Il nuovo leader si chiama Hamsik, è il nostro Falcao

Pubblichiamo l’articolo del professor Trombetti apparso sul Roma di oggi. La partita con il Siena si poteva anche non guardare proprio. I toscani già retrocessi. Il Napoli saldamente secondo. Passerella per alcuni panchinari meritevoli. La vecchia bandiera Grava. El Kaddouri grande promessa azzurra. Piedi eccellenti e rapidità le sue doti principali. Da migliorare la fase […]

Pubblichiamo l’articolo del professor Trombetti apparso sul Roma di oggi.

La partita con il Siena si poteva anche non guardare proprio. I toscani già retrocessi. Il Napoli saldamente secondo. Passerella per alcuni panchinari meritevoli. La vecchia bandiera Grava. El Kaddouri grande promessa azzurra. Piedi eccellenti e rapidità le sue doti principali. Da migliorare la fase difensiva.
L’attenzione dei tifosi però non é rivolta agli ultimi scampoli di campionato. Bensí alla confusione che ancora regna intorno al Napoli. Con Cavani e Mazzarri dati da tutti in partenza. Con Cavani e Mazzarri che parlano e si comportano come chi è in partenza. Siamo in attesa che De Laurentis, uomo di grande intelligenza e sagacia ed imprenditore avveduto, detti la linea per il futuro. Linea che certamente ha già in mente. Che prevede un piano A. Uno B. Uno C… Che fino ad oggi per motivi di opportunità non ha inteso ancora esplicitare. Ma il tempo ormai stringe. E in breve anche noi comuni mortali avremo il privilegio di conoscere la verità.
Il match con il Siena è servito fondamentalmente a Cavani. Per contenere la rimonta di Di Natale nella classifica dei marcatori. E per dimostrare a noi appassionati, ove mai ve ne fosse ancora bisogno, che questo Napoli non può fare a meno di Hamsik. Ed anche ieri, per ribaltare l’esito della particella di allenamento Mazzarri è stato costretto a farlo entrare in campo.
Hamsik ha fatto un campionato straordinario. Lui, spesso in passato accusato di giocare a corrente alternata, è stato un riferimento fisso a centrocampo. Oggi al mondo esistono pochissimi giocatori di centrocampo del suo livello. Capaci di organizzare il gioco. Di tornare in copertura. Di assistere gli attaccanti con un numero di assist enorme. (Una buona parte dei goal di Cavani siano figli delle sue intuizioni.) Di andare a rete con perentoria continuità . Calciando indifferentemente con entrambi i piedi. E siglando alcuni goal entrati di prepotenza nelle copertine delle trasmissioni televisive. Nella scelta di tempo negli inserimenti sottoporta è, a mio modesto avviso, uno dei più forti, se non il più forte, giocatore al mondo.
Ripercorrete con attenzione il campionato del Napoli e troverete costantemente il suo marchio.
Credo che abbiano giovato molto nella sua crescita due elementi. Il lavoro di Mazzarri che è intervenuto sul suo gioco con caparbietà per correggerne i difetti ( scarsa continuità, lunghe pause…) che rischiavano di lasciarlo come una splendida incompiuta. E la partenza di Gargano e Lavezzi. L’uno scorrazzando in modo anarchico su tutto il fronte d’attacco e fino alla linea di centrocampo costituiva un ostacolo oggettivo alle perfette geometrie dello slovacco. L’altro gli saltava spesso sui piedi nella sua smania di corridore irrefrenabile, rompendo i tempi perfetti del grande Marek.
Lo slovacco non è un centrocampista classico. Non è un incontri sta. Non è esattamente una mezza punta. Ciò perché è un campione di razza. E quindi difficile da omologare, da costringere in schemi preconfezionati.
Dovessi fare un paragone con altri fuoriclasse che hanno battuto i nostri campi di calcio, citerei Falcao e Totti. Del primo ha il passo sontuoso nel cucire il gioco. Del secondo il talento nel fare l’ultimo passaggio. E lo shoot secco del grande fuoriclasse.
Insomma Hamsik con il repertorio di colpi di alta scuola di cui dispone per dono della natura è il vero leader di questo Napoli.
A queste considerazioni di carattere tecnico va aggiunta una osservazione di carattere umano. Attiene alla serenità con cui Marek Hamsik vive il suo essere un fuoriclasse. Ed il suo rapporto con la squadra e la città. Avesse voluto sarebbe diventato uno dei pezzi ambiti del mercato. Come Cavani. Se non più di Cavani. Ed invece mentre il tecnico e l’uruguagio alzano fino ad oggi cortine fumogene sul loro futuro, Hamsik, novello Cicerone, declama con semplicità hic manebimus optime. Mi trovo bene qui a Napoli. Voglio restare qui. Voglio riscrivere la storia del club.
Questa si chiama personalità. E determina per acclamazione l’assunzione di Marek Hamsik al ruolo di leader indiscusso della squadra partenopea.
Guido Trombetti

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