Serve il Napoli dei giorni migliori per battere lo Swansea

Questo Swansea di abile palleggio spagnolo e forsennato ritmo britannico, così rivelatosi nelle ultime partite contro Napoli e Liverpool, viene a giocarsi il retour-match di Europa League (sedicesimi di finale) al San Paolo non solo con la baldanza della squadra che non ha nulla da perdere, ma, peggio ancora, con la sfrontatezza di voler fare […]

Questo Swansea di abile palleggio spagnolo e forsennato ritmo britannico, così rivelatosi nelle ultime partite contro Napoli e Liverpool, viene a giocarsi il retour-match di Europa League (sedicesimi di finale) al San Paolo non solo con la baldanza della squadra che non ha nulla da perdere, ma, peggio ancora, con la sfrontatezza di voler fare risultato e andare avanti, un pareggio con gol lo favorirebbe. I gallesi verranno per attaccare (cosa che fanno benissimo) e non per difendersi (meno bene). Al Napoli lo 0-0 in Galles impone un solo risultato, la vittoria. Da qui il “condizionamento” del match che assegna agli azzurri la parte più difficile. E, viste come sono andate le cose lunedì sera a Fuorigrotta, il Napoli del primo tempo (un solo gol, mancato raddoppio, tiri fuori bersaglio, qualche egoismo di troppo nelle battute a rete) e, peggio ancora, la squadra del secondo tempo (calo fisico e di concentrazione, resa su ogni zona del campo, affanno e incapacità di ripartire) non inducono all’ottimismo.
Allo Swansea bisogna bruciare le ali e mangiare il cuore del gioco. Bruciare le ali significa prendere il sopravvento sulle fasce togliendo l’iniziativa a Dyer e Routledge sostenuti dalle sovrapposizioni dei terzini Rangel e Davies. Mangiargli il cuore del gioco significa prendere il controllo del centrocampo senza subire il palleggio volante dei gallesi ed evitando di andare in inferiorità numerica dove l’attaccante Bony arretra, gli esterni di centrocampo ripiegano e i mediani Britton e de Guzman più Shelvey, centrocampista offensivo, fanno intensità (4-5-1). Poi, sarà tutto inutile se lo Swansea vincerà nella corsa, nel dinamismo e nella carica agonistica. Se i gallesi correranno il doppio degli azzurri, Dio salverà sicuramente la regina ma San Gennaro (che non dice mai di no) salvi il Napoli.
Partita improvvisamente difficile per il momento positivo dello Swansea. Ma il Napoli (si è “risparmiato” nel secondo tempo contro il Genoa pensando ai gallesi?) può farcela ritrovando la brillantezza delle gare migliori, la palla a terra giocata velocemente, un Hamsik vestito da principe azzurro, Higuain al massimo come nei primi 45 minuti di lunedì sera e una difesa che sappia reggere l’urto gallese meglio che al Liberty Stadium.
Se c‘è un difetto in questo Napoli è ancora l’incapacità a gestire il risultato, a tenere palla frenando gli avversari, a fare melina difensiva, a saper “raffreddare” le partite in cui va in difficoltà senza schiacciarsi e subire. Ma contro lo Swansea l’obbligo di vincere esclude ogni calcolo e affida alle capacità offensive della squadra azzurra la chance maggiore “sin prisa pero sin pausa”. Benitez è il detentore della Coppa avendo vinto l’Europa League col Chelsea nel maggio scorso ad Amsterdam battendo il Benfica in finale. Le Coppe sono il suo forte.
MIMMO CARRATELLI

EUROPA LEAGUE.
Sedicesimi di finale. Giovedì 27.
Napoli-Swansea (ore 19, andata 0-0)
Ludogorec-Lazio (19, andata 1-0)
Trabzonspor-Juventus (21,05 andata 0-2)
Fiorentina-Esbjerg (21,05 andata 3-1).
Ottavi.
Napoli/Swansea – Eintracht/Porto
Juventus/Trabzonspor – Fiorentina/Ejsberg
Ludogorets/Lazio – Valencia/Dinamo Kiev.

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