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La vera svolta del Napoli è il silenzio di De Laurentiis

La vera svolta del Napoli è il silenzio di De Laurentiis

I punti della svolta.

A partire dall’annuncio dell’ingaggio di mister Sarri, a Napoli si è parlato, in varie accezioni e con varie sfumature e spesso a ragione, di svolta.

In un primo momento la svolta prese il nome di “Provincializzazione” declinata spesso nella sua versione più specifica di “Empolizzazione”. Gli arrivi del Mister in tuta, di Mirko Valdifiori, di  Elsed Hysaj e anche del quasi sconosciuto seppur promettente DS Cristiano Giuntoli, generarono repentinamente un malcontento generale che si tradusse nel record negativo di abbonamenti sottoscritti a inizio stagione. Probabilmente, la quasi totalità di quelli che decisero di non sottoscriverlo, è adesso intenta a masticare dita e palmi almeno quanto fecero tutti coloro i quali acquistarono, con imprudente anticipo, i biglietti d’aereo per la finale di Europa League della scorsa stagione.

L’accezione della svolta come provincializzazione lasciò presto il posto ad una sua nuova sfaccettatura che venne identificata nei nuovi metodi di allenamento raggruppati sotto la metafora della maglia sudata. Il sudore veniva esaltato in contrapposizione ai precedenti metodi di gestione ritenuti evidentemente troppo permissivi e cautelativi nei confronti di ragazzi strapagati. A partire da Dimaro e fino alla prima di campionato, fu tutto un discutere di sudore, di lavanderie, e di fatica. La svolta della maglia sudata venne salutata con entusiasmo, da tifosi e addetti ai lavori, fino a quando, alla prima di campionato si materializzò lo spettro delle dichiarazioni del mister che continuava a sostenere che le sue squadre “partono lente”. Dopo i primi quarantacinque minuti di campionato le gambe si fermarono e a più d’uno venne il dubbio che, forse, troppo sudore fosse stato versato.

I dubbi sulla maglia sudata vennero risolti alla prima di Europa League quando, insieme ad una ritrovata condizione fisica,  la svolta prese il nome di “quattrotretre”. Tutto attaccato perché il nuovo aspetto della svolta diventò la nuova giaculatoria cittadina. La svolta del nuovo modulo venne salutata con entusiasmo dalla piazza in virtù degli immediati risultati raccolti e diventò la panacea di tutti i mali. In molti giocarono anche i numeri al lotto e quando gli fu detto che il tre non poteva essere puntato per due volte nello stesso biglietto, nel dubbio, si giocarono il quattro, il tre, il quarantatré e il trentatré.

La svolta si è materializzata e ha preso forma definitiva in termini di risultati lunedì sera con la vittoria sull’Inter e con il primo posto in classifica in solitaria. Non accadeva da venticinque anni ed è un avvenimento che ha tutto il diritto di essere identificato con il nome di svolta. Molti dei tifosi che affollavano le gradinate del San Paolo non avevano mai avuto la possibilità, causa la giovane età, di vedere il Napoli da solo in testa alla classifica. Probabilmente molti di loro sono quelli che giocavano per i vicoli di Napoli indossando maglie a righe nere, blaugrana o dai colori britannici.

La vera svolta, quella meno immediata da vedere, è però quella che ha accompagnato tutte le varie sfumature del cambiamento e riguarda l’approccio comunicativo e l’atteggiamento del Presidente. Sono lontani i tempi degli arrivi in offshore sulla Costa Concordia e dello sbarco di Hoffer, Cigarini e Quagliarella in elicottero per la presentazione ufficiale con Simona Ventura. Sono cancellate le presentazioni ufficiali alla Datolo con tanto di giro di campo. La nuova svolta comporta che il nuovo DS non sia stato nemmeno presentato ufficialmente. La nuova svolta comunicativa si chiama silenzio. Se la prima posizione in classifica fosse stata raggiunta negli anni passati, il presidente avrebbe chiesto un passaggio al primo motorino incontrato per strada pur di presentarsi per primo di fronte alle telecamere e associare così la sua immagine al successo ottenuto. Questa volta il presidente si limita, invece, ad essere presente sulle gradinate e a un tweet di complimenti alla squadra (a parte l’ordinaria amministrazione comunicativa). Questa svolta nell’atteggiamento fu scambiata inizialmente con mancanza di fiducia nei confronti dei nuovi. Si disse che Mister Sarri fosse stato mandato allo sbaraglio senza appoggio alcuno da parte della società e tale atteggiamento fu attribuito alla mancanza di fiducia da parte del presidente in quello, che, in fondo, sembrava un semplice ripiego al rifiuto di Emery o, peggio ancora, un traghettatore in attesa dell’arrivo di un Montella o di un Conte qualunque. Questa visione della svolta perde di significato alla luce del silenzio manifestato anche dopo il raggiungimento del primo posto in solitaria dopo un quarto di secolo dall’ultima volta. Probabilmente il presidente ha imparato dagli errori passati e vuole semplicemente evitare proclami, probabilmente, nonostante i risultati, non ripone ancora fiducia totale nella nuova organizzazione, meno probabilmente ha deciso di lavorare, come sarebbe giusto, più dietro le quinte ma, in ogni caso, va indubbiamente registrato il fatto che si sono abbassate le manie, spesso eccessive, di protagonismo manifestate, in passato, esclusivamente in corrispondenza dei risultati positivi. Che questa svolta nella comunicazione abbia avuto o meno qualche effetto sui risultati ottenuti in campo, che sia una manifestazione del silenzio e lavoro a testa bassa che sembra contraddistinguere il nuovo corso, che sia un modo per evitare di caricarsi sulle spalle le responsabilità di una organizzazione, tutto sommato, ancora priva di grandissime garanzie non è dato saperlo. È certo però che un ridimensionamento della presenza, spesso ingombrante, del Presidente era auspicabile e, visto che si stanno raccogliendo frutti forse insperati, fosse pure per questioni scaramantiche, la speranza è che questa svolta rappresenti il nuovo standard comunicativo della società.

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