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Capire Genoa-Napoli sul Frecciabianca da Venezia

Capire Genoa-Napoli sul Frecciabianca da Venezia

Al bar della stazione Santa Lucia di Venezia, all’ora in cui ci passo io, (le sei e dieci circa di ogni lunedì mattina) si trovano soltanto due tipi di cornetto: alla marmellata o alla crema. Ho imparato, nel tempo, che vengono sfornati sempre prima quelli alla marmellata, per questo motivo quelli alla crema è meglio saltarli in velocità come se fossero un Britos qualsiasi, se non ci si vuole ustionare il palato ‘a primma matina. Stamattina, a sorpresa, c’erano pure i cornetti al cioccolato. Il pensiero è stato più rapido di uno scatto di Mertens: se questi hanno sfornato al cioccolato vuoi vedere che ha giocato Zuniga? Non avevo tempo di riflettere, ho preso quello alla marmellata, una garanzia, un Callejon, e mi sono avviato al treno.

Il Frecciabianca partirà tra cinque minuti, corro all’edicola. Naturalmente, almeno da queste parti, Il Corriere dello Sport lo nascondono ben infrattato nell’ultimo pacco di quotidiani. Pacco che apriranno non prima di mezzogiorno, e quindi Gazzetta, che in pratica significa continuare a non guardare una partita non vista, vuol dire – quando va bene – trovare il Napoli a pagina 15 o 16 (oggi stiamo a pagina 18 e 19, per esempio), quindi tanto vale farsela da soli un’idea di come sia andata, mentre scorriamo rapidamente le 5/6 pagine su Pippo Inzaghi e il nuovo super Milan, e 3/4 pagine di pippa Inter di sciur Mazzarri. Prima, però, devo dirvi il fatto della mattonella.

La mattonella non intesa come “riggiola” ma come pezzetto di campo di calcio, di solito di proprietà di qualcuno con i piedi come si deve, quindi non posatura in diagonale ma tiratura a rientrare. Ci sono mattonelle che certi piedi non dovrebbero calpestare. La mattonella, per me, della discordia è quella che sta al San Paolo, a circa 25 metri dalla porta, leggermente spostata sulla destra (alla sinistra del portiere), mattonella di competenza e proprietà di un certo piede sinistro. Sì, quello. Certo non di competenza del primo Calaiò che si trova a passare da quelle parti per caso e da avversario. Ricorderete Napoli – Genoa dello scorso campionato. L’ardire di Calaiò (bravo ragazzo, per carità) di piazzare la palla proprio lì, di battere la punizione con un tiro a girare perfetto, di metterla poco sotto l’incrocio dei pali, causando al Napoli uno degli infiniti pareggielli con squadre, passatemi il termine, scarzulelle, questa cosa non se ne scende. Ditemi quello che volete, sarò troppo romantico. Calaiò adesso gioca nel Catania, gli auguro ogni bene, ma voglio vedere quante punizioni sotto la traversa azzecca.

Comunque, vista o non vista, la partita si è disputata e il Napoli ha vinto. Ci sono due elementi che vorrei sottolineare, due punti fermi e poi uno scoop.

Primo punto fermo: Il marchio di Callejon. Se ho capito bene: cross al bacio del Pipita e tiro al volo di destro, a incrociare, di Calle. Un film visto più volte nella scorsa stagione, film che vogliamo continuare a riguardare, assai.

Secondo punto fermo: Abbiamo vinto segnando al novantacinquesimo, segnale importantissimo, se fai gol negli ultimi istanti del tempo di recupero vuol dire che ci hai creduto fino alla fine, magari sei stato un po’ fortunato, ma volevi vincere e hai vinto. Ripartiamo da questi due punti fermi.

Lo scoop è che il gol di De Guzman nasce da un passaggio di Zuniga. Cioè, non solo è riapparso ma ha fatto pure un assist, che numeri ci dobbiamo giocare?

Intanto siamo a Verona, sale un ragazzo che tiene pure lui la Gazzetta, mi fa simpatia perché scuote la testa e salta un numero considerevole di pagine, mo’ voglio vedere dove si ferma. Pagina 18, è uno di noi. Faccio mentalmente i complimenti a Rafael che pare abbia fatto un paio di miracoli e pure a Pinilla, jamme, che da quando ha rischiato di buttare fuori il Brasile dai mondiali è resuscitato.

Il mio treno è in ritardo come al solito, il Napoli – per il momento – mi pare di no. Quando scendo a Milano mi piglio un altro cornetto, per sicurezza.
Gianni Montieri

 

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