Mi scopro aurelista, lo scoreggione che non piace ai salotti

Mi scopro Aurelista. Sempre di più. Mi scopro Aurelista quando leggo la parola pappone, scritta magari PAPPONE. Mi scopro Aurelista quando leggo dovunque, anche sui muri dei cessi pubblici, che “il mercato non è completo”. Che bella la regressione all’infanzia, allo stadio “se queste cose le facessi io e non papà sarebbero perfette perché lui […]

Mi scopro Aurelista. Sempre di più.

Mi scopro Aurelista quando leggo la parola pappone, scritta magari PAPPONE.

Mi scopro Aurelista quando leggo dovunque, anche sui muri dei cessi pubblici, che “il mercato non è completo”. Che bella la regressione all’infanzia, allo stadio “se queste cose le facessi io e non papà sarebbero perfette perché lui è cattivo”. Come se non esistessero, nella realtà, (la REALTA’): i competitori, i procuratori, i giocatori, i figli di puttana, le leggi del mercato, i limiti di budget e la saggezza che non ti spari tutto subito perché, insieme all’aumento del tetto ingaggi, poi se devi aggiustare a Gennaio sei nella merda. Ma “noi sappiamo come si fa, papà no”. Diceva Bertrand Russell: “The less you know the hotter you get”.

Mi scopro Aurelista quando capisco che con quella sua cazzimma antipatica un po’ rozza e scoreggiona ha capito tutto della politica napoletana e ne vanifica tràstole e ingiarmi (tricks and plots, dear) mettendoli in fuorigioco.

Mi scopro Aurelista quando manda gli auguri a Maradona dimostrando di aver capito che razza di Uragano gli stanno preparando quelli che usano i sentimenti e i ricordi d’amore.

Mi scopro Aurelista quando dice quello che tutti pensiamo sul Quartiere Loggetta e finge di non sapere che viviamo nell’epoca dei telefoni con videocamera e di internet (“Ma che hai registrato? E hai registrato, ahò, e ‘nnamo).

Mi scopro Aurelista anche quando lo detesto perché “si accamuffa” (fa il pesce in barile) sui cori “colerosi”, perché dimostra quella sua anima da mercante furbacchione che poi al fondo se ne frega di tutto.

Mi scopro Aurelista quando sento la Ilariona indignata che chiama Della Valle “Andrea”, come forse fa a tavola o nel week end, e fuma di rabbia per il rigore non dato. Aurelio lei lo conosce bene, oh se lo conosce, ma non lo chiamerebbe mai Aurelio.

Mi scopro Aurelista quando vedo applicato a lui il “canone Berlusconi”. “E perché attacca Platini e non conosce le regole e dice cose assurde sul calcio europeo (possibile) e non ha stile, e il motorino poi a quello non glielo ha regalato e non si dice merda in televisione e non si rutta a tavola (si fa per dire)…”. Sì, Aurelio è maleducato, ma il vero problema è che vi sta dicendo che la tavola è apparecchiata in modo da non prevedere un posto per lui e per noi. E a voi, noi facciamo schifo tanto che vorreste, chissà, forse qualche pensiero lo state anche facendo…

Mi scopro Aurelista quando leggo che Frank Cimini, un grande cronista di giudiziaria milanese, senza saperne un beneamato nulla, scrive su Facebook che Aurelio ha i bilanci falsi e la magistratura chiude gli occhi. Chi è Frank? Il più garantista e anti magistrati dei giornalisti italiani, ma quando parla di Aurelio diventa giustizialista e lancia accuse che non dico prova, ma nemmeno appoggia con una vrenzola (briciola) di prova. E io non mi arrabbio, no, ma annuso, io che cane sono, uno spirito del tempo, un certo modo di pensare dell’establishment quando si prepara a colpire.

Mi scopro Aurelista quando vedo che vorrebbero cambiare le regole solo perché stavolta hanno favorito noi. Quando leggo “Napoli con la spinta” e “Napoli quanti aiutini” (Gazzetta dello sport), e sì è vero, qui non parlano di Aurelio ma della sua squadra. Ma Aurelio è il nostro armatore e la nave Napoli dà un fastidio boia nel calcio che conta e nel paese del capitalismo educato che pensa politicamente corretto, prende il carbone vegetale, e va alle convention di Renzi (reverse angle: applicano il “canone Berlusconi”).

E mi scopro Aurelista per un altro, ultimo, finale e assoluto motivo. Lui è l’armatore, ma stavolta ha scelto il capitano giusto per la nostra nave. il mio Capitano. O Capitano, mio Capitano, vamos. Sin Prisa pero sin Pausa.
(E grazie a Gianluigi Trapani per il “template” stilistico)
Vittorio Zambardino

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