Da Callejon a Henrique: c’era una volta il mercato sbagliato del Napoli

Sedici gol. Il sedicesimo lo ha segnato di rapina, grazie al “suicidio” sportivo di Andujar. L’ha messa facile facile in porta. E ha portato il Napoli sul 2-0. Il primo lo segnò al Bologna in un San Paolo ancora incredulo che lo aveva accolto come uno Scarnecchia dei poveri. Poi, il sabato successivo, a Verona […]

Sedici gol. Il sedicesimo lo ha segnato di rapina, grazie al “suicidio” sportivo di Andujar. L’ha messa facile facile in porta. E ha portato il Napoli sul 2-0. Il primo lo segnò al Bologna in un San Paolo ancora incredulo che lo aveva accolto come uno Scarnecchia dei poveri. Poi, il sabato successivo, a Verona ne segnò un altro. E, ancora, contro l’Atalanta. Gliene mancano quattro per arrivare a quota venti. Ha nove partite a disposizione. Comunque vada, è sicuramente la sorpresa positiva della stagione. Un giocatorone. Essenziale. Che non spreca mai nulla. Che non gioca mai per la platea.

L‘esordio non poteva che essere una dedica a José Maria Callejon, lo spagnolo che abbiamo imparato ad amare. Il migliore in campo anche ieri sera a Catania, in una partita bizzarra. Con un Napoli che ha sofferto più di altre volte, che ha concesso tanto agli avversari, ma che ha concluso il primo tempo in vantaggio di quattro gol. Quattro a zero. Forse un record, non so. Di certo non accadeva da tanto tempo.

Benitez dà finalmente spazio a un robusto turn over (dopo Bergamo, non ebbe più il coraggio di riproporlo: sbagliando, a mio avviso). Ha fatto respirare Higuain e Albiol, ha riproposto Britos e soprattutto Zapata, un giocatore che ha tante potenzialità ma che dovrebbe trovare una squadra dove esprimersi con continuità. La partita, di fatto, non c’è stata. Il Napoli ha segnato praticamente a ogni affondo, senza peraltro riuscire a far vivere una serata tranquilla ai propri tifosi. Il Catania si è spesso reso pericoloso. E nel secondo tempo la squadra di Benitez è praticamente scomparsa dal campo. I più scaramantici tra noi non hanno potuto fare a meno di pensare a chi fosse l’allenatore della prima squadra avversaria del Napoli di De Laurentiis: Maran, col suo Cittadella, in quell’indelebile 3-3. Per fortuna nostra, il divario era incolmabile. Sia in termini di punteggio sia di qualità e concentrazione. Ma il secondo tempo resta bruttissimo. Credo che lo sappiano sia Benitez sia i giocatori.

Il Napoli ha comunque vinto per la prima volta a Catania in serie A. E ha riguadagnato tre punti sulla Fiorentina. Abbiamo apprezzato uno splendido gol di Henrique, calciatore al suo arrivo trattato alla stregua di Callejon per quel maledetto vizio che si sta impossessando dei tifosi del Napoli. Quello per cui l’erba del vicino è sempre più verde. Forse è il caso di tracciare un bilancio del mercato del Napoli e notare che, sostanzialmente, non abbiamo sbagliato un acquisto. Reina, Albiol, Callejon, Higuain, Mertens, Jorginho, Henrique, Ghoulam. Ha lasciato a desiderare Reveillere, ma è stato preso da svincolato a causa di un’emergenza. E Zapata probabilmente – seppure a mio avviso buono – era troppo acerbo per fare la riserva di Higuain. Col senno di poi, il più grave errore del mercato del Napoli.

Mancano ancora nove partite per poter tracciare un bilancio della nostra stagione. Il secondo posto appare lontano, di fatto lo è. La Coppa Italia è una finale, vedremo. Adesso giocheremo una volta a settimana e gli azzurri hanno la possibilità di consolidare il loro gioco per poi presentarsi in forma per la finale contro la Fiorentina. Domenica c’è la Juventus. Resta la partita clou per i napoletani. Ci arriviamo con un ritardo di venti punti. Tanti, troppi. I presupposti per giocare una partita importante, però, ci sono tutti.
Massimiliano Gallo

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