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Il calciomercato di una volta: si leggeva Sport Sud e si aspettava la foto del nuovo giocatore del Napoli sul Lungomare

Il calciomercato di una volta: si leggeva Sport Sud e si aspettava la foto del nuovo giocatore del Napoli sul Lungomare

Sappiamo che dalla legge Bosman in poi il calcio non è stato più lo stesso, che i calciatori non sono più quelli di una volta (e non parlo solo di tatuaggi e creste, numeri sballati e agenti personali al seguito), che il mercato lo fanno i procuratori e gli affaristi dovunque, anche durante un meeting di inizio estate, le decine di premiazioni che scimmiottano Oscar della palla, sulle spiagge, nei ristoranti alla moda, negli autogrill, in lontane città, nuove “terre di mezzo” del calcio. “Il Napoli vola a Londra per chiudere con Allan!” titola qualcuno. “Perché non può andare nella sede dell’Udinese? C’è forse il coprifuoco?” mi chiedo io. E forse nell’albergo ufficiale del calciomercato ci finiscono solo per farsi fotografare dai reporter e riprendere dalle telecamere di Sky mentre parlano, sembrano intavolare trattative, contattano personaggi e si chiudono nel proprio box.

Tutto finto, altro che Hotel Gallia di un tempo! Oggi le notizie e le presunte trattative si muovono come schegge impazzite e se consulti quotidiani e siti, guardi la tv e ascolti la radio, a fine giornata non ricordi nemmeno quale giocatore stia trattando la tua squadra. La confusione è totale e ti resta l’amara sensazione che qualcuno ti stia prendendo in giro perché le “bufale” sono sempre di moda e nessuno rinuncia ad inventarsi qualcosa pur di arrivare al probabile scoop, al “noi ve lo avevamo detto prima”.

Proprio la settimana scorsa Balotelli non ha fatto altro che farsi fotografare in giro per la nostra città e ad Amalfi. Indovinate un po’ quanti sospetti ha destato nei “calciomercatari” questo viaggio di piacere dell’ex enfant prodige (ormai l’età non lo consola, dovrebbe essere già “maturo”). È la guerra dei poveri delle notizie. Raramente qualche spiffero viene confermato dalla realtà dei fatti. Il calciatore Tizio non può andare nella squadra X perché ha un ingaggio di Tot Soldi, la squadra Y non può acquistare il top player Sempronio perché ha un tetto ingaggi di Tot Soldi. È una girandola viziosa, sembra una storia già scritta dove le bandiere non esistono più, dove proibiscono a noi supporter la cosa più bella, amare ed ammirare un calciatore, identificarsi con lui, i suoi valori, le sue giocate, la sua tecnica, il suo giuramento di fedeltà. In pratica ci tolgono il giocattolo più bello, quello che è una diretta emanazione delle figurine Panini che ci facevano impazzire da bambini, che stringevamo nelle mani e poi, una volta attaccata all’album, andavamo a riguardarcela centinaia di volte.

Nel mercato globale libero tutti possono cambiare quando vogliono, non hanno il tempo di affezionarsi ad una maglia che hanno già il mal di pancia (e compratevela un po’ di Enterogermina, cavolo!). E poi Cavani, Suarez, Sanchez e compagnia bella non mi vengano a dire “La mia ex squadra resterà sempre nel mio cuore”, mi sento defraudato di qualcosa cui mi stavo sinceramente legando, è come se ti strappassero bruscamente il famoso giocattolo o la colorata figurina dalle mani. Resti impietrito e non devi fare altro che augurarti che il prossimo acquisto della tua squadra rimanga almeno un anno in più. È, in pratica, la situazione che un po’ tutti stiamo vivendo quest’anno con la speranza che Higuain “resti un anno ancora”. Calcio effimero, ritornerai mai ai valori di una volta?

I GIORNALI, UNICA FONTE DI INFORMAZIONE
Ma come si viveva l’estate pallonara, soprattutto il calcio mercato, di una volta senza Internet? Noi patuti del Napoli avevamo due punti di riferimento imprescindibili per attingere alle notizie, comprare “Sport Sud” il martedì e “Lo Sport del Mezzogiorno” il venerdì. Dopo di loro il buio se non, ovviamente, qualche articolo o trafiletto sul Mattino o il Roma ad affare concluso. Il filo diretto con l’Hotel Gallia di Milano, per decenni sede storica del calciomercato, lo tenevano i vari Romolo Acampora, Cesare Marcucci, Clodomiro Tarsia, Gabriele Tramontano, Nino Masiello e altri storici giornalisti napoletani che ci aggiornavano su quanto succedeva nelle stanze oscure dove già Lauro, Fiore, Corcione e poi il volpone Ferlaino iniziavano a fare il bello e il cattivo tempo. E allora venivano fuori i classici titoli a caratteri cubitali: “Ecco il nuovo Napoli”, le dichiarazioni dei neo azzurri: “A Napoli esploderò!”, il riassunto delle compravendite con un grande “La nuova serie A” e poi il classico “I movimenti dei calciatori” (li chiamavano movimenti e non trasferimenti). Li leggevo tutti, li imparavo come una poesia alle medie e ne memorizzavo le cifre. Il bello di quei settimanali era la pagina delle vacanze, mi piaceva leggere le interviste rilasciate sulla spiaggia dai calciatori in attesa del nuovo campionato. Ci fu un anno in cui metà squadra del Napoli era in vacanza a Ischia. Immagino la gioia di quel reporter, ebbe da riempire pagine e pagine a più riprese e per un’intera settimana (anche se i giornali di cui sopra sembravano testate diverse erano fatti dalle stesse “firme”). Nell’estate del 1971 Zurlini, Nardin, Sormani, Abbondanza e Vastola, erano tutti a Lacco Ameno per cure termali, fanghi e sabbiature e tranquillamente frequentavano le spiagge dell’isola verde. Oggi tutto questo non sarebbe più possibile, la vita dei calciatori sarebbe un inferno, altro che relax!

I NUOVI ACQUISTI
Un’altra cosa che mi lega indissolubilmente a quei periodici erano le prime foto dei neo acquisti del Napoli. Tutti ma proprio tutti facevano la classica foto sul Lungomare, a Mergellina, era come un battesimo con Partenope, quelle immagini significavano l’ufficialità dell’affare, l’arrivo in città e la conoscenza del nostro “mondo” da parte dei nuovi calciatori. Sorridenti, col pollice ad indicare ok, il sole che batteva sulle facciate degli alberghi di lusso, il Borgo Marinari, il mare cristallino e la “Zì Teresa” alle spalle. Favaro, Massa, Rampanti, La Palma, solo per citare i primi che passo in rassegna su questi giornali d’epoca, avevano da poco disfatto le valigie e si trovavano immersi e catapultati in una nuova realtà, probabilmente unica. Camicie di lino e pantaloni a zampa d’elefante, borselli a tracolla e Ray Ban agli occhi, che spensieratezza, che gioia di indossare una maglia prestigiosa come quella azzurra!

IL RADUNO
Il passo successivo alla presentazione al pubblico, che non era una conferenza stampa o l’apposizione della firma sul contratto ma “la foto sul Lungomare” quasi fosse una regola non scritta, era il raduno. Il viaggio verso la nuova stagione iniziava nella sede della società, in Via Crispi, dal primo incontro tra nuovi e vecchi, tra gli abbracci dei protagonisti delle stagioni passate e l’augurio del presidente, dal discorso dell’allenatore alle prime dichiarazioni alla stampa, dalle visite mediche alle nuove foto tutti insieme appassionatamente.

IL RITIRO PRECAMPIONATO
Poi iniziavano i reportage dai ritiri del Napoli. Le lunghe marce nei boschi, la prima partita con le mani, come si allenano, come si ossigenano, come si distendono, come si alimentano, come si divertono, come si riposano. Ci si intricava di chi divideva la stanza con chi o di quanto pesavano gli azzurri. La sveglia, l’ora del silenzio, andare a letto non più tardi delle 22,30 (ma i gavettoni ci sono sempre stati e nessuno sembrava saperlo). Poi le prime impressioni dei giocatori e le prime foto mentre sudano sui tappeti, tra i boschi, in attesa delle prime amichevoli. Ricordo le battaglie per i “reingaggi”, si chiamavano così quelli che sono i contratti faraonici di oggi. Il braccio di ferro con i senatori, Juliano e Bianchi che “alzavano il tiro”, il temporeggiare del direttore sportivo con chi pretendeva di più, le firme in bianco con chi aveva giurato fedeltà alla causa azzurra, chi minacciava di tornarsene a casa se non era soddisfatto. E quando arrivava la prima amichevole, di solito su campi di provincia dove l’illuminazione era pari a quella della grotta di Betlemme, giungeva anche la prima foto della rosa schierata. Era quella che ritagliavo e mettevo sulle pareti della mia stanzetta a mò di icona per guardarmi le facce di vecchi e nuovi.

LA PRIMA AMICHEVOLE AL SAN PAOLO
La prima amichevole a Fuorigrotta era un rituale che si svolgeva appena dopo Ferragosto, tra il 18 e il 28, a seconda della disponibilità degli avversari chiamati a fare da sparring partner. Di norma si preferivano squadre sudamericane o dell’est europeo, schieramenti che venivano per “qualche dollaro in più” che il Napoli, con l’affluenza di pubblico che si ritrovava, poteva offrire loro come ingaggio. Erano banchi di prova ancora estivi ma il giudizio del pubblico napoletano era tuttavia il solito: critico se si perdeva, entusiasta se arrivava una bella vittoria. Dopo l’esordio di Savoldi nel 1975, in una di queste amichevoli di presentazione, e una doppietta del bomber bergamasco, comparvero per incanto magliette con l’effige dello scudetto che andarono ad affiancare quelle col testone riccioluto già in vendita dalla sera dell’acquisto di Beppe-gol. Come al solito, si corse troppo con la fantasia poiché a fine campionato il Napoli raggiunse appena un piazzamento Uefa.

LA COPPA ITALIA
A fine agosto, poi, la classica formula di una Coppa Italia a gironi formati da cinque squadre (la cosa curiosa è che una delle compagini, a turno, riposava ) che è andata avanti per un po’ di anni. Quello era il vero “vernissage” del Napoli davanti ai suoi tifosi che non lesinavano fischi e critiche se si perdeva in casa con una piccola. Clamoroso il blitz del Sorrento di un giovanissimo Bruscolotti che, il 29 agosto del 1971, sbancò Fuorigrotta con una rete di Bozza che bucò Zoff in uscita intossicando la prima a chi accorse allo stadio credendo nella goleada. Fu derby ma amaro. La palla era rotonda anche allora.
Davide Morgera (foto tratte dall’Archivio Morgera)

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