Il San Paolo, ormai, è un problema per il Napoli. Benitez nei giorni scorsi l’aveva presagito: “abbiamo bisogno del pubblico” aveva detto. Il suo appello è rimasto inascoltato.
Nella partita che, per tanti motivi, rischia di condizionare l’intera stagione, il pubblico di Napoli ha compiuto una scelta incomprensibile, quella di non tifare per il Napoli.
La cronaca del tifo ha visto partire la curva A, nel prepartita, con la solita nenia che comincia con “De Laurentiis” ed il cui seguito è difficilmente comprensibile. La curva B, all’ingresso delle squadre ha esposto una coreografia molto toccante in ricordo di Ciro Esposito, che però era un tifoso. Dopo pochi minuti di partita, Insigne ha sbagliato una buona occasione e da quel momento si è assistito ad un crescendo di fischi e insulti verso di lui che ha raggiunto il culmine nel momento della sua sostituzione.
In mezzo si sono notati i fischi copiosi alla fine del primo tempo e qualche minuto di quella canzone insopportabile che gli ultras cantano in onore di loro stessi (in un mondo che, etc. etc.).
Durante tutta la partita, è riecheggiato un solo coro di incoraggiamento: è partito dai distinti ed era rivolto ad Higuain. Non ne sono certo, ma credo che il coro sia stato fischiato dalle curve.
Per il resto l’incontro si è svolto in una specie di silenzio nervoso, interrotto da molti sbotti di rabbia a sottolineare le brutte giocate e da pochi applausi a beneficio quasi esclusivo di Higuain, Mertens e Koulibaly. In un paio di occasioni dalla curva B è partito un minaccioso “devi vincere” rivolto alla squadra.
Spero che la settimana che ci separa dal ritorno non ci riproponga la stucchevole polemica tra “quelli che c’erano a Lanciano” e gli “occasionali”, visto che, comunque, gli unici tifosi veri che c’erano ieri sera erano i 600 instancabili del Bilbao che di Lanciano non conoscono nemmeno l’esistenza.
Le ragioni di questo atteggiamento insopportabile ed autolesionista del pubblico partenopeo, francamente, mi sono oscure. Sì il mercato, i mancati acquisti, ma queste sono cose che ci sono tutti gli anni. Il Napoli è reduce da un terzo posto e dalla vittoria della Coppa Italia, una delle migliori stagioni di sempre. Dal 1926 ad oggi, ci ha ricordato ancora Rafa, il Napoli ha giocato la Champions solo 4 volte, l’occasione di sentire ancora la famosa musichetta dovrebbe essere ghiotta. E invece.
E invece non ci rimane che sperare nel ritorno in casa del Bilbao.
Lì, sicuramente, troveremo un’atmosfera incandescente, in cui il pubblico di casa, elettrizzato dalla possibilità di partecipare alla fase a gironi della Champions spingerà i propri beniamini dal primo al novantacinquesimo minuto.
Il Napoli ha dimostrato, nella parte finale della partita, di poter far male al Bilbao e di essergli probabilmente superiore. Resta da vedere se alla fase a gironi ci andrà la squadra migliore o il pubblico migliore.
Poi ci sarebbero da fare tutta una serie di considerazioni su questa città che mangia i propri figli e che, alla fine, non sopporta qualcosa che funzioni. Ma questi sono discorsi per sociologi e politologi. Io allo stadio, ieri, c’ero andato perché tifo per il Napoli.
Fabio Avallone