Un illuminista, proprio in quanto tale, avrebbe fatto giocare sempre Maradona

Fede nella ragione umana, nella razionalità. Questa la caratteristica fondamentale dell’illuminismo. Non utilizzare che il metodo sperimentale (scientifico) per produrre conoscenza. Combattere in tal modo ignoranza e superstizione. Marco Demarco per rappresentare il metodo di lavoro di Mazzarri ha addirittura scomodato il movimento di pensiero settecentesco. Per individuare le radici del suo successo alla guida […]

Fede nella ragione umana, nella razionalità. Questa la caratteristica fondamentale dell’illuminismo. Non utilizzare che il metodo sperimentale (scientifico) per produrre conoscenza. Combattere in tal modo ignoranza e superstizione. Marco Demarco per rappresentare il metodo di lavoro di Mazzarri ha addirittura scomodato il movimento di pensiero settecentesco. Per individuare le radici del suo successo alla guida della squadra partenopea ha chiamato in causa Voltaire e Montesquieu. Forse un poco eccessivo, si potrebbe osservare.

Ed invece di tale posizione, pur rappresentata con qualche tonalità retorica, ho compreso lo spirito costruttivo. Ho compreso la volontà di segnalare ammirazione per un metodo di lavoro razionale che mette da parte posizioni aprioristiche. E costruisce quotidianamente la lista dei valori basandosi sul metodo sperimentale. Metodo applicato in settimana negli allenamenti. Niente quindi giocatori inamovibili. Niente rendite di posizione. Niente privilegi. Spazio a chi è più in forma. E chi è più in forma lo si sperimenta sul campo durante gli allenamenti. Inoltre fiducia cieca nell’assimilazione degli schemi di gioco. “Se giocassi con la Playstation programmata con i miei schemi vincerei tutte le partite” disse più o meno il nostro in una intervista. Affermando così la sua fede illuministica nel lavoro metodico, nell’applicazione degli schemi preordinati a tavolino. Tout court nella razionalità. Oltre che una fede sconfinata nelle proprie capacità!

Resto però basito quando leggo la seguente affermazione
Gli orfani di Maradona (vedi Vittorio Zambardino su Il Napolista) non amano Mazzarri perché sanno bene che con lui in panchina, perfino un mito assoluto come l’indimenticato Diego rischierebbe, causa lo straripante individualismo, di non giocare. Per costoro, in passato capaci di fanatismi più o meno creativi e di pirotecniche adorazioni laiche per Maradona, oggi appare sopra le righe intravvedere in Mazzarri una sorta di fede illuminista o comunque un esempio per la città: un esempio di rigore e di serietà professionale.

Eh no. Non ci siamo. Secondo me questa affermazione (magari strumentale al fine di alimentare la discussione) è contraddittoria se si considera Mazzarri illuminista. Uomo che fa della razionalità uno stile di vita. Un esempio di rigore e di serietà professionale. Infatti un tecnico opera nell’interesse della squadra che allena. Il suo obiettivo è far vincere la squadra. E far giocare un fuoriclasse come Maradona (stiamo parlando di quello che molti considerano il più grande di tutti i tempi) sempre e in ogni situazione era nell’interesse della squadra. Quindi il più razionale dei comportamenti. Al quale un tecnico “illuminista” mai e poi mai poteva sottrarsi.

Qui, sia chiaro, non si tratta di essere “orfano di Maradona”. Si tratta semplicemente di ragionare. Il giocatore argentino da solo faceva la differenza. Questo è un dato sperimentale incontrovertibile. Ed il tecnico doveva operare per vincere le partite e non ad altro fine. Quindi era obbligato (dalla razionalità) a far giocare l’argentino.

Ricordo un episodio.
In settimana Maradona ne aveva combinata una delle sue. Saltando varie sedute di allenamento, mi pare di ricordare. Un giornalista intervistò in proposito Pesaola. “Mister non sarebbe stato giusto punire Maradona per il suo comportamento lasciandolo fuori squadra?” E il Pesaola rispose irridente come nel suo stile “Io se Maradona si presenta allo stadio la domenica cinque minuti prima della partita lo faccio spogliare e lo mando in campo”. Il Petisso, tutto fumo, poker e grandi astuzie, non era forse esattamente un illuminista. Ma certamente era un grandissimo tecnico che sapeva tutto del calcio.

E un altro aspetto da tenere in conto è che tutti i compagni, dico tutti, erano d’accordo con Pesaola. Tutti preilluministi? No. Tutt’altro caro Marco. Far giocare Maradona sempre e comunque era una espressione di razionalità assoluta. Obbediva alla risultanza sperimentale che con lui in campo si vinceva. Senza di lui tutto era più difficile.

Comunque di tutto ciò mancherà per sempre la controprova. Maradona è ormai soltanto un ricordo. Mazzarri lo diventerà tra poco!!!
Guido Trombetti (tratto dal Corriere del Mezzogiorno)

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