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Mazzarri è entrato nella sindrome Bearzot

Mazzarri è entrato nella Sindrome Bearzot. O nel Vortice Lippi, se preferite. Mi riferisco a quel riflesso mentale che colpisce gli allenatori quando si affezionano talmente tanto ai “loro” giocatori da non vederne più i limiti oggettivi, l’invecchiamento o semplicemente il modesto stato di forma.E’ una coazione a ripetere che nasce da una specie di amore, quindi da un sentimento bello ma irrazionale. E Mazzarri l’ha detto spesso: “Sono innamorato di questi ragazzi”. E’ una frase che gli fa onore perché dimostra un attaccamento al gruppo ammirevole. Però oggi questa posizione è diventata vagamente ottusa. Perché solo con la scarsa acutezza si spiega l’insistenza su certi giocatori, il rifiuto a considerarne altri, l’incapacità di ammettere deficienze e inadeguatezze.

Considero Mazzarri il miglior allenatore azzurro dai tempi di Vinicio. Sì, l’ho sparata grossa, ma lo penso sul serio. In rapporto ai giocatori a disposizione, ha fatto veramente i miracoli. Oggi le sue stesse capacità sono diventate dei limiti, perché non ha capito che se una squadra basa tutto sull’applicazione, deve essere rinnovata spesso. E senza troppi scrupoli.

Il piano dovrebbe essere chiaro e cinico: prendo un bel giocatore molto motivato (come Behrami, ad esempio), lo spremo per un anno o due poi lo lascio libero di andare a guadagnare più soldi altrove, sapendo di tirare un mezzo pacco a chi lo acquista. Se i risultati arrivano solo con il cento per cento delle motivazioni e della concentrazione, non si possono replicare i successi all’infinito insistendo sempre e solo sugli stessi uomini.

Invece no, noi siamo quelli dei Titolarissimi ad oltranza. Allora non possiamo meravigliarci se è proprio la tenuta mentale a mancare. Non è un caso se questa squadra va in vantaggio e poi si fa rimontare, o comunque soffre terribilmente a conservare il golletto. Non è un caso come non erano casuali le rimonte e i gol nel finale di due anni fa. Allora il meccanismo era virtuoso, la squadra non mollava mai e coglieva i frutti di questo atteggiamento. Oggi siamo entrati nel classico circolo vizioso, fatto un gol vorremmo sentire subito i tre fischi dell’arbitro perché non ne possiamo più di soffrire. Nel calcio di oggi è così: se non corri, balli. E se non hai testa, perdi.

Un rimedio c’era: puntare sulla qualità, sui piedi buoni, sul gusto del gioco. Per mille ragioni si sono scelte altre strade, e ora tiriamo il bilancio (speriamo parziale) degli errori. Nel computo, come è ovvio, entrano anche le mosse di mercato, tra cessioni azzardate, mancati acquisti e riconferme sbagliate.

Zuniga è tra i migliori nel suo ruolo”, ama dire Walter. A me sembra un giocatore scarsino, reso ancora più modesto se schierato a sinistra, visto che non allarga mai il gioco ma si accentra in continuazione, agitandosi come un ballerino di tirabusciò. Maggio ha conquistato la Nazionale, ma adesso è scoppiato, eppure va sempre in campo. La difesa è invecchiata oltre ogni limite, eppure ci siamo dovuti beccare il 35enne Aronica per il sesto anno di fila. Tutti gli altri (compreso i “nuovi” Gamberini e Mesto) hanno superato i trent’anni. I giovani sono stati bocciati. I ricambi all’altezza non sono stati ingaggiati. Alcuni investimenti pesanti (Britos, Vargas, Dzemaili) si sono rivelati dannosi. Walter – possiamo dirlo? – è un po’ bollito.

Allora, come si fa? Vorrei tanto pensare che basterebbe “cacciare i soldi”. Ma sinceramente non ci credo più tanto. Esoneriamo l’allenatore? Non so, io tremo al pensiero del dopo Mazzarri anche se questa fase dovesse aprirsi a giugno, visto che la scarsa competenza di De Laurentiis potrebbe portare a Napoli un Colantuono qualsiasi o un salto nel buio del tipo “promuovo Frustalupi perché conosce già il gruppo”.

Insomma aspettiamo tempi migliori, sperando di poter dire: “Ammazza che puttanate che scrissi dopo la sconfitta col Bologna”.
Giulio Spadetta

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