I cessi rotti (Ma non li hanno rotti i tifosi del Napoli).
Gli striscioni offensivi.
I cori offensivi.
Il giornalista razzista (presto, raccogliamo le firme!)
Gli juventini beceri. Anzi, I Rubentini.
Pogba è già un campione.
Mazzarri non sa leggere le partite.
Soffriamo sui calci piazzati.
Insigne doveva entrare prima.
Maggio è finito, ha già trent’anni.
Pandev era cotto.
De Sanctis non esce mai.
Pandev su Chiellini ha fatto un gran lavoro.
Se quella traversa sarebbe entrata era gol (cfr. R.Rizzitelli, novembre 1991)
Se Zuniga non lisciava quella palla.
Un’occasione persa.
Difesa in affanno.
Difesa sfortunata.
Solo un episodio ci ha condannato.
Due episodi.
Gli straordinari ragazzi del maestro Conte.
Conte ladro razza Rube.
Una partita come un’altra.
Stiamo sempre a tre punti.
Il campionato è modesto.
Ora Mazzarri deve cambiare anche in Campionato.
Mazzarri se ne vuole andare.
Abbiamo la panchina corta per colpa di Mazzarri.
Abbiamo la panchina lunga ma non la usiamo.
Da qui a Natale il nostro destino…
In EL col turnover totale.
In EL con un po’ di turnover, quelli sono forti perché hanno battuto l’Eindhoven.
Scusate, fermo qui l’elenco, sennò mi faccio noia da solo. Pensiamo a un’altra cosa. Pensiamo a battere il Chievo, l’Atalanta e il Torino. Dai, facciamo così. Mica vogliamo ricominciare la giaculatoria post-Chelsea? Ve le ricordate quelle recriminazioni durate un mese e le polemiche infinite sul mancato impiego di campioni come Fernandez e Britos?
Facciamo un esercizio. Ripetete assieme a me: “Loro sono più forti”. Sussurratelo, recitatelo come un mantra, scrivetelo su Twitter, su Facebook oppure a penna sul diario. Ogni tanto fa bene, dirsi che gli avversari hanno giocato meglio. Magari solo un po’, ma sono stati più forti. Sono i campioni d’Italia e giocavano in casa, hanno creduto nella vittoria fino alla fine e hanno avuto ragione. Ma tanto ci vuole? Non possiamo parlare sempre e solo di noi. Capirei se avessimo perso in casa col Parma o con l’Atalanta, come l’anno scorso. In quei casi i rimpianti, le critiche, le analisi dolenti sono reazioni giuste e inevitabili. Ma quando si perde contro una squadra più forte, quando s’incassano due gol regolarissimi, quando l’arbitro e la sfortuna non c’entrano nulla, facciamo scattare un po’ di atarassia.
Più banalmente, impariamo ad accettare “il responso del campo”. Sabato il verdetto è stato chiaro: abbiamo fatto il massimo e non è bastato. In questa stagione abbiamo già vinto alcune partite di misura, per poco. Fiorentina, Sampdoria e Udinese avrebbero potuto pareggiare, non sarebbe stato un furto. Ma noi siamo stati un pochino più forti e abbiamo vinto, soffrendo. “Vittoria sofferta ma meritata”, si diceva un tempo. Proprio come ha vinto la Juve con noi. Non esistono solo le vittorie risicate. Ci sono anche le sconfitte. Ecco, stavolta ci è toccata una sconfitta piccola piccola.
Però vi ricordo che nel miglior campionato degli ultimi vent’anni, quello di due stagioni fa, il Napoli perse dieci partite. Dieci. Ora, dobbiamo puntare a fare meglio di due anni fa? D’accordo, ma sei o sette partite comunque le perderemo. E allora perché rimanerci male se la prima sconfitta è arrivata sul campo dei campioni d’Italia? Perché ci tenevate tanto a vincere? Grazie al c…, pure io volevo togliermi la soddisfazione. Ma noi siamo questi, siamo così. Siamo una bella squadra e loro di più. Loro sono stati più forti. Al ritorno ne riparliamo. Intanto: quanti altri saranno più forti di noi? Non lo so. Speriamo pochi.
Giulio Spadetta