Maradona, Caravaggio e l’emozione. Ma sì, il post-partita ha annoiato

Qualche giorno fa mi ha intervistato Baobab. Una trasmissione di Radio1 molto ascoltata. Oggetto della chiacchierata: “trent’anni orsono il Napoli acquistò Maradona”. Nel corso dell’intervista, forse proprio in esordio, una domanda che più o meno suonava così: “ma non pensa che a Napoli avete perdonato troppe malefatte a Maradona?”. Ho risposto più o meno come […]

Qualche giorno fa mi ha intervistato Baobab. Una trasmissione di Radio1 molto ascoltata. Oggetto della chiacchierata: “trent’anni orsono il Napoli acquistò Maradona”. Nel corso dell’intervista, forse proprio in esordio, una domanda che più o meno suonava così: “ma non pensa che a Napoli avete perdonato troppe malefatte a Maradona?”. Ho risposto più o meno come segue. “Faccio io una domanda a lei. Se le chiedono di parlare di Caravaggio, lei esordisce dicendo Caravaggio fu un gran delinquente o dicendo Caravaggio fu un genio assoluto nell’arte della pittura? E quando ascolta un concerto dei Pink Floyd o una direzione di Von Karajan, si chiede per prima cosa se abbiano utilizzato additivi chimici per sostenere la loro performance?” Con ciò voglio chiarire quello che penso del gioco del calcio. Penso che possa in alcune espressioni essere elevato a una forma d’arte. Arte minore, si intende. Misera. Miserrima. Povera. Poverissima. Ma pur sempre arte. E se penso questo, figurati se non considero il Mondiale una grande occasione per godere del gioco più bello del mondo. In particolare nella sua dimensione spettacolare e artistica. Dovessi fare un esempio direi che il Mondiale è per un appassionato di calcio quello che il Museo d’Orsay è per un amante della pittura. Però, caro Max, senza la mediazione dell’emozione, apprezzeresti in pieno Le Déjeuner sur l’herbe, la raffinata magia artistica di Manet? O tutto si ridurrebbe a una fredda analisi tecnico-storica della grande opera d’arte? Questo intendevo dire quando ho scritto senza il calore del tifo sano – il tifo del napolista per intenderci – il gioco del calcio sarebbe insapore. Come delle graffe senza zucchero. (Forse sarebbe stato più appropriato fare riferimento alla meno prosaica madeleine di Proust). Caro Max in sintesi non ti credo. Non credo che tu possa credere che per recuperare il sapore originale del calcio lo debba depurare della componente passionale. Credo che tu menta sapendo di mentire. Perché? Boh. Va a capire. Su una cosa minore mi verrebbe di convenire con te. Sono stufo del dopo partita. Pensa che da alcuni anni non vedo la Domenica Sportiva. Poi però mi sento in contraddizione. Che cosa facciamo noi sul Napolista per tutto l’anno se non un gigantesco, perenne pre-post partita? Vuoi vedere che non sopportiamo i post partita altrui ma amiamo soltanto i nostri? Guido Trombetti

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