Vi avverto, questo è l’articolo più difficile da scrivere, almeno fino a qui. Scusate, ma a me gli zero a zero mi uccidono, mi devastano, mi addormentano, mi fanno del male, mi incupiscono come solo quelle domeniche pomeriggio di novembre con la pioggia, che non avevi ancora la patente e non avevi il cellulare e non potevi andare a prendere la ragazza che ti interessava, e facevi queste lunghe telefonate con i vecchi apparecchi Sip, con tua mamma che provava a sentire dall’altra cornetta; più o meno lo zero a zero mi rievoca quei momenti. Vediamo se riesco a parlare d’altro.
Confesso d’aver ascoltato (il secondo tempo) la partita alla radio, vale no? Io non devo guardarla ma posso ascoltarla, è assurdo come si dimentichino in fretta le cose, e come altrettanto rapidamente ritornino, ma andiamo per ordine. Ieri pomeriggio sono tornato da Venezia a Milano in macchina, non accadeva da molto tempo, dopo il vaporetto e l’autobus salgo in auto e mi sintonizzo su Radio1, il secondo tempo sta cominciando in quel momento. Mi sono emozionato quando ho sentito “Il Napoli attacca da sinistra verso destra rispetto alla nostra postazione”. La radio è un’altra cosa, è il passato ma non solo quello, ascoltare la partita significa tornare a immaginare. Io, ieri, il secondo tempo l’ho immaginato.
Una delle cose più belle e importanti della letteratura, diciamo pure uno dei compiti è quello di lasciare immaginare al lettore. La fantasia dello scrittore, la sua idea di racconto devono lasciare (volenti o nolenti) il campo alla fantasia del lettore. Tu descrivi una casa nei minimi dettagli? Io comunque la immaginerò un po’ diversa. Sei un poeta? Sei un poeta bravo? E allora, inevitabilmente, io sovrascriverò i tuoi versi con la mia immaginazione, con la mia storia, è così che funziona, solo così la poesia funziona.
“Quando ci fiorirà nella luce del sole /Quel passo che in sonno si sogna.” Questi due versi bellissimi, potentissimi e pieni di dolcezza sono di Franco Fortini (Tutte le poesie, Mondadori, 2014) e chiudono una poesia di soli quattro versi. Lo vedete? Possiamo immaginare qualsiasi cosa. A me sono versi che fanno sperare, ma fanno pensare a qualcosa che viene prima, a una stanchezza, a un rimpianto, all’amarezza. L’unica cosa di cui non dovremmo discutere è la loro bellezza. Immaginazione, dicevo, così è stato ascoltare la partita alla radio. Momenti in cui “la tre quarti” diventa di nuovo tutto e niente, un punto indefinito del campo che si restringe o si amplia, a seconda dell’impeto del radiocronista. “Il Napoli riparte all’attacco” ma da dove? Il dove devi immaginarlo, ma non fai in tempo, perché l’azione è già proseguita, è stata sventata, qualcuno ha già tirato. Il portiere della Roma compie un miracolo alla radio, in Tv è solo un’ottima parata. La differenza tra radio e Tv è lo spazio lasciato al nostro immaginario.
La radio va, ascolto la partita, mi pare che non accada quasi nulla, capisco la supremazia del Napoli, intuisco che la Roma sta dietro, che potremmo batterla, ma non succede, i radiocronisti a fine partita sottolineeranno il predominio del Napoli, il possesso palla, la maggior aggressività, ma niente di che, quando giochi con le provinciali capita, ogni tanto la Roma fa la provinciale. La radio va, e l’A4 senza nebbia e per niente trafficata è esattamente come questo zero a zero, una noia mortale, il nulla, non accelero, non freno, per fortuna è presto o mi addormenterei. L’autostrada stasera è un pareggio, i cani dormono, russano, addirittura. Se ne parla domenica prossima. Provo ad ascoltare un po’ di musica e mi ricordo perché ho smesso di ascoltare la radio diversi anni fa.
Sto leggendo “Storie di Jazz” di Enrico Bettinello (Arcana, 2015), una raccolta di articoli apparsi su Blow Up, saltando da un jazzista all’altro arrivo al profilo di Gil Evans, ecco come lo introduce Bettinello: “Spesso l’immagine che si ha del jazz è legata all’individualismo dei solisti più che all’apporto degli organizzatori dei materiali sonori, tanto che anche le figure di arrangiatori e bandleader più geniali rischiano talvolta di rimanere nell’ombra. Con una strana carriera che si muove un po’ a salti attraverso i decenni, musicista più anziano di Miles Davis o Charlie Parker[…] carismatico guru orchestrale e vero e proprio pittore di suoni. Gil Evans ben riassume questa possibile contraddizione.” Fatte le debite proporzioni, diciamo che Evans è Jorginho, se lui cala un attimo il resto della squadra ne risente. Ieri, per dire, nemmeno Charlie Parker era in serata.
Gli appunti del drone Giggino
Napoli – Roma mette l’ansia al software, non vuole funzionare, allora ho deciso di settarlo solo su Koulibaly, con un calciatore alla volta funziona. Ci è andata bene, abbiamo registrato il migliore in campo, uagliù questo sta uscendo a fenomeno, il Mister ci aveva visto giusto. Non ho capito perché non stiamo vincendo questa partita e, soprattutto, non ho capito perché invece della Roma hanno mandato il Carpi. Non fate arrabbiare il drone. Più incisivi, devo dirlo a Sarri, più incisivi, più precisione, devo dirlo al capitano. Mister, mi sento provato e annoiato, che vogliamo fumarci?
Notizie dall’Inghilterra
Il Leicester gioca stasera, grande posticipo col Chelsea. Ranieri vuole riprendersi la vetta, quindi immaginiamo che Inler farà ancora panchina, staremo a vedere. Il Watford ha vinto fuori casa, Britos di nuovo titolare, altro che grigliate, anche stavolta non è stato ammonito, spettacolo. A Behrami mi sa che l’hanno mandato a casa di Zuniga a fare i mestieri, e che compagnia.
Note a margine
– Mia sorella mi ha detto che oggi invece di un poeta avrei dovuto inserire “le jastemme” del suo vicino di casa. Mi dice che urlava, mezzo napoletano e mezzo arabo, o altra lingua incomprensibile, che mia sorella ha pensato: “Maronna è un attentato”, e invece era il vicino che stava morendo. Mi farà sapere se è vivo.
– Mentre guidavo nel niente amici romanisti e laziali scherzavano su twitter, la compagna di uno di loro, anche lei cara amica, ha confuso la maglia del Napoli con quella della Lazio. Diciamole che l’ignoranza può uccidere.
– No cornetti stamattina, per uno zero a zero posso concedere solo un paio di fette biscottate.
– #IoStoConSarri
Gianni Montieri