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Il ritiro punitivo del Napoli è la sconfitta peggiore per Benitez

Il ritiro punitivo del Napoli è la sconfitta peggiore per Benitez

Cominciamo dai fatti. Il Napoli è fuori dalla Coppa Italia dopo aver perso in casa 1-0 contro la Lazio. E De Laurentiis si è preso il post-partita col suo intervento in sala stampa e il suo annuncio di ritiro punitivo. La seconda notizia si è quasi mangiata la prima. Ma procediamo con ordine.

La Lazio ha vinto senza rubare nulla. Si può dire anche meritatamente. È venuta a Napoli a giocare la sua partita. Ha mostrato una solidità mentale che non aveva né a gennaio, quando la battemmo all’Olimpico in campionato, né un mese fa nella gara di andata finita 1-1. Nello sport si percepisce subito quando un atleta ha la visione completa della propria prestazione, quando sa perfettamente come dosare le proprie energie lungo l’arco della gara per ottenere poi la vittoria. Dirò di più: spesso il successo si “sente”, si percepisce. Ti senti in sintonia con la prestazione. Ecco, la Lazio ieri mi ha datro sempre questa sensazione. Suffragata da una dichiarazione di Parolo a fine primo tempo: «Il gol possiamo segnarlo anche all’ultimo minuto». Ho drizzato le antenne a quella dichiarazione. Erano concentrati. C’erano con la testa. Oltre ad aver giocato molto bene in fase difensiva, soprattutto a centrocampo, molto corti, la squadra a fisarmonica.

La Lazio non ci ha messo sotto, questo no. Però ha mostrato una solidità sorprendente. Il Napoli è apparso meno sintonizzato sulla possibilità di vittoria. Abbiamo avuto discreti guizzi, abbiamo colpito un palo nel primo tempo su calcio da fermo con Gabbiadini (che sta pericolosamente seguendo le orme di Surjak, slavo dell’Udinese che infranse il record di traverse colpite), e abbiamo anche difeso discretamente, soprattutto con Maggio su Felipe Anderson indubbiamente il più pericoloso degli uomini di Pioli.

In una partita hai sempre le chance per vincere e il Napoli le ha avute. Meno nitide di sabato scorso, però le ha avute. E le ha fallite. E mentre il Napoli sprecava le sue occasioni, Pioli ridisegnava la Lazio spedendo in campo Mauri e Lulic. E spostando Felipe Anderson a destra. Qui ha vinto la partita. A mio avviso la controdeduzione di Benitez c’è stata: De Guzman per un Mertens che copre decisamente meno. Non è bastato. Alla terza incursione pericolosa, Felipe Anderson ha messo in mezzo per Lulic che ha segnato. Gol qualificazione. C’era un fuorigioco di Klose all’inizio dell’azione ma francamente nulla per cui recriminare. Il Napoli ha avuto la possibilità di pareggiare grazie a una splendida azione di Insigne col pallone salvato sulla linea da Lulic che lo ha tolto dai piedi di Callejon. 

Qui si chiude la partita. Il Napoli perde la Coppa Italia. Onestamente era un gioco lose-lose: se avessimo vinto, sarebbe stata comunque considerata una coppetta. Ma abbiamo perso. Con tutto quel che ne consegue. E qui a recitare la parte del leone è stato Aurelio De Laurentiis. Dopo la consueta intervista in tv di Benitez protagonista di un battibecco con Gianni Di Marzio, il presidente si è preso la scena. Alla sua maniera, anzi usando toni persino più soft rispetto alla tradizione. In soldoni, De Laurentiis ha detto che i giocatori (o qualche giocatore) fanno la bella vita, che anche lui a 25 anni si divertiva, ha alluso a notti brave, ha richiamato la squadra alla disciplina e di fatto ha detronizzato Benitez. De Laurentiis ha vivificato i pensieri di tanti tifosi. Ha provato, e forse ci è riuscito, a soddisfare l’ondata di malcontento. Ha detto che i tifosi hanno ragione a lamentarsi (ieri a fine partita contestazione della curva B), che in questo mese e mezzo il Napoli ha offerto prestazioni squallide (ma non contro Lazio e Roma, ha specificato) e ha usato la parola rispetto. Ha anche, non a torto, ricordato i quasi 400milioni di euro spesi per l’acquisto dei calciatori in questi anni. Un linguaggio basic, un messaggio chiaro: ora basta filosofia, intervengo io con mazza e panella. Come avvenne dopo Milan-Napoli: quella volta il ritiro durò dodici ore, stavolta difficilmente sarà così. 

È probabilmente la sconfitta peggiore per Rafa Benitez. Ben più di quella subita sul campo dalla Lazio. Se non siamo alla fine di un ciclo, poco ci manca. Fine probabilmente sancita dall’allenatore spagnolo. E a questo punto, senza più Rafa, De Laurentiis sta provando – giustamente dal suo punto di vista – a prenderne le distanze e a salvare il salvabile anche in chiave futura. Benitez passa, il Napoli e l’ambiente che lo circonda resta. Fa l’imprenditore e tutela sua impresa. È la sconfitta peggiore per Benitez, perché lui era venuto qui per portare un’altra mentalità. A livello di gioco, a livello organizzativo societario e anche di cultura sportiva. Quel che sei lo si vede nei momenti di difficoltà, è in quei momenti che scegli e riveli la strada da seguire. Il Napoli ha scelto bastone e carota, il vecchio metodo che – per carità – pure tanti risultati positivi ha fruttato. Che, però, non è quello per cui è stato ingaggiato il tecnico spagnolo. Né quello che spesso adottano i grandi club. Di fatto, De Laurentiis ha detto che Rafa non è in grado di controllare i calciatori, è come se avesse raccolto i pensieri di tanti tifosi convinti di un disimpegno di alcuni giocatori. Addirittura oggi si elogia la napoletanità di Insigne, napoletanità che fino a qualche mese fa sembrava invece un ostacolo insormontabile. 

Il mio pensiero è arcinoto. Assecondando gli umori del post-partita, sarà difficile proseguire nel processo di crescita. In realtà non è un pensiero mio. Ogni squadra di club che oggi possa considerarsi affermata ha superato i momenti di difficoltà interrogandosi e con il lavoro. Chi credeva che la Juventus senza il sergente di ferro Antonio Conte fosse finita, si ritrova a dover fare i conti con un triplete del tutto possibile da parte dei bianconeri allenati da Allegri. Ma occorre crederci e magari essere in due. Non so se Benitez abbia gestito male, diciamo alla Mazzarri, il suo lento addio. Non so cos’altro avrebbe potuto fare, come Mazzarri del resto. Ed è vero che anche al Chelsea fu così. Così come è vero, tra l’altro, che la stagione del Napoli – fin qui negativa, considerato anche il sesto posto in campionato – non è ancora finita. Credo che Napoli soffra l’alta quota. Meglio una comoda mediocrità che provare a stare tra i primi e poi magari subire qualche cocente delusione. Resto della mia idea, ci siamo montati la testa: la Coppa Italia è una coppetta, la SuperCoppa vale solo perché abbiamo battuto la Juventus, i quarti di finale di Europa League sono il minimo per questa squadra che ha già subito l’onta di non aver partecipato alla Champions. Tutte considerazioni che cozzano miseramente contro la nostra bachecha e le nostre statistiche. È molto più semplice e rapido crescere da zero a otto. È il passaggio al nove e al dieci che richiede anni e anni di sacrificio e di delusioni. Da parte della squadra, della società, degli allenatori e di noi tifosi. Vincere non è semplice. Ne sa qualcosa il Chelsea di Abramovich.

Il mio augurio è che quest’intervento di De Laurentiis sia una medicina temporanea. Che il percorso intrapreso con Benitez continui, con lui o senza di lui. È dura lo so, durissima. Ma il Napolista non è rafaelita per snobismo o esterofilia. È rafaelita perché è tifoso del Napoli. L’ho già scritto domenica: essendo tifoso del Napoli, sono abituato alle sconfitte. È perché non voglio abituarmi a perdere che ho scritto e scriverò contro certi atteggiamenti dell’ambiente che a mio avviso sono dannosi. Poi il Napoli ha perso in campo contro la Lazio. Lo so. 
Massimiliano Gallo

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