I puristi del bel gioco sono semplicemente ridicoli

Io ricordo la Roma di Capello pareggiare una partita praticamente persa a Torino contro la Juve: 2-2 grazie a Nakata, dopo essere stata sotto di due gol. Vinse il campionato. Ricordo l’Inter di Mourinho sovvertire risultati buttando attaccanti in campo all’impazzata, ricordo Mou correre come un indemoniato a Siena intento a inseguire Maicon che regalò […]

Io ricordo la Roma di Capello pareggiare una partita praticamente persa a Torino contro la Juve: 2-2 grazie a Nakata, dopo essere stata sotto di due gol. Vinse il campionato. Ricordo l’Inter di Mourinho sovvertire risultati buttando attaccanti in campo all’impazzata, ricordo Mou correre come un indemoniato a Siena intento a inseguire Maicon che regalò all’Inter tre punti insperati quanto immeritati. Ricordo la Juventus battere quel maledetto Perugia 2-1 in casa con Causio che crossa dalla linea dei fotografi. Ricordo il Napoli del secondo scudetto vincere contro il Genoa all’ultimo minuto con gol abbondantemente in fuorigioco dopo aver giocato una partita pietosa. Ricordo l’Italia di Lippi vincere un Mondiale dopo aver essere stata messa per oltre un’ora alle corde dalla Francia di Zidane. Ricordo il Milan di Sacchi salvato dalla nebbia di Sarajevo che concesse la ripetizione di un match che ha cambiato il corso della storia. Ricordo l’Argentina di Maradona e Caniggia eliminare nel ’90 il Brasile dopo aver subito per novanta minuti e aver visto tremare per tre volte i propri pali. E ho visto, ho visto, ho visto…
E che cosa leggo stamattina? Puristi. Teorici del calcio olandese, cattedratici della MW di puskasiana memoria, editorialisti che storcono il naso (sì Corbo) perché vogliono sapere come mai non sia stato impiegato Armero. Che in fondo, a differenza di noi popolo bue, non si esaltano per un pareggio strappato grazie alla dea bendata. Perché se volessimo attenerci a quello che si è visto in campo…
Ma lo sport, lo conosciamo lo sport? Che cosa vogliamo da questa squadra? La purezza? La perfezione? O l’intelligenza collettiva, per dirla alla Nanni Moretti che in Bianca associa il concetto alla Juventus di Omar Sivori?
E su, e basta. È da grande squadra pareggiare una partita del genere. Lo abbiamo detto mille volte, quando abbiamo messo al tappeto gli altri e siamo tornati a casa con un pugno di mosche in mano. Non facciamo i ridicoli, non facciamo sempre i maestrini intenti a modificare una virgola in un punto e virgola.
Se non gli scudetti, diciamo che i passi avanti si compiono anche così. Ci vuole grinta, ci vuole cuore, e ci vuole culo. Sì. Così si vince e così si prende consapevolezza dei propri mezzi. Ora non facciamo i sofisti proprio con questa squadra.
Massimiliano Gallo

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