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Benitez dribbla i giornalisti ma le scelte le fa, eccome

Firenze. Nel giorno del compleanno di Diego. Per chi ha memoria, per chi ha quegli anni stampati nella memoria, Firenze è il gol di Monelli da centrocampo. È l’arbitro Lanese. È Diego che dice: “Oggi abiamo capito che giochiamo contra (contra) tutti quanti” e si becca una giornata di squalifica. È Diaz che ci condanna definitivamente la domenica successiva al primo maggio, con Diego in tribuna.
Firenze è anche la serie B. La retrocessione con l’inutile vittoria firmata Edmundo. Con Mondonico in panchina che attribuì la retrocessione alle prime sei giornate targate Zeman.Firenze, più di Roma a mio avviso, ci dirà qualcosa del Napoli di Rafa Benitez. Diciamolo: perdere a Firenze, dopo la sconfitta dell’Olimpico, sarebbe un colpo. Un’eventuale sconfitta aprirebbe vivaci discussioni e vivaci discussioni è un eufemismo, ovviamente. Benitez non può non saperlo.
L’allenatore, come al solito, ha mischiato le carte, ha fatto il tiki taka in conferenza stampa, e i giornalisti cominciano a mugugnare. Ohibò, verrebbe da dire, ma che cosa pretendete da un allenatore? Che vi venga a spiattellare i segreti dello spogliatoio? Da un tecnico che ha certificato nero su bianco come il calcio sia una bugia, come lui – per contratto – sia pagato per dire bugie. E lo ha confessato a Gianni Mura, non proprio l’ultimo arrivato. Benitez, invece, ha un merito: sta facendo capire l’inutilità della conferenza stampa, un rito ormai obsoleto privo di alcun interesse, a meno che non cambi il registro delle domande. Ma la vedo dura.
Benitez il Napoli lo sta cambiando, eccome. Il caso Cannavaro è lì, grande come una casa. Perché mai ne dovrebbe parlare lui. Lui ha dato la fascia di capitano a Marek Hamsik. Ha piazzato Britos al fianco di Albiol. Quando gli ha dato fiducia, è stato ripagato da prestazioni ampiamente sotto la sufficienza (tranne che contro l’Atalanta). A Marsiglia gli ha preferito Fernandez, così come probabilmente farà stasera. Che cos’altro deve dire? Lui parla coi fatti. Il titolo c’è, se cercate il titolo, ma non tra virgolette.
È un allenatore coraggioso, pronto a sovvertire le gerarchie interne. Lo ha dimostrato anche a Marsiglia. Non solo ha lasciato fuori Insigne, ma al decimo della ripresa ha fatto entrare Zapata e non Pandev al posto di Insigne. La fortuna aiuta gli audaci. E Rafa audace lo è, senza dubbio. Lui la definirebbe coerensa. Ma potremmo anche chiamarlo il coraggio delle scelte: ieri Cannavaro, oggi Insigne (anche se quella di Lorenzo non è affatto una bocciatura), domani chissà. È tutto sotto i nostri occhi. Gli occhi di tutti. Mancano le virgolette. Un tempo infatti, i titoli si facevano senza virgolette.
Massimiliano Gallo

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