La maglia mimetica, noi (presunti benpensanti) e il mondo fuori

Su Facebook, Bruno Patierno, napolista doc, ha detto la sua senza tanti giri di parole sulla maglietta mimetica presentata ieri sera al San Paolo. “Diciamo che non sembra proprio studiata x invitare al fair play in campo e fuori… Oltre ad essere ripeto da vomito dal punto di vista estetico. Esattamente da tamarri”. E, a […]

Su Facebook, Bruno Patierno, napolista doc, ha detto la sua senza tanti giri di parole sulla maglietta mimetica presentata ieri sera al San Paolo. “Diciamo che non sembra proprio studiata x invitare al fair play in campo e fuori… Oltre ad essere ripeto da vomito dal punto di vista estetico. Esattamente da tamarri”. E, a dirla tutta, non ha incontrato tante resistenze. Anche nei giorni scorsi, incuriosito dalla reazione dei tifosi, avevo girato su forum, siti e social network nel tentativo di farmi un’idea.

E devo ammettere che, con mia somma sorpresa, erano tanti i tifosi che disapprovavano la scelta estetica della società. Ho invano cercato i soliti pasdaran presidenziali ma stavolta frasi del tipo: «State sempre a criticare, vi meritate Naldi e Corbelli» non le ho lette. Insomma, l’accoglienza mi era parsa tiepida. E ho pensato che per una volta De Laurentiis aveva sbagliato. La sua visione “contemporanea” del calcio stavolta non aveva incontrato i gusti del pubblico. Senza nemmeno il prevedibile e forse persino auspicato sermoncino dei benpensanti (che poi saremmo noi) sul significato di una maglia mimetica in uno sport che con la violenza ha sin troppi problemi. Sermoncino che stavolta ho provato in ogni modo a non fare, per non cadere nel tranello.

Perché, sia chiaro, la maglia è orrenda. Concettualmente riprovevole (almeno secondo me), in linea con l’idea presidenziale di calcio, oltre che esteticamente di dubbio gusto, insomma una roba da tamarri per dirla alla Patierno. Tutto vero, per carità, come però è reale la distanza tra noi calciofili tradizionali, autoproclamatisi sul campo detentori del senso estetico, e la clientela su cui forse si conducono le ricerche di mercato.

Dico questo perché ieri sera, guardando la tv, una ragazzina di 13 anni ha definito “una figata” quella maglia. “Questo – ha aggiunto – è stato l’anno della mimetica”. E stamattina, su Facebook, leggo che al Napoli store on line c’è grandissima richiesta per la mimetica: ogni 10 maglie vendute, almeno sette sono mimetiche. Per carità, la legge del mercato non è quella dell’estetica (e abbiamo detto che non approfondiremo qui il valore educativo di una maglia mimetica), ma ha il suo peso. E così torniamo al discorso già fatto recentemente a proposito delle cheerleaders. Gli ufo siamo noi che avremmo gradito due semplici maglie, una azzurra e l’altra bianca. Che, probabilmente, avrebbero venduto poco e niente.
Massimiliano Gallo

p.s. ieri non abbiamo scritto nulla sull’opportunità di non giocare la partita in segno di lutto. Scrivo queste righe a titolo del tutto personale. Non so se le persone con cui condivido quotidianamente la gestione del sito siano d’accordo. Non ho scritto nulla perché davvero non sapevo quale fosse la scelta giusta. Avrei optato per far giocare solo la partita, senza la presentazione delle maglie né quella dei giocatori. Ma all’indomani di una simile tragedia mi sembrava ulteriormente fuori luogo alimentare una polemica. Questo è stato il mio pensiero. Giusto o sbagliato che fosse.

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