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Quel che la Questura di Roma non chiarisce

Riproponiamo le domande che il Napoli ha posto domenica.

1) L’episodio chiave. Il colpo di pistola. Tutto accade a Tor di Quinto, zona dedicata al parcheggio dei mezzi provenienti da Napoli o comunque zona riservata all’afflusso e al deflusso dei tifosi napoletani verso e dall’Olimpico (curva Nord). Se la finale di Coppa era ad altissimo rischio incidenti, al punto da averle dedicato numerosi vertici sicurezza nei giorni precedenti, com’è possibile che non ci fossero forze dell’ordine a scongiurare lungo il cammino i contatti (temuti, annunciati alla vigilia) con gli ultrà della Roma?

2) La gestione delle notizie. Alle 18 e 30 la prima indiscrezione: un tifoso in fin di vita. Presto si sa che si tratta di un napoletano. Il sito del Mattino resta fermo su questa linea, Sky corregge: solo ferite alle braccia. E con il passare del tempo l’informazione live addolcisce la portata delle reali condizioni del tifoso. Era una strategia per non infuocare il clima? Inutile. La notizia allo stadio, dentro la curva napoletana, in qualche modo era arrivata lo stesso.

3) A ridosso della partita, le forze dell’ordine da Roma fanno circolare l’ipotesi che la sparatoria nulla c’entri con la finale di Coppa Italia. Intorno a questa versione, fioriscono allora varie tesi: una rapina in un bar, il gesto di un folle dietro una siepe, l’assalto a un chiosco. Era superficialità oppure un’opera di disinformazione che già altre volte abbiamo vissuto?

4) Il capannello in campo. A 15 minuti dall’orario d’origine della partita, un cordone di steward protegge un piccolo plotoncino di persone che parlano con la mano davanti alla bocca. Ispettori, funzionari, burocrati, dirigenti di società. E’ chiaro che stanno prendendo una decisione sul da farsi, stanno decidendo se si gioca a no. Che bisogno c’era di tenere quel vertice al centro del campo, facendo crescere la tensione tra la folla?

5) Hamsik sotto la curva. Al termine del lungo conciliabolo, viene chiesto ad Hamsik di recarsi sotto uno dei settori riservato ai napoletani. Hamsik è un calciatore, si trova sul campo per giocare una partita. Il suo lavoro è quello. Perché Hamsik deve essere messo nelle condizioni di andare a colloquio con i capi ultrà? Perché deve avvertire tutto questo come un dovere che le forze dell’ordine gli suggeriscono di adempiere? In nome di cosa?

6) Il capo ultrà. Quello che sapremo chiamarsi Genny, è un uomo seduto a cavalcioni su un cancello di uno stadio. Com’è possibile che possa trovarsi lì? Com’è possibile che gli venga consentito a un certo punto anche di scivolare in campo per parlare meglio? E soprattutto: come si trova allo stadio Olimpico? Ne aveva titolo? Aveva un biglietto regolarmente acquistato? In quale modo, visto che gli ultrà non hanno tessera del tifoso e negli ultimi giorni, con la vendita libera, i tagliandi in circolazione erano davvero pochi?

7) La trattativa. Con Genny è evidente che non si discute se giocare o no la partita. Quella è una decisione già presa nel conciliabolo a metà campo. A Genny si chiede di tenere buoni i suoi, rassicurandolo sul fatto che non ci sia il morto di cui si parla, e che i tifosi fiorentini non c’entrano. L’Italia si indigna per Genny, detto la carogna. Ma Genny è venuto sulla scena da solo oppure ce l’hanno portato? Fa impressione che funzionari delle forze dell’ordine vadano a parlare sotto gli occhi delle telecamere con un uomo che ha sulla maglia quella scritta, “Speziale libero”: pare uno schiaffo che stanno dando a se stessi. Ma è giusto immaginare che certe relazioni con gli ultrà, affinché il clima negli stadi italiani sia domenicalmente sotto controllo, vengano intrattenute non solo dai club e dai calciatori, ma anche dallo Stato attraverso la polizia? Semmai chiediamoci: quale potere e quale credibilità vengono attribuiti a quell’uomo che non riesce neppure a fermare il lancio di petardi e fumogeni verso il campo?

8) I petardi. Il lancio dalla curva è fitto e stordisce un vigile del fuoco. Potevano esserci conseguenze più gravi. Come fanno a entrare allo stadio petardi e bombe carta, quando le famiglie vengono sottoposte a perquisizioni che producono l’effetto di tenere fuori dagli stadi ombrelli, bottiglie d’acqua, confezioni di medicinali? Possiamo essere autorizzati a ritenere che le perquisizioni all’ingresso siano più tenere in certe casi? Ma se è così, perché? E come fa il capo ultrà a entrare allo stadio con quella maglietta, se per portare una bandiera o uno striscione in uno stadio bisogna verificare il contenuto del suo messaggio e farlo registrare? E’ lecito sospettare che al cartello degli ultrà sia stata lasciata mano libera dentro gli stadi in nome di una tregua fuori?

9) L’inno. Il cerimoniale d’introduzione alla partita riprende come se nulla fosse. Era opportuno mettere in scena l’esibizione di Alessandra Amoroso, dopo tutto quello che era accaduto? Per poi scuotere la testa, accigliati, le autorità in tribuna, dinanzi ai fischi all’inno? Lo ricordano, le nostre autorità, che durante i Mondiali del ’90 molti inni nazionali stranieri furono fischiati? Lo ricordano che durante le partite della nazionale viene regolarmente fischiato l’inno degli avversari? Nessuno immaginava che l’esecuzione dell’inno d’Italia potesse essere percepito come una solenne ipocrisia, visto quel che succedeva?

10) La festa. Al termine della partita, senza alcuna novità giunta sulle condizioni del ragazzo in ospedale, il cerimoniale ha previsto la premiazione come nulla fosse. Era proprio necessario che la Lega Calcio sparasse i fuochi artificiali? Perché nessuna istituzione del mondo del calcio ha avvertito il bisogno di dire una parola di condanna per la gestione dell’ordine pubblico dell’evento?

11) Il futuro. Qui si spalanca una questione enorme. Ma proprio enorme. Come si immagina di poter organizzare ancora a Roma una finale di Coppa Italia, viste le commistioni di alleanze e di odio che esistono fra vari club? Davvero qualcuno pensa che si possa giocare a Roma la prossima Supercoppa con la Juventus? Con gli stessi responsabili dell’ordine pubblico e della sicurezza? Non è forse il caso di tornare a una doppia finale, da gestire come fossero partite di campionato? Cosa saranno le prossime partite fra Napoli e Roma? E soprattutto: quanto si può andare avanti così?
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