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Allegri: «Gli schemi non servono a niente. Non guardo le partite in tv, ci pensa lo staff. Entri nello spogliatoio e sono tutti con le cuffie»

Allegri: «Gli schemi non servono a niente. Non guardo le partite in tv, ci pensa lo staff. Entri nello spogliatoio e sono tutti con le cuffie»

Oggi Repubblica propone in prima pagina un’intervista ad Allegri. Tre pagine in tutto, a firma Dario Cresto-Dina. Interessante. Ecco qualche pillola dell’allenatore della Juventus.  

«Galeone mi ha introdotto ai segreti e ai piaceri del buon vino, i rossi toscani, i piemontesi di Gaja, i bianchi del Sud».

A quando risale l’ultima rivoluzione del calcio?
«Al 1992, con l’abolizione del retropassaggio al portiere. Venne levato il fermo. Tutto diventò più veloce. Un tempo a un quarto d’ora dalla fine le partite morivano, Boniperti lasciava lo stadio, oggi negli ultimi dieci minuti le gare si rovesciano. I match si vincono in due modi, con l’occupazione militare dello spazio e con la qualità degli interpreti».

I moduli, gli schemi. Quanto valgono?
«Poco, nulla. Devo ancora trovare quello che mi spiega l’utilità di uno schema. Lo sa che durante gli allenamenti spesso non riusciamo a far gol nemmeno nel cosiddetto undici contro zero, giocando cioè contro s gome di plastica? La media di realizzazione oscilla appena tra il trenta e il cinquanta per cento».

«Ho accettato la Juventus anche per una rivincita, ho gente a cui far rivedere certi giudizi. Se passassi le notti a studiare partite in tv perderei la lucidità. Mi bastano cinque minuti, al resto ci pensa lo staff, loro so- no pagati per essere più bravi di me»

Come si gestisce uno spogliatoio di giovani milionari?
«Il dialogo è complicato. Entri nello stanzone e trovi quasi tutti con le cuffie alle orecchie, la musica ad alto volume. Nessuno parla con nessuno. Servono autorevolezza, rispetto e pazienza».

«In tv divento antipatico, lo ammetto. Sono a disagio, farei volentieri a meno di tv e moviole».

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