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Solidarietà a Marek Hamsik per il suo nono cinepanettone

Solidarietà a Marek Hamsik per il suo nono cinepanettone

Vorrei esprimere la mia solidarietà a Marek Hamsik. Questo del 2015 è il nono – dico nono – cinepattone che ha dovuto sorbirsi da quando è a Napoli. Nessuno come lui, nemmeno Maggio – che ha dovuto guardarne soltanto otto. Molto meno di Higuain (tre) o di Reina (due) – che l’anno scorso in Germania è riuscito a risparmiarsi il ferale appuntamento – e di Allan, che è solo agli esordi di questa tragica abitudine. Pare addirittura che l’anno scorso Gabbiadini arrivò a Gennaio e non in estate proprio per risparmiarsi Un Natale stupefacente. È vero però che in cambio di un tale supplizio il nostro capitano ne ottiene di prebende: un lauto stipendio, la fascia di capitano, l’amore dei suoi tifosi. Senza considerare che così, a pelle, Marek non mi pare un appassionato di cinema sovietico degli anni ’30 (anche se dovrebbe). Epperò. Nove di quei film.

La sola idea che un essere umano, chiunque esso sia, possa essere costretto a guardare per circa due ore una pellicola con Paolo Ruffini, cioè l’uomo che durante una serata dei David Di Donatello diede pubblicamente della “bella topa” a Sofia Loren, merita tutta la nostra solidarietà. Cosa ne avrà pensato il nostro capitano delle gag di Lillo e Greg? E di Peppino Di Capri? Conosce Champagne e Roberta e Malatìa? Lo sa che Peppino, prima di diventare per esigenze filmiche un boss della malavita, nel 1965 ha aperto l’unico concerto italiano dei Beatles? E in passato, quando era ancora un ventenne slovacco e non ancora cittadino onorario di Pinetamare, cosa ha pensato Marek dei vari Christian De Sica, di Massimo Boldi e di tutti gli altri esponenti del genocidio culturale a cui ci espone ogni anno il film natalizio prodotto dalla società del Presidente?

Lo sa, Marek, che Christian è figlio di quel De Sica che ha raccontato in maniera superba l’Italia all’indomani del mondo diviso da una cortina di ferro, la stessa in cui hanno vissuto per anni i suoi familiari e il suo popolo? Sarebbe bello se fosse così, ma non credo, e in ogni caso che importa. La fine delle ideologie ci ha consegnato l’ideologia più forte che abbiamo mai avuto: la non ideologia. In base alla quale, per finanziare l’acquisto di un calciatore forte a gennaio, potrei persino acquistare un paio di biglietti per Natale col Boss. Ovviamente sono così snob che non andrei davvero a vederlo e lascerei i posti vuoti come forma di autotassazione pro scudetto. Anche perché – non so se l’ho già scritto – ma in questo film c’è quello lì che diede della “bella topa” in pubblico a Sofia Loren. Bella topa le disse, capite? Alla Loren. Roba da pazzi.
Massimiliano Virgilio

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