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Il modulo di Mazzarri non regge più. Che succede al Napoli?

Seconda sconfitta consecutiva, la prima al San Paolo. Il Napoli cigola mentre la Juventus se ne va (campione d’inverno con due giornate di anticipo, mezzo scudetto in tasca). Balbetta anche l’Inter, tre sconfitte nelle ultime sei partite, ma è seconda. Avanza la Lazio in serie positiva da sei turni (quattro vittorie).La Roma dopo quattro vittorie di fila inciampa nella … nebbia di Verona, in un gol del Chievo invisibile e forse in fuorigioco, in due rigori negati. Non molla la Fiorentina, sei vittorie nelle ultime nove gare. Si avvicina il Milan, quattro vittorie consecutive. C’è un gran ballo per le posizioni Champions (secondo posto qualificazione diretta, terzo ai preliminari).

Il Bologna sorprende il Napoli che forse si aspettava un avversario diverso, più chiuso in difesa, e, invece, gli emiliani hanno sfoderato una tattica aggressiva (4-1-4-1) conquistando il centrocampo e portandosi all’attacco con più uomini e sono passati al 3-4-1-2 dopo mezz’ora fiutando l’occasione favorevole (il Napoli era in bambola). Squadra veloce col movimento continuo dei centrocampisti (difensori e attaccanti) che non davano punti di riferimento. Il Napoli ci ha capito poco. Aveva rimontato, ma ha mollato nel finale in tre minuti perché il Bologna aveva più energie, più convinzione, più corsa e scopriva un Napoli disorientato e sotto tono, capace ancora di sprecare qualche buona occasione per fissare la vittoria e ancora disattento in difesa. Il Bologna avrebbe potuto chiudere la partita col gol (regolare) annullato a Gilardino. Ha incassato la rimonta azzurra e, avendo più “birra” e qualità, è andato al controsorpasso.

Il modulo di Mazzarri, con la conferma del “grigiore” continuo di Maggio e Zuniga, non regge più. Il cambio tattico nella ripresa (4-2-3-1) dava una leggera scossa. C’è anche un problema di intesa fra Cavani e Insigne. Il ragazzo lo cerca, il Matador non è mai pronto. Inserito nella ripresa, Pandev ha dato quel che ha potuto. La sua condizione è migliorata, ha servito un paio di assist invitanti, ha perso però palla insistendo in troppe azioni individuali (forse vi era costretto per il poco movimento dei compagni). Nella serata contraria, anche Hamsik ha perso convinzione e continuità.

Il Napoli che prometteva di lottare per il primato ha esaurito la spinta? Un cambio di modulo sembra necessario (non più in corso di partita) per valutare quanto resta alla squadra azzurra per essere ancora protagonista (obiettivo il secondo posto). Inler è rientrato nei ranghi delle sue partite opache. La difesa resta nei numeri la seconda del campionato, ma si “squaglia” facilmente.

Non sembra felice neanche il momento di Mazzarri da far pensare a un ciclo esaurito e probabilmente chiuso se il Napoli dovesse perdere posizioni in classifica. L’impressione è che, a questo punto, De Laurentiis guardi oltre il mercato di gennaio che non offrirebbe per giunta rinforzi determinanti. Quale futuro per il Napoli con l’ipotesi non trascurabile di un cambio della guida tecnica? E’ un momento delicato e sarebbe un peccato disperdere il bottino del girone d’andata (33 punti), finora in linea con i campionati 2008-09 e 2009-10, conclusi al dodicesimo e al sesto posto per il sensibile calo nel girone di ritorno, e sotto di tre punti rispetto al girone d’andata del 2010-11 che portò alla conquista del terzo posto, ma ci sono da giocare ancora due partite per la conclusione del girone ascendente, a Siena sotto Natale e contro la Roma il giorno della befana.

Intanto, turn-over permettendo, mercoledì sera, di nuovo contro il Bologna, il Napoli dovrà onorare gli ottavi di Coppa Italia. Glielo impone il titolo di detentore del trofeo. Anche il Bologna, che punta a una tranquilla salvezza e con la vittoria di Napoli si è staccato dalla zona-retrocessione (da +1 a +4), ritoccherà la formazione-tipo, ma giocherà sullo slancio del successo di domenica sera considerando non più proibitivo il passaggio del turno ai danni del Napoli. Un altro insuccesso complicherebbe maledettamente il momento-no della squadra azzurra.

Mimmo Carratelli

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