E invece no, caro Max, il turn over preventivo è un suicidio

E invece no, caro Max. Non sono d’accordo con te. Ritengo, come già detto, un suicidio il turn over preventivo. Né mi sovviene di grandi squadre che lo abbiano praticato con successo. Ricordo soltanto le magre figure fatte, in particolare in terra straniera, da Mazzarri anche lui turnoverista convinto. Intanto il bello di queste discussioni […]

E invece no, caro Max. Non sono d’accordo con te. Ritengo, come già detto, un suicidio il turn over preventivo. Né mi sovviene di grandi squadre che lo abbiano praticato con successo. Ricordo soltanto le magre figure fatte, in particolare in terra straniera, da Mazzarri anche lui turnoverista convinto.
Intanto il bello di queste discussioni è che ognuno può sostenere all’infinito le sue tesi. Tanto manca e mancherà sempre la controprova. Il calcio non é una scienza sperimentale. Una partita di calcio non va mai confusa con un esperimento.
Non è possibile “falsificarla”.
“Quando uno scienziato scrive un lavoro scientifico per illustrare i risultati di un esperimento comincia con un paragrafo intitolato “materiali e metodi”. Che ha anche lo scopo di offrire ad altri la possibilità di ripetere esattamente lo stesso esperimento. Questo perché la conoscenza scientifica deve ammettere la possibilità illimitata di revisioni e controlli. Ovvero deve essere falsificabile, come afferma Popper. Ma questo principio manifestamente non funziona nel calcio. Una partita non la puoi ripetere esattamente eguale.
Un grande fisico sperimentale diceva che un esperimento è un modo di interrogare la natura. Come nel gioco delle venti domande. Scegli un nome qualsiasi, ad esempio la capitale della Colombia, e inviti un amico a indovinare facendo domande che prevedono solo risposte SI o NO. Nel caso degli esperimenti scientifici il gioco è lo stesso, ma con la differenza che la natura non dirà mai: Ok, il gioco è finito, ecco la risposta giusta. Dirà solo SI o NO a ogni domanda. A ogni risposta il giocatore formula un’ipotesi e fa una nuova domanda. Il gioco non si ferma mai. Lo scienziato sperimentale fa proprio così. Mette su un esperimento per forzare la risposta della natura verso il SI o verso il NO. Senza divagare. E la risposta di solito è un insieme di click su uno strumento di misura. Ad ogni risposta il giocatore formula una ipotesi e fa una nuova domanda. E avanti così. Il gioco non si ferma mai. L’importante è avere risposte coerenti. Immaginate lo stupore quando alla domanda “La luce è fatta da onde?” la natura rispondeva SI. Poi si cambiava esperimento e si faceva la domanda “La luce è fatta da particelle?”, e la natura rispondeva di nuovo SI. Che succedeva? La natura era impazzita? No. La natura rispondeva alle domande con un SI o con un NO. Il resto era un problema degli scienziati.
In questo modo di operare della scienza l’esperimento ha il posto d’onore. Senza esperimento la scienza sarebbe pura speculazione. Visioni del mondo, come possono averla i filosofi, i letterati, i poeti, le religioni.”
Ecco forse il calcio più che ad una scienza sperimentale somiglia ad un ambito di pura speculazione. Ed io e te, caro Max, sul turn over in fondo più che discutere speculiamo!
Guido Trombetti

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