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De Laurentiis è così, nel bene e nel male. All’estero, però, la polemica è stata quasi ignorata

De Laurentiis è così, nel bene e nel male. All’estero, però, la polemica è stata quasi ignorata

Come si dice nella comunicazione, Aurelio De Laurentiis ha dettato l’agenda setting e ha tolto la scena a Rafa Benitez sottraendolo da eventuali e mai assenti critiche. La domanda del giorno dopo, a Napoli, è una e una sola: perché De Laurentiis ha attaccato Platini? E la platea si divide tra chi sostiene che ha fatto bene e chi no. Il gol in fuorigioco degli ucraini e il deludente arbitraggio del norvegese Moen hanno avuto il sopravvento sul resto e per una volta sembrano essere riusciti nell’impresa di compattare l’ambiente. Anche se continua a essere arduo far comprendere a parte del pubblico che non si può andare dal primo minuto all’assalto di un avversario che si chiude ed è pericoloso in ripartenza. Eppure di gare così se ne vedono. Basti pensare al ritorno di Champions tra Real e Atletico di poche settimane fa. A Napoli siamo per una concezione muscolare, atletica del calcio. Bramiamo il dinamismo, anche se fine a se stesso.

Ma torniamo a De Laurentiis. C’è un aspetto da ricordare. De Laurentiis è un uomo di cinema, è uno show-man. È sempre stato così e dubito che cambierà. Le sue reazioni sono note: al sorteggio per i calendari o di fronte alla rabbia di un tifoso come a Parma. In fondo, è una scena che ama. Nel cinema questi atteggiamenti sono all’ordine del giorno. Non a caso l’unico presidente in Italia più fuori le righe rispetto al nostro è il sampdoriano Ferrero, anche lui proveniente da quel mondo. In passato ci furono i Cecchi Gori e Vittorio inizialmente uscite del genere ne fece, eccome. Insomma, è un altro modo di interpretare i rapporti. In fin dei conti i cinque minuti di De Laurentiis sono da film, un monologo allusivo, con qualche punzecchiata e l’aria di chi in fondo non ha nulla da perdere.   

De Laurentiis ha attaccato la Uefa – né più né meno che un luogo di potere, non un consesso di scienziati che si battono per il futuro dell’umanità -, in particolar modo Platini e la Spagna. Non credo che far finta di nulla avrebbe aumentato le nostre chance di qualificazione. Così come non credo che sia, nel breve, il modo giusto per accrescerle. Il modo lo conosciamo, a suo tempo ne usufruimmo anche. Insomma, se giochi di potere sono, ahinoi i cinque minuti di De Laurentiis incideranno poco. Anche se dobbiamo smettere di considerarci sempre i pulcini neri. Subiamo un danno macroscopico e ci lamentiamo, non c’è nulla di strano. Non credo, invero, nemmeno nella malafede. Sono però convinto che a Napoli è stata inviata una sestina (ex terna) arbitrale scadente e in giro si trovano un po’ di precedenti poco confortanti. E questo lascia interdetti. Si tratta pur sempre di una semifinale, pur se di Europa League. Se tieni a una manifestazione, devi anche tutelarla. De Laurentiis non ha torto. 

Mi soffermerei, però, anche su un altro aspetto: sulla cassa di risonanza di quei quattro minuti. Temo molto scarsa. Qualche sito straniero ha ripreso la notizia (ad esempio El Mundo deportivo). Altri, come il Guardian, non hanno parlato nemmeno del fuorigioco (“Seleznyov then took advantage of slack Napoli defending (trae vantaggio da una lenta!!! difesa del Napoli) to snatch an equaliser with nine minutes left to put the Ukrainians in pole position for a place in the final in Warsaw). Per non dire del sito Uefa che ovviamente ha adottato un profilo omertoso. Quindi quel che da noi è stata ed è una polemica, all’estero di fatto non è esistita. Ed è questo l’aspetto che a mio avviso deve far riflettere. Troppo spesso Napoli (ma il discorso è valido per l’Italia) è arroccata su se stessa, anche mediaticamente, si perde in liti intestine e finisce col non avere alcuna voce in capitolo appena fuori dai confini nazionali, e spesso anche all’interno. 

Insomma, siamo pronti a scannarci per mesi su Benitez e De Laurentiis, poi ci spaventiamo quando qualcuno osa intaccare il potere straniero: che sia la Uefa o una rivista di calcio che descrive Napoli come nel miglior festival del luogocomunismo. E in tutto questo va registrato che l’unica voce che si è levata dalla parte del Napoli è stata quella di Maradona, nemico giurato di Blatter e anche di Platini.

Tornando alla partita, invece, il Napoli ha giocato come avrebbe dovuto. Con pazienza. Nell’attesa del momento propizio. Che era pure arrivato col primo gol di David Lopez (bello stacco di testa su calcio d’angolo) all’inizio del secondo tempo. Poi, però, abbiamo sciupato tanto, troppo. Con Higuain (soprattutto) e con Callejon. E qui è ancora evidente la differenza con le squadre se non grandi almeno tendenti all’essere grandi. L’1-0 ci stava stretto ma sarebbe andato benissimo. L’1-1 ci costringerà, invece, a giocare una partita analoga in Ucraina. E non sarà semplice. A prescindere dall’arbitraggio. 

Resta infine una domanda: perché il Napoli non ha protestato in maniera veemente? 
Massimiliano Gallo 

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