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Il Napoli sa lottare senza smarrire lealtà e correttezza

Il Napoli sa lottare senza smarrire lealtà e correttezza

L’incertezza estiva, le balbettanti prime prove in campionato, lo scetticismo nostro e di tanti tifosi hanno cominciato a definire un altro profilo già dalla partita con il Bruges. Poi il cinque a zero alla Lazio, e, udite udite, lo zero a zero di Carpi, giunto in un momento importante, in una partita difficile e sfortunata in cui comunque il Napoli non ha rischiato nulla.

È come se “lo zio”, definizione che i lettori del Napolista conoscono bene grazie all’intuizione maradoniana perfettamente colta da Max Gallo, avesse preso i “ragazzi” da parte, uno ad uno, e avesse detto loro: in campo ci andate voi, e se volete “cambiare aria”, se pure fosse la vostra volontà, la necessità di giocare bene è duplice: sia per voi che per la società.

E quindi, come sapete, in campo contro la Juventus si è visto uno spirito guerriero, una voglia di fare un metro in più, un tackle in più, di prendere una botta in più, che con molta onestà non vedevo da anni.

E la cosa importante è la correttezza della squadra, già da due anni campione di fair play, ma ancora quest’anno molto leale, corretta, in cerca del gioco, del dinamismo, dello scambio rapido. Insomma, a dirla tutta, lo scetticismo si trasforma in fiducia e in curiosità.

Potremmo sognare, per ironie linguistiche e chissà, profetici giochi di parole, che il mister nato a Bagnoli possa ripercorrere le orme di Osvaldo Bagnoli, che portò un Verona umile e spettacolare a vincere il campionato, nel 1985. Erano altri tempi, si dirà, ma il pallone è pieno di allenatori semplici come Maestrelli alla Lazio, Radice al Torino, Bersellini all’Inter, Bagnoli appunto, che hanno trasformato buone squadre in gruppi vincenti.

Ora la curiosità deve essere costante, l’attenzione volta non alla ricerca del prossimo inciampo, ma al sostegno di una squadra che ha ritrovato il piacere di stare insieme. E chi voleva la testa di Callejon, di Ghoulam, di Albiol, di Higuain; chi sperava in un mercato in uscita (per far la fortuna di Milan Inter e Juventus) ora sarà pronto a spaccare l’ambiente e qui noi strafatti di Napoli dovremo dire no.

No al trasformare i dubbi in trappole, i risultati in un quotidiano gioco al rialzo o al ribasso come fossimo in borsa, e gli umori passeggeri come prese di posizione permanenti. Chi ogni tanto maledice il proprio lavoro non è che si augura di venire licenziato.

Questa settimana non ho particolari aneddoti o episodi, ho visto la partita in mezzo alla strada, nel caos del centro storico, e per fortuna il Napoli ha vinto. Forse il calcio è davvero l’oppio dei popoli, e certe volte funziona come un sedativo, ma è assurdo notare che quando il Napoli vince anche i disgraziati malviventi della città sono gentili. Un paio d’ore dopo il match, infatti, un ragazzo traballante mi ha chiesto informazioni su come raggiungere la piazza in cui ci trovavamo entrambi, prima di chiedermi se avevo voglia di essere rapinato da lui. Gli ho risposto che preferivo non intossicarmi la bella vittoria, e lui ha capito che forse non era il caso. Una birra per brindare alla vittoria è stata sufficiente.

Siamo tutti pazzi, e destinati a vivere di questa follia, e anche il Napoli fa parte della nostra malattia. E a chi non ci capisce noi risponderemo: Dear Juventini Milanisti e interisti, we are “Sarri” for you, but we are coming to take you.

E tanti saluti ai grotteschi giornalisti che non potevano dire che la Juventus è scarsa (non si può dire, eresia) per sminuire il successo, ma non potevano nemmeno dire che, accidenti, il Napoli quando gioca, è proprio forte (nemmeno questo si può dire). Si sono limitati al rammarico per il rammarico di Agnelli, livido in tribuna insieme ai suoi luogotenenti, e alla nota di colore sul tripudio che la vittoria ha portato a Napoli.

Vediamo che succede, e forza Napoli: sarà un lungo campionato.
Lo strafatto quotidiano

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