ilNapolista

Aurelio De Laurentiis, prendere o lasciare

Che cosa ti aspetti da uno che ha fatto i soldi coi cinepanettoni? Un tempo, lo ammetto, avremmo scritto così sul Napolista. Perché il modo di essere di Aurelio De Laurentiis incarna alla perfezione lo stile trash da terza media che ogni anno – per circa vent’anni – ha sbancato i botteghini italiani a Natale. De Laurentiis è quello: è la battuta greve, è la pacca sulla spalla, è la pernacchia, è il linguaggio triviale. Sempre. Allo stato puro. Sia che incontri Ciruzzo ’o mericano sia che si ritrovi al cospetto della Lega calcio di serie A o di un compositore di fama internazionale come Sakamoto che al telefono spara una cifra ritenuta esosa per comporre la colonna sonora di un film. Vengono trattati tutti allo stesso modo. Proprio come fa Christian De Sica nei cinepanettoni. È il bello di De Laurentiis. È così. Sempre. Uguale a se stesso. Quando gli si annebbia la vista, gli si annebbia la vista. Chi conosce il mondo del cinema, racconta che in quell’ambiente sia normale. Se ne dicono di tutti i colori, magari fanno anche a botte. E poi li vedi sottobraccio fumare un sigaro e ridere in modo sguaiato sorseggiando un whisky.

Ma come? Difendete De Laurentiis? No, non lo difendiamo. Né, tantomeno, lo accusiamo. Lo conosciamo. Abbiamo imparato a conoscerlo. Aurelio De Laurentiis è un bravo imprenditore che a un certo punto ha avuto la fortuna di imbattersi nel calcio Napoli. Lo sappiamo, mica siamo fessi. Lo sappiamo che il Napoli ha salvato lui. Sappiamo anche, però, che lui ha salvato il Napoli. E sì, può darsi che dopo di lui sarebbe arrivato un altro acquirente. Ma il giochino del “what if” non ci appassiona. Aurelio De Laurentiis è un imprenditore che vuole guadagnare. Ama i soldi. Forse più di ogni altra cosa, non possiamo dirlo con precisione ma sappiamo che ci siamo andati molto vicini. Lui non cambia quando entra in un ambiente “in”, quando si siede al tavolo coi potenti. Non si intimidisce. E se c’è da litigare per un euro lui litiga per un euro. Non sputa su nulla. È fatto così. Forse solo quando ha la sua elegantissima signora al fianco, si sforza – per quanto possibile – di attenersi ai canoni minimi del vivere civile.

Ora il mondo del calcio, anche giustamente per carità, si scandalizza per l’aggressione di ieri sera a un tifoso all’esterno dello stadio di Parma. Poco importa se il presidente abbia messo o no le mani addosso a quel tifoso. Lo ha già fatto. Lo sappiamo. Lo fece anni fa nei confronti di quel gentiluomo di Edy Reja al termine di un Napoli-Lazio 2-2. Lo rifece a una riunione di Lega quando mollò due pizze a Claudio Lotito (la Lazio, evidentemente, sua antica fiamma, lo rende fumantino). E chissà quante altre volte sarà capitato. Per lui è un comportamento abituale. Altre volte, quando sarebbero troppi quelli da picchiare, sale su un motorino e se ne va. “Nun fa suffri’ a cervella” si direbbe a Napoli. Quel che gli passa per la testa, quello fa.

Non sempre, però. Perché Aurelio De Laurentiis è anche un uomo ragionevole. Un costruttore. Del resto, una persona attenta ai suoi interessi non potrebbe essere altrimenti. Sa sempre fin dove può spingersi. E lo fa. Fino al limite. E magari anche un po’ oltre. Insomma, è un “folle accorto”. Di folle ha ben poco. Soprattutto di autolesionistico. Ed è questo l’aspetto del suo carattere che in fondo piace a noi tifosi del Napoli. Non farà mai del male a sé, mai si rovinerà e quindi mai manderà in rovina il Napoli. Perché, questo è risaputo, noi tifosi del Napoli non ci siamo mai realmente ripresi dal trauma del fallimento. Viviamo col terrore che qualcuno ci porti via il giocattolo. E lui lo ha capito. Tant’è vero che ci denigra, ci umilia, ci deride. Sa che può farlo. Lo ha fatto, in più occasioni. Ci tratta come il direttore mega-galattico di Fantozzi col ragioniere Ugo (“merdaccia”). In fondo, sa che tutto (o quasi tutto, giusto per scrupolo ma quel quasi è di troppo) gli sarà perdonato.

Tutto questo per dire cosa? Per dire che noi lo sappiamo chi è Aurelio De Laurentiis. Che lo sappiamo che le mani addosso non si mettono (tranne casi eccezionali, eh). Però non potete chiederlo proprio a noi di fargli l’ennesima ramanzina. Lo conosciamo meglio di voi. Vittorio Zambardino lo ha “pittato” la settimana scorsa. Glielo abbiamo detto chiaro e tondo che così, politicamente, perde. E noi con lui. Ma più di questo non possiamo. Tra noi e lui c’è una sorta di contratto. Lui ogni tanto apre la sala (in una città in cui sale non ce ne sono più) e proietta un film. Oppure apre il luna park (dove parchi divertimenti non esistono più) e fa partire una giostra. Scegliete voi. Noi lo paghiamo, anche profumatamente. Ma quel film ci piace, così come quella giostra. Quando si ferma, ci viene da piangere. Certo, spesso ci piacerebbe che venisse trasmesso in maniera diversa. Con più eleganza, con maggiore senso del decoro. Ma lui va dritto all’osso. E così sia anche per noi. Ci siamo abituati. Non ci facciamo nemmeno più caso. E in fondo non ci dispiace neanche, se proprio dobbiamo essere sinceri. Avete ragione, per carità, scrivete quel che volete su di lui. Ma non chiedetelo a noi tifosi del Napoli. Potremmo persino finire col difenderlo.
Massimiliano Gallo

ilnapolista © riproduzione riservata