La titanica impresa di Benitez: farci capire che Roma-Napoli non è decisiva

Non ci riuscirà, perché non ci riuscirà a cambiare una tifoseria, un popolo, con le sue aspettative da “tutto e subito”, storicamente incapace di guardare al di là del proprio naso. Ma non si può dire che non ci stia provando. Sembra essere questo l’obiettivo principale di Rafa Benitez, convincere i napoletani che i cavalli […]

Non ci riuscirà, perché non ci riuscirà a cambiare una tifoseria, un popolo, con le sue aspettative da “tutto e subito”, storicamente incapace di guardare al di là del proprio naso. Ma non si può dire che non ci stia provando. Sembra essere questo l’obiettivo principale di Rafa Benitez, convincere i napoletani che i cavalli si contano al palo e che il palo è lontano, lontanissimo e che, se si vive ogni traguardo volante come se fosse una finale di Champions, al palo non ci arriverai mai.

È un’operazione socio-antropologica la sua. Senza speranze, sia chiaro. Ma lodevole nell’intento. In cuor suo lo sa anche Rafa che nessuno in città (e fuori) crede che quella con la Roma sia una partita importante ma tutt’altro che decisiva. Per i tifosi è un incontro da dentro o fuori. Se perdessimo, i giallorossi si involerebbero verso uno scudetto tranquillo. Al contrario, noi cominceremmo una fuga paragonabile a quella che proprio all’Olimpico nacque 27 anni fa (PREISTORIA).

È come se Rafa cercasse di “educare” la tifoseria e l’ambiente per trovarseli al proprio fianco nei momenti difficili. Per non dover rivivere il post Napoli-Sassuolo in cui sembrava di essere stati catapultati all’epoca del Napoli di Giacomini. Sta usando il bastone e la carota, Rafa. Dispensa pillole di bromuro e poi va al San Carlo. Invita alla ragionevolezza, ma senza distacco. Sale anche le scale del principale quotidiano della città, Il Mattino, e fa il tiki taka cercando di avvolgere pure loro. Siamo alla metà di ottobre, possibile che possa essere decisiva una partita di un torneo che si conclude a maggio? Allora il ciclismo non l’avete mai visto, verrebbe da dire.

E no, Rafa, non siamo terra di ciclisti. Va detto. Sì, qualche incidente di percorso qua e là. Siamo terra di schermidori, tutti nervi e riflessi (e classe ed equilibrio, sia chiaro); siamo terra di vogatori che spingono forte dal primo all’ultimo metro; di lottatori, di judoki. Il concetto di fondo ci è estraneo. Del resto per anni, da decenni, per noi esisteva una sola partita. Siamo allenati a reggere la tensione per un solo evento. Perciò ti guardano, ti guardiamo, come si fa con un extraterrestre.

Ci stai dicendo che Roma non è decisiva, né se vinciamo né se perdiamo. Ci stai dicendo che se perdiamo dobbiamo imparare dai nostri errori e se vinciamo dobbiamo essere bravi a non montarci a testa. Perché non è successo niente. Ci stai dicendo che sabato dovremo già pensare al Marsiglia. Perché dobbiamo essere competitivi sia in Italia che in Europa. Addirittura hai provato a dirci che stai, state, già pensando al Napoli del prossimo anno. E attorno a te si saranno chiesti: “ah ma allora quest’anno non vinciamo niente”. Sii clemente, Rafa. Porta pazienza.
Massimiliano Gallo

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