ilNapolista

A Napoli aspettiamo lo stadio da 41mila posti. A Barcellona 94mila spettatori per l’amichevole con la Roma

A Napoli aspettiamo lo stadio da 41mila posti. A Barcellona 94mila spettatori per l’amichevole con la Roma

La città ha quasi fatto finta di non accorgersene. Probabilmente un po’ perché crede che in fondo i lavori al San Paolo non cominceranno mai, un po’ (tanto) perché le dichiarazioni di De Laurentiis sulla futura capienza dello stadio di Fuorigrotta corrispondono a un ridimensionamento epocale e a un taglio netto con quella che possiamo definire la tradizionale del pallone a Napoli.

Quarantunomila spettatori. Come lo Juventus Stadium, ci ha tenuto a precisare il presidente. La Juventus, la squadra più odiata a Napoli. E soprattutto un pubblico da sempre considerato impiegatizio, freddo. Insomma, uno specchio in cui nessun napoletano vorrebbe riflettere la propria immagine.  

Eppure la notizia che il San Paolo del futuro potrà avere una capienza di 41mila spettatori, quindi più o meno come quello di Udine o di Lecce, sta lì, nera su bianco in un progetto firmato manco a farlo apposta dallo stesso architetto che ha disegnato la nuova casa dei bianconeri. Un progetto che ha un valore extra-architettonico. Porta con sé la fine della retorica degli ottantamila, che da sempre ha accompagnato il calcio a Napoli. Non c’era servizio televisivo o articolo di un inviato che non puntasse sul calore del tifo napoletano, sui prezzi alle stelle dei bagarini, sui bambini con la parrucca di Maradona e persino i cani con la maglia azzurra. 

Addirittura, il 20 ottobre del 1979 “gli ottantamila del San Paolo” si trasformarono in novantamila (e in tanti rimasero fuori, ci furono anche incidenti). Si giocava Napoli-Perugia. Era un sabato, l’indomani ci sarebbe stata la visita del Papa. Napoli si riversò allo stadio per fischiare Paolo Rossi, l’uomo del gran rifiuto. Napoli, si sa, i rifiuti li vive male. E non ha mai creduto che il maggior disprezzo fosse la noncuranza. Sarà quello il record di spettatori dell’impianto di Fuorigrotta. 

Ma l’elenco di partite con ottantamila e più spettatori è lungo, lunghissimo. Appartiene all’era mesozoica. Prima che Luca di Montezemolo e la sua Italia 90 assestassero il primo colpo al gioiello di Fuorigrotta, con quel terzo anello che venne prontamente chiuso perché provocava forti vibrazioni all’interno delle case adiacenti.     

Anche senza la retorica degli ottantamila, finirono dritti in prima pagina i 45mila di Napoli-Cittadella, prima partita del Napoli in serie C. Poi già dalla seconda lo stadio si svuotò, ma per la foto di gruppo Napoli si mise in posa. Le “prime” sono sempre piaciute. Anche quelle europee, dagli albanesi del Vllaznia (Intertoto) al Benfica. Sempre più di cinquantamila i presenti. Furono 52mila per la prima e unica esperienza negli ottavi di Champions League contro il Chelsea solo perché i napoletani dovettero fare i conti con il caro-prezzi (distinti a 100 euro).   

Poi, paradossalmente, proprio in concomitanza con la crescita del club, il pubblico ha cominciato progressivamente a disertare il San Paolo. Ne abbiamo scritto tante volte sul Napolista, provocando sempre la reazione piccata di tanti tifosi. Per la prima volta la Napoli calcistica si è uniformata a un trend nazionale. Tanti i fattori: la crisi economica, uno stadio non all’altezza (ma in realtà il San Paolo è sempre stato così e nessuno aveva mai fiatato), il dilagare dell’offerta televisiva di pallone. E, soprattutto, una sorta di ultimatum: noi vogliamo vincere, altrimenti restiamo a casa.

Nemmeno l’ultima partita di Champions (due anni fa in casa contro l’Arsenal) è riuscita a richiamare più di quarantamila spettatori (furono 37mila) e lo scorso anno spesso il San Paolo si è spesso presentato semi vuoto. L’altra mattina è comparso uno striscione che attribuiva i buchi sugli spalti del San Paolo alla politica priva di programmazione del presidente De Laurentiis. “Tu non investi, noi non veniamo allo stadio”. Progressivamente abbiamo assistito a uno snaturamento del pubblico di Napoli. A un fenomeno che abbiamo più volte definito di juventinizzazione, di imborghesimento. Certificato dallo schiaffo di pochi giorni fa: il nuovo San Paolo avrà 41mila posti come lo Juventus Stadium.

E mentre la città e la tifoseria prova, in maniera piuttosto pigra e con un po’ di rabbia, a fare i conti con questo ridimensionamento storico, altrove, a Barcellona, per una partita amichevole (il Trofeo Gamper) vinta in scioltezza contro la Roma al Camp Nou si siedono 94mila persone. “Eh, grazie, con Messi e Neymar”. Che da noi, temiamo, non verranno mai. 
Massimiliano Gallo

ilnapolista © riproduzione riservata