Quando Roma-Napoli fu sfida scudetto e Liedholm mise Pruzzo a uomo su Krol

Roma-Napoli partita scudetto. In fondo in fondo sono in pochi quelli che ci credono, eppure il teorema Brera per stilare la gerarchia delle partite di una giornata di campionato non lascia il benché minimo dubbio: 21 punti della Roma più 19 del Napoli fanno 40. È big match. Anche in chiave tricolore. Un tempo, più […]

Roma-Napoli partita scudetto. In fondo in fondo sono in pochi quelli che ci credono, eppure il teorema Brera per stilare la gerarchia delle partite di una giornata di campionato non lascia il benché minimo dubbio: 21 punti della Roma più 19 del Napoli fanno 40. È big match. Anche in chiave tricolore.

Un tempo, più di trent’anni fa, esattamente l’8 marzo del 1981, un Roma-Napoli che poteva contare per lo scudetto effettivamente si giocò. Era la quinta del girone di ritorno e la Roma di Liedholm era sola in testa con 26 punti. Alle sue spalle, a quota 25, erano appaiati Napoli e Juventus. Era il Napoli di Marchesi. Ma, soprattutto, era il Napoli di Krol: il nostro straniero. Una squadra presa per mano dall’ex terzino dell’Olanda del calcio totale, che predicava calcio tra Vinazzani, Nicolini, l’enfant prodige Musella e Pellegrini.

Ventesima giornata del campionato (allora la serie A era a sedici squadre) e appuntamento allo stadio Olimpico. Ore 14.30. Al centro dell’attacco dei giallorossi c’è Roberto Pruzzo, implacabile centravanti che quella domenica venne chiamato da Liedholm, il profeta del gioco a zona, a un compito di marcatura. Fisso. Senza sosta. Il tecnico svedese lo mise su Krol (la foto in home è tratta dal sito almanaccogiallorosso.it). Senza lasciargli scampo. Non appena riceveva palla da Castellini, l’olandese si vedeva piombare addosso il bomber di Crocefieschi. Addio gioco del Napoli. Liedholm aveva spento la luce. Fu la prima volta, probabilmente, nel campionato italiano in cui fu un centravanti a non dar tregua a un difensore.

Fu indubbiamente la chiave tattica del match. La Roma andò in vantaggio nel secondo tempo proprio con Pruzzo che approfittò di un errore di Ferrario sul fuorigioco. Poi si fece male Falcao e la Roma rimase disorientata. Pellegrini andò via sulla destra, tirò in diagonale e sulla respinta Speggiorin segnò a porta vuota. La sfida scudetto finì 1-1. Poi il campionato andò come andò. Noi incappammo nel Perugia, loro nell’arbitro Bergamo.

A memoria, dopo, di sfide scudetto non ce ne sono più state. Sì, loro ci tolsero due punti in casa nella partita in cui cominciò l’incredibile vicenda del 1988. Noi rinviammo la festa a loro in quel 2-2 al San Paolo, giorno in cui fu inaugurata la gabbia in Tribuna laterale e in quella domenica che si concluse con una incredibile guerriglia urbana.

Quest’anno, almeno aritmeticamente, Roma-Napoli torna a essere sfida scudetto. È cambiato praticamente tutto. Il mondo, il calcio, tutto. L’olandese, stavolta, ce l’hanno loro. Ma il centravanti ce l’abbiamo noi.
Massimiliano Gallo

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