A Bilbao si è infranto il mito Benitez. Ora, però, De Laurentiis gli rinnovi il contratto

Partiamo da una osservazione. Il calcio italiano è ormai  un calcio secondario. Sia a livello di club che di Nazionale. Le prime scelte non giocano più da noi. E le seconde scelte straniere sono, per le motivazioni più disparate, preferite ai giovani dei vivai (quei pochi che ancora esistono). Il Napoli dunque si è semplicemente comportato […]

Partiamo da una osservazione. Il calcio italiano è ormai  un calcio secondario. Sia a livello di club che di Nazionale. Le prime scelte non giocano più da noi. E le seconde scelte straniere sono, per le motivazioni più disparate, preferite ai giovani dei vivai (quei pochi che ancora esistono). Il Napoli dunque si è semplicemente comportato come la squadra di modestissima caratura internazionale che è. In coerenza con il panorama nazionale. Non ci dimentichiamo che la Juve di Conte, che pure ha stradominato in campionato, ha conosciuto cocenti delusioni in Europa. Per cambiare lo scenario a Napoli e in Italia ci vogliono gli sceicchi. O, in radicale alternativa, una politica protezionistica che punti sulla crescita e il fiorire (cose mai certe) di talenti locali.

Ma di questo parleremo in altra occasione.

Qui torniamo al Napoli di Bilbao. Se essere eliminati ci può stare il modo ancor m’offende.

Intanto a Bilbao si è infranto il mito Benitez. Per quelli che dello spagnolo avevano fatto un mito. Si è presentato a una sfida tanto importante e delicata con una squadra in netto ritardo di condizione atletica. Ma qualcuno lo aveva avvisato che dovevamo fare i preliminari di Champions? A tradirlo ieri sera sono stati alcuni dei suoi fedelissimi. In primis Albiol. Poi Mertens, che ha giocato male. Come spesso accade quando entra dal primo minuto. Per non parlare di Maggio che già logoro l’anno passato ha un anno in più. Il duo di centrocampo è stato per tutta la partita in evidente difficoltà per inferiorità numerica (e non solo numerica).

Ma dove stavano gli schemi di Benitez? E il suo carisma con il quale caricare la squadra? La sua grandissima esperienza ed abilità nei tornei internazionali dove la ha lasciata? E come mai al secondo anno di lavoro ancora i movimenti difensivi sono degni di Ridolini?

Certamente la squadra è  peggiore di quella della scorsa stagione. Con Maggio invecchiato di un anno. Con Gargano triste riciclaggio. Senza la grande personalità e il forte carisma di Reina. E di ciò Rafa non ha colpa. Ma ha torto a non aver parlato chiaro. Un tecnico del suo prestigio parla. E dice che non è con un qualunque Koulibaly che si rinforza una squadra che (almeno a parole) si voleva avesse grandi ambizioni per questa stagione.

Voglio chiarire un punto. Non sono un Rafascettico. Sono un tecnicoscettico. Di quelli che non credono ai miracoli dei tecnici. Di quelli convinti che un allenatore incide al più per il 20% sul rendimento di una squadra. E che il resto lo fa la qualità dei calciatori. Il tecnico mette in campo, se la possiede, la capacità di gestire il capitale umano. In particolare nello spogliatoio.

Ho un timore. Che dopo la disfatta di Bilbao si determini un clima “alla Mazzarri”. Benitez in partenza, Callejon che vuole andar via, Higuain che senza Europa fa la faccia storta…. Il risultato una banda di sciamannati che si muove al grido si salvi chi può.

Prospettiva a mio avviso esiziale.

L’imperativo deve essere non buttiamo via l’acqua sporca con il bambino dentro. Evitiamo che la disfatta, sia pure tragicomica, di Bilbao travolga l’intera stagione del Napoli. Per fare ciò occorrono segnali forti di governo della situazione. Cominciando con il compiere la madre di tutte le operazioni. Rinnovare il contratto a Benitez. Sarebbe un bel segnale di capacità di programmazione farlo all’indomani di Caporetto-Bilbao. Poi chiarire ai Callejon e agli Higuain che per ora sono giocatori del Napoli. Ovviamente soltanto De Laurentis ha il potere la personalità per fare tutto ciò.
Guido Trombetti

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