del mondo” (23 ottobre 2015 )

“Lo scudetto? Chiedete a quelli della Roma… ” Chievo – Napoli   0 – 1

“Se Mertens è nervoso e segna va bene… ma ora chieda scusa ai compagni”   Napoli – Palermo 2- 0

“Con 14 persone si può fare anche un colpo di stato” ( 20 novembre 2015 )

“Per avere un rigore a favore metteremo la maglia a strisce”   Napoli – Udinese   1- 0

“Con 31 punti neanche ti salvi….”   Napoli- Inter 2- 1

“Lo scudetto? non è nel contratto” Bologna – Napoli 3- 2

“Reina? se alza la voce lui è come se l’alzassi io” Atalanta – Napoli   1- 3

“Insigne? Cosa ho pensato dopo il gol? Complimenti alla mamma” Napoli – Torino 2- 1

“In estate il mio unico obiettivo era restare su questa panchina, figurarsi diventare Campioni d’inverno”   Frosinone – Napoli 1- 5

“Resto se il presidente non mi fa la valigia” Napoli -Sassuolo 3- 1

La chiosa, però, tocca al più anziano, a colui che non c’è più, per una forma di riverito rispetto. Scopigno disse, in una delle ultime interviste rilasciate prima della morte: “Io nel calcio mi sono divertito. Se le cose sono cambiate, sono cambiate in peggio. Il calcio di oggi assomiglia all’ufficio del catasto. Gli allenatori vanno a scuola a sentire roba rifritta e dalla scuola escono tutti uguali, con lo stampino. Hanno inventato il calcio coi numeri ma per vincere ci vogliono i giocatori buoni e chi ha giocatori mediocri perde perché coi numeri non si vince“. Come dargli torto?

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