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Le bocciature che Napoli ha incassato per le Olimpiadi

Le bocciature che Napoli ha incassato per le Olimpiadi

Facciamo una mano di conti: in questi mesi Napoli ha presentato in ordine sparso la sua candidatura a organizzare, sempre beninteso nell’ipotesi che all’Italia saranno assegnate le Olimpiadi del 2024, le gare di vela, il torneo di pallanuoto e, come aggiunta, anche un pizzico di gare del programma natatorio. Ma non basta, come ciliegina sulla torta in questi giorni si è appreso, per i soliti canali informali, che, per non farci mancare niente, ci siamo fatti avanti per la gara dei dieci chilometri nuoto con tanto di richiesta ufficiale alla Fina e l’impegno ad allestire tribune spettacolari fronte mare e, manco a dirlo, un megagalattico villaggio olimpico.

Come diceva mio nonno, nessuno come i napoletani è bravo a fare debiti con la bocca. Che significa, per chi non lo avesse capito, che Napoli è bravissima a proporsi ma altrettanto lesta a defilarsi. E ad accettare la resa. È storia vecchia che ci condanna ad assistere, ormai senza alcuna reazione, al tramonto della Grande Bellezza del Golfo.

Scrivere queste cose mette tristezza, ma è doveroso perché tutti sapete come stanno in realtà le cose: nessuna delle proposte finora avanzate, tutte teoricamente sacrosante, è andata a buon fine e il Comitato che sovrintende alla pratica “Roma2024” ha bocciato perfino l’assegnazione delle gare di vela – di tutte le avances questa è la più valida, addirittura un diritto acquisito – pur essendo tutti consapevoli, soprattutto all’estero, che il Golfo di Napoli è il campo di regata più bello e competitivo. E, per giunta, vanta il precedente di aver organizzato, cinquantasei anni fa, l’Olimpiade velica più affascinante della storia.

Per rendere ancora più mortificante il gran rifiuto si sono inventata la rocambolesca panzana dell’agosto napoletano senza vento e, quindi, non idoneo alla vela che ha necessariamente bisogno del vento. Quando l’ha saputo, Carlo Rolandi, che ha partecipato a nove olimpiadi e qualche esperienza in più di quelle (non) accumulate dai burocrati incollati alle scartoffie l’ha accumulata, si è fatta una gran risata e ha commentato: «Non può essere vero». Ed, invece, è vero, ma è ancora più vero e scandaloso che i “no” sono stati accolti quasi senza battere ciglio se si escludono alcuni timidi accenni di protesta ospitati su qualche giornale. Le bocciature, cioè, sono state accolte come se fossero sacrosante. E, in effetti, lo sono perché la verità è che Napoli non può essere presa sul serio per almeno due motivi che sono fondamentali per chi deve supportare con argomenti validi il suo buon diritto ad ospitare una Olimpiade: 1) il livello delle strutture, se si esclude il mare che non può essere rovinato più di tanto, è penoso o sa di pasticciato come è avvenuto quando abbiamo tirato su tribune avventurose; 2) la capacità di programmazione complessiva è pari allo zero e l’attenuante della fantasia che supplisce alle deficienze organizzative ormai non regge più. O, almeno, fa molta fatica ad imporsi. Perché nessuno, ormai, è disposto a credere.

Toccati nell’orgoglio? Forse sì, ma a colpi di pannicelli caldi siamo arrivati anche, come emerge da una inchiesta della magistratura contabile, alla sottrazione dei fondi per organizzare il pranzo per i poveri. La fotografia dlla città è quella impietosa che salta fuori dalle accorate parole di Giorgio Napolitano: «Mi sento lontano da questa città». Il riferimento del presidente emerito era alla politica, ma noi che, molto più modestamente, ci riferiamo alle Olimpiadi e al (giusto) desiderio di essere protagonista, arriviamo alle stesse sconsolate conclusioni.

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