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Angelo e Luigi da Alcamo: «Se ne facciamo cinque anche alla Juve usciamo sul balcone in mutande»

Angelo e Luigi da Alcamo: «Se ne facciamo cinque anche alla Juve usciamo sul balcone in mutande»

Tifoso azzurro anche se siciliano da generazioni: il Napoli gli ha forgiato il carattere, gli ha fatto scoprire la mozzarella di bufala e una città che definisce “meravigliosa, misteriosa e ammaliante” della quale, ogni volta che viene in visita, scopre “nuovi angoli indimenticabili”.

La vita di Angelo Perfetto, 43 anni, titolare di una profumeria ad Alcamo, in provincia di Trapani, si tinge di azzurro all’età di sei anni: “Con gli amici giocavo sempre a porta e una domenica, mentre guardavo 90° minuto, in un servizio di Luigi Necco vidi un portiere fare delle parate eccezionali. Era Luciano Castellini, detto il giaguaro”. Da allora la sua vita è cambiata. “Da bambino questa scelta mi ha forgiato il carattere – racconta – tifare Napoli era dura, ero l’unico della scuola. Negli anni dell’adolescenza, con l’arrivo di Maradona e delle vittorie, c’è stato il riscatto. Alle superiori tutti sapevano per chi tifavo. Il lunedì mattina, quando arrivavo con la Gazzetta sotto il braccio, anche chi non mi conosceva personalmente diceva ‘guarda, il napoletano’. E mi facevano i complimenti, come se il giorno prima, in campo, ci fossi andato io”.

Angelo è stato al San Paolo, e a Napoli, la prima volta nel 1990, per Napoli Sampdoria: “Finì 2-1 per noi, segnarono Zola e Careca, mentre Blanc fece un bellissimo autogol in tuffo di testa centrando l’angolino. Era la Samp di Vialli e Mancini, fu una bellissima partita. Dei cugini di mio padre ci fecero fare il tour della città in auto, per tre ore. Fu un’esperienza indimenticabile: passammo per dei vicoletti incredibili. Scoprii una città bellissima, per molti aspetti simile a Palermo, non per niente si chiama Regno delle due Sicilie…”.

Oggi Angelo vive ad Alcamo, a metà strada tra Palermo e Trapani, con la sua compagna, Denise. Ha un figlio di 12 anni, Luigi, tifoso del Napoli come lui: “Non ho mai fatto nulla per convincerlo, so quanto è difficile da piccoli tifare Napoli, essere l’unico di tutta la scuola… ma ho il tifo contagioso!”. Racconta che quando Luigi aveva 8 anni prese l’abitudine, a ogni gol del Napoli, di denudarsi completamente e correre per casa: “Si tolse il vizio ad un Napoli-Pescara 5-1, quando neanche il tempo di rivestirsi che si spogliava di nuovo”, sorride.

Ci parla di Alcamo come di un posto dove tutto sommato si vive bene, anche se il turismo stenta a decollare. Ci racconta delle prelibatezze culinarie locali, come la “minna di virgini”, espressione che tradotta alla lettera vuol dire “seno di una vergine”: un dolce pieno di crema di latte e gocce di cioccolato impastato con la cannella, che ha la forma di seno di donna, dell’incantevole timballo di riso con le melanzane che prepara sua madre, e del vino bianco d’Alcamo, motore principale dell’economia locale: “Peccato che sono astemio”, dice.

Stamattina, come tutte le volte che gioca il Napoli, ha preparato il caffè con la moka azzurra e Luigi ha fatto colazione con la tazza di Higuain.

Poi hanno tappezzato il divano lungo 3 metri con tutte le sciarpe e le maglie che hanno, lasciando solo due posticini liberi per sedersi. Luigi intona i cori che ha imparato su Internet. Padre e figlio partecipano ad ogni azione come fossero in campo. Ad ogni gol mancato Luigi si butta a terra, ad ogni rete fatta corre per casa gridando, poi va al balcone a sventolare la bandiera del Napoli. Angelo è rosso, sudatissimo, soffre persino per la caviglia di Allan quando si fa male, come fosse la sua. Finisce con una vendetta confezionata in cinque gol e un accordo familiare: se ne facciamo cinque anche alla Juve, Luigi pretende di uscire in strada in mutande. “Facciamo solo sul balcone, va bene?” propone Angelo. Stretta di mano: affare fatto.
Ilaria Puglia

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