Il Napoli passa il girone di Europa League con una gara d’anticipo ma il tifosotto merita sempre di più

Pareggiamo 3-3 col Cagliari e non va bene: troppe amnesie difensive, non siamo in grado di difendere due gol di vantaggio e poi non abbiamo il portiere. Andiamo a Praga, facciamo 0-0 e ci qualifichiamo: e non va bene, partita orrenda (orrenda????), nemmeno un tiro in porta e se non ci fosse stato Rafael… Rafael? […]

Pareggiamo 3-3 col Cagliari e non va bene: troppe amnesie difensive, non siamo in grado di difendere due gol di vantaggio e poi non abbiamo il portiere. Andiamo a Praga, facciamo 0-0 e ci qualifichiamo: e non va bene, partita orrenda (orrenda????), nemmeno un tiro in porta e se non ci fosse stato Rafael… Rafael? Ma non era un non portiere? Quindi: se non para, non va bene, ah dov’è finito Reina (in infermeria, per chi ancora non lo sapesse, dopo venti minuti giocati questa stagione); se para, e ma allora questa squadra deve aggrapparsi al portiere.

Eccoci qua, in una cornice sempre più deprimente. Il Napoli pareggia 0-0 a Praga, su un campo pesante e disagevole come tanti campi su cui si va a giocare nei primi turni europei. Un Napoli che gioca la sua onesta partita, perché non si dà spettacolo nei primi turni. A qualcuno che ha la memoria corta, o forse non c’era, consigliamo la visione di Lokomotiv Lipsia-Napoli (secondo turno di quella Coppa Uefa), o anche Napoli-Bordeaux. E stiamo parlando di quella Coppa Uefa, perché in tantissime altre siamo usciti al secondo turno, quando non al primo. Quelle altre partite ve le risparmiamo.

Benitez cambia soprattutto gli esterni di difesa, schiera Mesto e Britos, e davanti fa di necessità virtù. Abbiamo tre giocatori fuori (Insigne, Michu e Mertens) più De Guzman e ripropone Hamsik a sinistra e Jorginho dietro Higuain (a proposito, quindi è chiaro che questa è una delle soluzioni possibili, o al prossimo cambio – come contro la Roma – si dirà che si è italianizzato?). Il Napoli più che soffrire, subisce le loro occasioni. Una traversa, con tap-in di testa di Lafata fallito grazie a Rafael e un mischione in area piccola sbrogliato alla grande da Albiol. Creiamo poco, molto poco. Higuain è in una di quelle serate che capisci subito. Reclina leggermente il capo, come quei cavalli che non ne vogliono sapere. Sfancula tutti modello Blokhin, ma corre la metà del mitico Oleg. Mai quanto Benitez, però. Un Rafa che guida fisicamente la squadra, senza giacca a vento, senza sciarpa, nel freddo di Praga. Urla, sbraita, si dimena. Ricorda Mazzarri. Eh capita. 

Primo tempo zero a zero. Noi non facciamo granché ma nemmeno abbiamo i patemi d’animo. Del resto, in quanto a fase difensiva Benitez qualcosa ne sa. Da segnalare il calcione di Britos. Nella ripresa il Napoli controlla tranquillamente. Loro hanno una sola occasione, tiro dal limite deviato da Mesto e prodigio di Rafael che devia sulla traversa. Il resto è Napoli. Anche perché loro non avrebbero mai potuto mantenere i ritmi del primo tempo. Sfioriamo anche il gol, con Hamsik e Koulibaly. E poi ancora con Hamsik. Finisce zero a zero, siamo qualificati e molto probabilmente anche primi nel girone. Ma “meritiamo di più”. Sempre.  

Ecco, a questo punto un inciso ci sta bene. Sto apprezzando molto il tifo organizzato. Vanno in mille a Praga. Si fanno sentire, cantano, non fischiano. Certo, sono autoreferenziali, se cantassero cori diversi qualcun altro potrebbe accodarsi. Ma vivaddio conoscono il calcio e sanno che le partite non si vincono tutte 4-0 facendo trenta tiri in porta. Che poi quando fai trenta tiri in porta e non fai gol nemmeno va bene. Segno, quindi, che è una nevrosi – quella del tifosotto, ben diverso dal tifoso – che alberga le sue radici altrove.

In sintesi: il Napoli passa il turno di Europa League agevolmente. Mai in difficoltà, ha perso una sola partita (quella della vergogna, dell’aggressione all’autobus, del sondaggio e della richiesta di dimissioni), le altre le ha superate in scioltezza. La squadra non ha convinto? Punti di vista. Benitez – purtroppo dal punto di vista mediatico, per fortuna dal punto di vista personale – non è uno che si aggrappa alle assenze, ma siamo senza il laterale d’attacco di sinistra, abbiamo giocato in uno stadio dove non è facile vincere (ma poi perché avremmo dovuto dannarci per vincere?) ed è fisiologico che certe partite si conducano in porto così. In una stagione, una squadra o un atleta programma i suoi picchi. Nel ciclismo può essere una corsa a tappe o una classica; in atletica un meeting importante o le Olimpiadi oppure i Mondiali. Non si possono disputare tutte le partite a mille, siamo all’abc dell’agonismo.

Il Napoli archivia la fase a gironi con una gara d’anticipo, compie il proprio dovere. E lo fa da squadra matura, stavolta consapevole. E lo fa nel giorno in cui il calcio italiano ritrova il sorriso e può addirittura ipotizzare di portare tutte e sei le squadre – tra Champions ed Europa League – alla seconda fase. Il pensiero finale non può che andare a Rafael, ultimo in ordine cronologico del lungo elenco di professionisti bistrattati e trattati senza rispetto da un presunto ambiente qualificato che non finirà mai di fare del male a questa squadra.
Massimiliano Gallo 

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