La crisi è innegabile ma esonerare Benitez sarebbe la fine delle utopie

Mettiamoci d’accordo: 1) è un anno nato storto, succede nelle migliori famiglie. La crisi è severa e innegabile: dal mercato insipiente alla mancanza di carattere dei più, da una forma fisica scadente, alla difesa imbarazzante, fino a quelle insopportabili risate in panchina ieri col Palermo mentre la squadra affannava. La realtà è che la corazzata […]

Mettiamoci d’accordo: 1) è un anno nato storto, succede nelle migliori famiglie. La crisi è severa e innegabile: dal mercato insipiente alla mancanza di carattere dei più, da una forma fisica scadente, alla difesa imbarazzante, fino a quelle insopportabili risate in panchina ieri col Palermo mentre la squadra affannava. La realtà è che la corazzata uscita dai cantieri di Dimaro è solo una caravella (ma anche queste ultime attraversano gli oceani).

 

2) Quello del calcio è uno squallido ambiente dove dai media agli addetti ai lavori fino a una buona parte della tifoseria, troppi (per lo più per fini abietti, interessi, risentimenti) sono sanfedisti assetati di ghigliottina, per De Laurentiis, Benitez o per un soldato semplice come Britos. Il sangue farà notizia e placherà anche l’autolesionismo dei tifosi. Per quanto?

E una volta fatto il sacrificio umano? Verranno gli sceicchi di Carosone o un novello Corbelli? Verrà Mourinho o un figuro come Del Neri al confronto del quale l’italiano di Benitez è quello di un accademico della Crusca? Convinceremo finalmente i Mascherano e i Fellaini o torneremo a sognare i Pellissier del caso (che pure si permettevano di rifiutare Napoli)? Spunterà uno stadio nuovo dalla terra sulfurea? Importeremo tifosi maturi da Bilbao e giornalisti onesti da non so dove?

Parliamoci chiaro: in B non retrocediamo e lo scudetto non lo vinciamo. Siamo ancora, pienamente, in lotta per una posizione tra terzo e sesto posto. In Europa League il turno si passa a occhi chiusi e in primavera da teste di serie si può andare avanti un bel po’ a patto di non suicidarsi con una mentalità da provinciali. Deve vincere chi pretende di vincere per forza e minaccia un anno maledetto? Nonostante le difficoltà cosa significherebbe un esonero di Benitez guardando oltre il naso della figuraccia col Palermo? Sarebbe il trionfo del conservatorismo e dell’italianismo più bieco, quello per il quale bisogna cambiare tutto (ovvero l’allenatore) perché nulla cambi, ovvero la mentalità. Ci vuole una scossa, dicono, ma questa volta la scossa sarebbe una controrivoluzione in piena regola, l’ennesima restaurazione dopo la Repubblica giacobina. Magari verrà qualcuno capace di fare un paio di urlacci e ieri avrebbe cacciato Higuaín e Michu dalla panchina, e forse pure fare sparagninamente qualche punticino in più di quelli che può fare Benitez. Magari facendo giocare le riserve in Europa League per ritrovarci in quarta fascia la prossima volta che usciremo fuori a riveder le stelle, se mai accadrà. Don Rafa resta, anche nel momento della difficoltà, il sogno di un cambio di mentalità nel quale riconoscersi. Può andar via a fine campionato ma è un’altra storia; un suo esonero segnerebbe davvero la fine delle utopie.
Gennaro Carotenuto

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