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Versione di zemaniano-italiano (la risposta di chi zemaniano non è)

“Uomo tutto d’un pezzo in campo”.
Una personalità rigida, autoritaria, incapace di mettersi in discussione anche davanti agli errori più marchiani

“Grande maestro per i giovani, in crisi con le fighette”.
Buono a sopraffare e manipolare i giovani grazie alla sua personalità più forte, alla totale mancanza di potere per i più giovani, “maestro” di un calcio lineare, elementare, adatto ai giovani ma del tutto incompatibile con il calcio del capitalismo globale.Quando ha di fronte talenti o comunque calciatori “senior”, che non debbono necessariamente tacere, si isola nell’autoritarismo (l’appello di questi ultimi giorni alla disciplina) e viene isolato dal gruppo. L’impressione è che, anche per la sua cultura di provenienza, applichi al calcio concetti provenienti dagli sporti individuali di resistenza e sforzo prolungato.

“Uomo fuori dal sistema”
C’è chi rimane fuori dal sistema perché è scomodo, e chi è scomodo perché è un disadattato

“Ha denunciato il calcio dopato”
Vero, forse il suo unico merito. Ma avrei tanta voglia di fare il gioco della verità col signor Zeman: e chiedergli in camera caritatis se la sua cultura fisico sportiva di provenienza, quella dello sport comunista cecoslovacco e Germania est (ne ho masticato anche a livello teorico), riesca a fare a meno di farmaci laddove impone agli atleti carichi di lavoro proibitivi.
Mia ipotesi: nell’esperienza “storica” di quel movimento sportivo i farmaci erano parte integrante e portavano alla vittoria e all’eccellenza. Zeman non li usa e sbilancia la ricetta nel senso del solo allenamento, il che spiega perché “gradoni”, marce forzate, superallenamento abbiano prodotto una squadra che non regge mai il secondo tempo

“Cocciuto, testardo”

In realtà molto peggio. Incapace di leggere una partita e il movimento avversario, il che nel calcio equivale nell’automobilismo a guidare senza tener conto del fondo stradale. In generale, un uomo incapace di ammettere gli errori. Rigor mortis mentale.

“Il suo è il calcio vero, ha una storia”
La storia non me la ricordo, devono aver contraffatto l’almanacco Panini. I risultati dicono altro. Della sua “primità” ha perorato l’esistenza nella sua testimonianza al processo calciopoli, facendo una figura quasi da cabaret. La triste verità è che tocca al mondo esterno il compito di dire che siamo i migliori; se ce lo diciamo da soli, non ha valore. E se facciamo in modo di essere la bandiera di uno dei capitalisti in gara, poi ha poco senso dire che si è contro il sistema solo perché si è scelto il sistemista più scadente. Quindi malafede ideologica profonda.
Vittorio Zambardino

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