ilNapolista

La valanga mediatica di Parma sta travolgendo il Napoli. In questi momenti emergono tutti i limiti della gestione individuale di De Laurentiis

La valanga mediatica di Parma sta travolgendo il Napoli. In questi momenti emergono tutti i limiti della gestione individuale di De Laurentiis

Quando il Napoli torna in prima pagina sui quotidiani nazionali e conquista servizi nei tg non è quasi mai una buona notizia. E infatti lo spazio ce lo siamo conquistati per il post-partita, per la resa comunicativa al Parma di Donadoni che ha potuto tranquillamente dipingerci come chi è andato lì chiedendo agli avversari di non giocare per poi insultarli a fine gara. Accuse gravissime e – fino a prova contraria – gratuite cui il Napoli ha opposto una resistenza pari all’intensità di gioco mostrata ieri pomeriggio, specie nel primo tempo. Insomma, una squadra che di fatto ha falsato il campionato, che è stata iscritta nonostante i suoi clamorosi buchi di bilancio, impartisce lezioni di etica sportiva a una società sana che paga ancora una volta a caro prezzo la propria ingenuità mediatica. E la valanga prosegue. Basta leggere oggi la lezioncina che ci impartisce oggi la Gazzetta in prima pagina o anche Repubblica. Sembra quasi che non aspettassero altro. Anche a RadioUno Alberto Cerruti della Gazzetta dello Sport ha parlato di episodio gravissimo, spera che venga aperta un’inchiesta e che ci saranno delle sanzioni. Il Napoli, almeno per il momento, resta fermo a quei due tweet. 

“De Laurentiis ha fatto molto per il Napoli, ha letteralmente inventato la sua versione moderna. Ma mi sembra non abbia capito che il Napoli per essere una grande squadra non può essere un fatto solo di napoletani. Deve cercare anche gli altri, ragionare anche con il metro degli altri”. Così scrive Sconcerti sul Corriere della sera, sicuramente il più corretto. Un pensiero che – dispiace dirlo – rivela ancora una volta un’idea “poco illuminata” di Napoli e dei napoletani. Ma che, al tempo stesso, è un pensiero vicino al nostro. Sconcerti vuol dire che il Napoli dovrebbe dotarsi di una struttura aziendale, emanciparsi da quella ditta individuale di cui abbiamo scritto più volte e che resta il limite più grande di questo Napoli. Anche se è solo grazie a quell’individuo – De Laurentiis – se il Napoli oggi è una squadra competitiva in Italia e in Europa. Detto en passant, Sconcerti saprà certamente che anche a Napoli si ragiona col metro degli altri. Insomma, non tutta Napoli si è esaltata per il ritiro o per le frasi rivolte a Platini (che pure io non ho criticato più di tanto, pur preferendo una visione alla Alloggi). Quella, invece, è la versione di De Laurentiis: è il suo pregio e il suo limite allo stesso tempo. Il Napoli ha una struttura verticistica. C’è un capo che comanda. E al massimo una persona che gli tiene testa. Non più di una (che sia Marino, Mazzarri o Benitez). L’azienda non c’è. La struttura manageriale è inesistente. Nel Napoli, così come alla Filmauro. Ne abbiamo scritto spesso.

Tra i medi imprenditori, De Laurentiis è uno dei migliori. Fa fatica, non concepisce un’estensione delle responsabilità all’interno dell’azienda. E quindi il Napoli può allungarsi sempre fino a un certo punto, poi torna disperatamente e pericolosamente indietro. È su questo che sta avvenendo, è avvenuto, lo scontro in questi due anni tra lui e Benitez. Hanno visioni diverse. Benitez è abituato ad altre prospettive, a società con una divisione aziendale in cui ciascuno ha una propria responsabilità. De Laurentiis ne ha timore. Si ritroverebbe proiettato in una realtà in cui non si sente a proprio agio. Non a caso, ogni qual volta è in difficoltà tira l’elastico: che sia il ritiro o i cinque minuti contro Platini. Ma non è un problema di uscire da Napoli, non è De Laurentiis prigioniero di Napoli, è proprio De Laurentiis che è così. Procede in uno schema quasi binario in cui è un manovratore eccellente. Oggi, di fatto, è il Napoli l’unica società di calcio tra le grandi d’Italia a essere gestita così. Lui contro gli Agnelli, contro Pallotta, Thohir. Al pari del Napoli ci sono la Lazio di Lotito, la Fiorentina dei Della Valle, il Torino di Cairo. Tutte one man show. 

Ed è questo il limite che il Napoli paga. E che sempre impedirà alla società di varcare le proprie colonne d’Ercole. Com’era prevedibile, il caso Parma sta dilagando e il Napoli non riesce a porvi freno. Se ieri Benitez avesse potuto parlare, probabilmente avrebbe invertito il corso della comunicazione. E invece niente. Siamo in perenne attesa del capo. Il Napoli rischia di essere travolto da questo finale di stagione. La querelle contratto di Benitez, la lite con la Uefa, ora il pasticcio Parma, senza dimenticare il ritiro punitivo. Siamo ormai al non invidiabile ritmo di un caso ogni settimana. Il Napoli sembra non essere pronto, dal punto di vista societario, per fronteggiare tutte queste pressioni. Anche la reazione di Higuain – al di là delle provocazioni subite e di quel che realmente è successo e che non sappiamo – ne è un indicatore. La squadra non è serena. Non potrebbe esserlo, per carità, le pressioni subite quest’anno sono state spaventose. Ma occorrerebbe una struttura in grado arginarle, di creare un guscio. E non c’è.
 
Infine la partita di ieri. Un brutto pareggio. Un bruttissimo primo tempo. Con due clamorosi e sciagurati errori di Andujar (a proposito, non abbiamo letto titoli e articoli dedicati al portiere che non para) e un secondo tempo in cui non si è riusciti a ribaltare completamente la situazione. Non è bastato un ottimo Hamsik. Mirante ha compiuto un paio di parate, è vero, ma è quello il compito del portiere avversario. Come al solito, c’è un’agitazione irrefrenabile, una rabbia repressa che deflagra a ogni passo falso. E quello di ieri è stato clamoroso. A mio avviso il turn-over non c’entra niente, a Empoli hanno giocato tutti e abbiamo perso 4-2. L’unica giustificazione è data dall’handicap di due gol. Una squadra consapevole va in campo concentrata e trova il modo di vincerla quella partita.

Infine, c’è un’ultima cosa da dire. Senza che suoni da alibi: il Napoli è forse la squadra più odiata d’Italia (e non solo per motivi calcistici), in ogni campo siamo oggetto di cori razzisti (anche ieri a Parma), gli avversari contro di noi tendono sempre a disputare la partita della vita. E noi probabilmente non abbiamo lo spessore e la personalità per arginare quest’onda d’urto e puntualmente, sempre più spesso, ne veniamo travolti. Siamo davvero a poco dalla fine. Consapevoli che la struttura societaria non può cambiarein pochi giorni, Rafa dovrebbe seguire l’esempio di Ulisse e mettere i tappi di cera alle orecchie dei suoi. Altrimenti rischiamo di farci male.
Massimiliano Gallo        

ilnapolista © riproduzione riservata