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È chiaro, al regista di Sky non piace il calcio

Dopo tante chiacchiere, poi per fortuna quel momento arriva. Il campionato ricomincia, sempre. Voi siete lì e non vedete l’ora. In quel weekend di fine agosto siete pervasi da uno strano senso di autostima. Ce l’avete fatta, siete sopravvissuti a circa un migliaio di voci sul mercato (“Obiettivi Napoli”: praticamente tutti i calciatori del globo terrestre) e ora – bando alle pippe – pregustate il sapore delle partite in tv. Il vostro decoder Sky è pronto, bello luccicante. Prima però dovete fare un lavoro su voi stessi, tipo tecnica di auto-rilassamento. Ecco una guida per prepararvi al meglio.

Il regista maledetto
In un tempo non tanto lontano, le partite venivano riprese in modo spartano. Due o tre telecamere al massimo. In casa vi arrivavano immagini dall’alto, qualche sporadica inquadratura da bordo campo, rari replay. Con Sky no. Loro piazzano intorno al campo decine di postazioni. E se ne vantano.
Il più gasato di tutti è il regista. Eccitato come Ciccio di Nonna Papera in rosticceria, il padrone delle riprese vuole usare tutti, ma proprio tutti, i mezzi che ha a disposizione. E lo vuole fare a modo suo. Innanzitutto la telecamera principale non la mette più in cima allo stadio, per carità, è roba d’altri tempi. No, nella migliore delle ipotesi lui piazza la camera a metà delle gradinate. Risultato: immagini schiacciate, prospettive falsate, smadonnamenti dei telespettatori. Anche se si sta giocando al Bernabeu, grazie a questa singolare scelta una partitona vi apparirà spesso come un derby tra Calvizzano e Boys Caivanese trasmesso in differita su Televomero. Ma il problema vero è un altro: al regista il calcio non piace. Non gliene frega niente di farvi vedere la partita, perché tanto lo sa che voi appassionati rimarrete lì inchiodati in ogni caso. Quindi lui cerca di coinvolgere gli spettatori occasionali (nonne, mamme, bambini, fidanzate, amici non tifosi e rompicoglioni che si sono auto-invitati a casa vostra). Lui, il regista maledetto, cerca nuovi abbonati lanciandosi in un avventuroso e velleitario “racconto per immagini” del match. Vi faccio un esempio: all’ottavo minuto del primo tempo, Behrami entra in scivolata sulla trequarti e mette la palla in fallo laterale. E allora ecco un immediato e prolungatissimo primo piano del nostro amato mediano. Nel frattempo il pallone è di nuovo in gioco, dal rumore del pubblico intuisci che sta pure succedendo qualcosa, ma non puoi vederla. Ora, regista maledetto, ti devo dire una cosa: ma secondo te, che cazzo di faccia dovrebbe fare un incontrista che all’ottavo del primo tempo ha messo una palla fuori? Te lo dico io: una faccia da fallo laterale.
Ma tutto questo il maledetto non lo sa e non lo vuole sapere. Andrà avanti così per tutta la partita. Lui è un appassionato di facce. Quando finalmente arriva il gol, uno vorrebbe gustarsi l’immagine di quella palla in fondo al sacco, ma lui non ve la mostra per più di una microscopica frazione di secondo, non vi dà manco il tempo di vedere la rete gonfiarsi, perché vuole staccare subito su chi ha segnato. Poi cominciano i replay. Per un gol, sono in media tremilaseicentododici. Ma la ripetizione scatta su tutto. Oh, dico TUTTO: tiri fuori di quattro metri, falli e falletti, gesti e gestacci, allenatori che parlano con la mano davanti alla bocca, quarti quinti e sesti uomini, nasi sanguinanti, spettatori che sventolano cartelli… A fine partita, sarete storditi. Sappiatelo.

La telecronaca divagante
Secchioni. Ecco cosa sono. Parlo dei telecronisti Sky. Questi non si limitano a sfogliare la Gazzetta dello Sport o a fare qualche ricerchina su Internet. Loro leggono tutto, in tutte le lingue del mondo. Aggiornamento professionale, direte voi, nulla di male… Eh no, perché come quegli studenti che alla maturità fanno la versione di greco traducendola pure in latino (ma chi glielo ha chiesto? Perché lo fanno?) così questi sgobboni devono ostentare la loro erudizione rovesciandola a cascata su noi malcapitati. Il campione di questa specialità è: Massimo Marianella.
Trattasi di un brav’uomo. Dico sul serio. Simpatico e intelligente. Evidentemente a disagio in Italia, trascorre – a quanto ho capito – parte della sua vita a Londra. E si sente, infatti la sua pronuncia è diventata inascoltabile. Prendiamo un nome qualunque: Balotelli. E’ facile, dai, dire “Balotelli”. Si può fare. Lui non ce la fa. Dice: “Baah-looh-teeh-liih” con le vocali allargatissime. Dopo un quarto d’ora cominciano a girarvi i coglioni. Ma non è finita, perché Massimo è rimasto l’unico a prendere sul serio le cazzate che dicono i calciatori e poi ve le ripete, parola per parola. Non so, inquadrano Robben? E comincia il pippone: “E lui parlando con un giornale olandese ha detto: ‘Ci tengo moltissimo a segnare in questo stadio, (intanto il Bayern ha riconquistato la palla) perché qui ci è passata mia cugina Marika in viaggio di nozze (Ribery è partito in contropiede. Non si capisce perché il telecronista stia parlando di Robben) ed io sono molto legato a Marika, (Ribery salta due avversari) ricordo che quando ero piccolo e avevo la febbre (Ribery con un tunnel supera l’ultimo difensore), mia madre non voleva che mangiassi dolci (Ribery è solo davanti al portiere) ma lei mi portava di nascosto gli stroopwafels (Ribery spara una cannetta sotto l’incrocio) e io li mangiavo sotto le cop…’ Ribeeeeryyyyy!!!! Un gol magnifico!!!! Lo aveva dettooo: ‘Per me segnare un gol dopo aver scartato l’intera difesa avversaria sarebbe il sogno di una vita, perché non ho fatto in tempo a veder giocare Platini ma mio padre mi ha raccontato che una volta Michel nel giardino di casa sua…’”. Questo è Marianella. Però è una brava persona, ripeto. Poi invece c’è Caressa.

Ecco, su Fabio Caressa la faccio breve: è il classico tipo che ha cominciato da incendiario e adesso studia per diventare pompiere. Vuole fare la rivoluzione con il permesso dei carabinieri (cit.). Insomma, è diventato juventino. Ho detto tutto.

I più bravi sono Riccardo Trevisani e Maurizio Compagnoni. Quando gioca il Napoli pregate che venga inviato uno di loro due. O almeno Gianluca Di Marzio, che ha forti legami con i nostri colori. A proposito, sappiate che il tifo del telecronista è direttamente proporzionale al seguito che hanno le squadre in campo. Insomma, se c’è Napoli-Chievo, loro tiferanno Napoli in modo abbastanza palese. Ma quello stesso cronista, chiamato a commentare Inter-Napoli, ci tiferà contro senza se e senza ma. Va così, rassegnatevi.

Coi tempi “justi”
Sono tanti. Tutti ex calciatori. Alcuni hanno buonissimi trascorsi, come Bergomi o Marchegiani. Nomi che la gente ricorda, quindi capisci la logica che li ha portati a Sky. Gli altri invece, boh? Claudio Onofri, ex difensore del Genoa anni ’70-’80, me lo ricordo io che sono un malato, ma gli appassionati medi che ne sanno? E Daniele Adani, oscuro difensore del Brescia e di una sfigatissima Inter, perché lo hanno reclutato? Domande inquietanti, destinate a restare per sempre senza risposta. Sappiate però che queste cosiddette “voci tecniche”, per conservare l’incarico (e il relativo gettone) sono state costrette a firmare un accordo capestro: verranno cacciati via a pedate se non ripetono 131 volte a partita “Coi tempi giusti”. Sentirete questa espressione in continuazione: “Sì è inserito coi tempi giusti”. “Ha aspettato, e poi coi tempi giusti…”. “Non stanno attaccando coi tempi giusti”. Siccome quasi tutti i commentatori sono settentrionali, quel “Giusti” diventa poi “Justi”, la “G” quasi non la pronunciano. Poi, in quanto voci “tecniche” potreste pensare che questi espertoni vi forniscano preziosissime chiavi di lettura per una migliore comprensione del match. Sì, potreste pensarlo, ma vi sbagliereste, perché il commento a due funziona così: (Telecronista) “Pandev… Si libera di un avversario… Cavani scatta… Pandev lo serve, Cavani in area… Cavaniii!!! Napoli in vantaggio!” (Seconda voce) “Essì, Pandev si è liberato, Cavani è scattato coi tempi justi, e sul servizio di Pandev è entrato in area e ha fatto gol”. Ma va?

Ultima cosa: A volte capita che Sky annunci uno Speciale, chessò, “I cento gol di Cavani”. Non guardatelo. In genere lo confeziona un montatore dedito all’Lsd. Non ci capirete veramente nulla.
Giulio Spadetta
(3 – continua. Quarta ed ultima puntata: Ilaria D’Amico)

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