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Chiedi chi era Lastuvka, il portiere del Dnipro che parò un rigore a Iniesta

Jan Lastuvka, portiere, 30 anni, della Repubblica Ceca, 1.91 d’altezza. In nazionale in campo per l’amichevole di settembre contro la Finlandia, poi in panchina contro la Danimarca nelle qualificazioni mondiali. Difficile che ci sia contro l’Italia, ma chi sono io per escluderlo del tutto? Contro l’Eindhoven un suo lancio lungo è diventato un’occasione per l’errore di Hutchinson che ha fatto autogol. In carriera ha parato 6 rigori su 24. Vittime celebri, le sue. Uno l’ha parato a Iniesta, un altro a Gerrard. Lo riconoscerete dal fatto che sta in porta.

Vitaliy Mandzyuk, difensore, ucraino, gioca da esterno a destra, il migliore di testa in una squadra che di testa vince pochi palloni. Quasi mai sfrutta questa sua caratteristica nell’area avversaria. Ha giocato in nazionale 19 partite, ma l’ultima a febbraio. L’anno scorso si è rotto il metatarso. Lo riconoscerete dal numero 5 dietro la maglia.

Michael Odibe, difensore centrale, 24 anni, nigeriano. Lo abbiamo visto per un po’ anche in Italia. Era uno dei giocatori del Siena di Conte, in campo soltanto una volta contro il Lecce in Coppa Italia, 5 presenze le ha poi messe insieme in campionato con Malesani. Dopo Siena se n’è andato in C con il Sudtirol (un gol contro la Cremonese), ora i soldi del Dnipro e un posto da titolare. Lo riconoscerete dal fatto che il telecronista lo chiamerà Odibe.

Ondrej Mazuch, difensore, pure lui ceco, la torre della difesa, 1.89 d’altezza, centrale, il Dnipro l’ha preso dall’Anderlecht. Anche lui passato di sfuggita da noi: 2 partite giocate in Coppa Italia contro l’Ascoli quando era nella Fiorentina di Prandelli 4 anni fa. I viola lo pagarono quasi 3 milioni dal Brno, dove a 17 anni e mezzo aveva debuttato in prima squadra. Ancora giovane, 23 anni: giocò (e perse) la finale del mondiale under 20 contro l’Argentina. Lo riconoscerete… e basta co’  ‘sta storia.

Ivan Strinic, difensore, croato, 25 anni, terzino sinistro. E’ stato titolare nelle ultime partite di qualificazione mondiali contro Macedonia Belgio e Galles. Ha giocato anche 10 partite nell’Hajduk Spalato quando l’allenatore era Reja. Agli ultimi europei non solo era in campo contro l’Italia, ma fu lui a fare il cross per il gol dell’1-1 di Mandzukic.

Evgen Konoplyanka, 23 anni, la stella, il numero 10. Le cose principali succedono quando ha lui il pallone tra i piedi. Fa un po’ quello che gli passa per la testa. Nazionale ucraino, ha segnato a Wembley il gol dell’1-1 contro l’Inghilterra nella partita del settembre scorso. Forse ve lo ricordate agli Europei dell’estate scorsa: fece da calcio d’angolo l’assist a Shevchenko per il 2-1 contro la Svezia. Il rigorista del Dnipro. Se qualcuno crederà di rivedere in lui certe pazzarie di Lavezzi, non sarò io a dirgli di no.

Ruslan Rotan, centrocampista, ucraino, 30 anni. Il più anziano di tutti, il capitano, giocatore di pochi complimenti, sia per i palloni spazzati sia per le entrate decise quando serve. Gioca davanti alla difesa, nazionale fisso: 63 presenze e 6 gol finora. Convocato per i Mondiali del 2006, era in panchina il giorno in cui l’Italia battè l’Ucraina qualificandosi per le semifinali.

Giuliano, 22 anni, brasiliano di Curitiba, la città dove nacque Dirceu. Sa giocare da mezzala e da trequartista. Non è uno che tira dietro il piede, anzi, nei contrasti sa come farsi sentire. Sette presenze in nazionale, il ct Menezes lo ha chiamato anche per le recenti amichevoli contro Iraq e Giappone, mandandolo in campo negli ultimi 10-15 minuti.

Evgen Seleznyov, 27 anni, attaccante, nazionale ucraino. L’anno scorso era allo Shakhtar: fece gol in Champions contro i ciprioti dell’Apoel. Era in campo durante l’ultima sosta contro Moldavia e Montenegro: 4 gol in campionato finora.

Oleksandr Aliyev, 27 anni, centrocampista, ucraino. Se Konoplyanka è la fantasia, lui è la geometria. La fonte del gioco, l’uomo che tocca più palloni e in genere sa dove metterli. Pure 4 gol quest’anno: due in Uefa e due in campionato. Tre anni fa un brusco stop alla sua ascesa per via di un legamento rotto alla caviglia. Altri grossi infortuni: un raffreddore nel 2010. Lo dico perché al Cremlino una volta i segretari del Pcus col raffreddore ci morivano: così ci raccontavano.

Nikola Kalinic, 24 anni, croato, attaccante. Uno che sgomita per prendere posizione, il principale destinatario dei palloni in attacco, quello che quasi in esclusiva tira in porta per la sua squadra (in media 10 volte a partita). Ha segnato i 2 gol dell’ultima partita persa in campionato contro lo Zorya (3-2). Definito dal ct della nazionale Bilic, il futuro del calcio croato. Solo che in nazionale ha giocato pochi minuti a ottobre contro Belgio e Macedonia, ed era in panchina contro l’Italia agli scorsi Europei. Grande promessa 5-6 anni fa, a 19 anni esordiente in serie A, poi andò a fare un’esperienza al Blackburn: 7 gol in Premier League.

Evgen Cheberyachko, difensore, 29 anni, centrale, ucraino. Viene dato in panchina, strano che non giochi perché in Uefa era stato sempre titolare finora. Quasi mai ricorre al fallo, se si va in pressing su di lui non è raro che sbagli l’appoggio.

Vitaliy Denisov, difensore, 25 anni, uzbeko, uno dei leader della sua nazionale impegnata nei gironi asiatici di qualificazioni ai Mondiali. E’ un terzino sinistro, nel Dnipro poco più di un discreto ricambio.

Sergiy Kravchenko, 29 anni, ucraino, ex nazionale (9 partite). Si piazza nel cuore del centrocampo e fa un po’ di tutto, non sempre nel migliore dei modi. Un po’ arruffone.

Derek Boateng, 29 anni, mediano, ghanese. Non è parente di Kevin-Prince e Jerome. Convocato per 2 mondiali (2006 e 2010), ancora nel giro della nazionale e in campo nell’ultima partita contro il Malawi, quella che Asamoah ha saltato prima di giocare con il Napoli. Ai mondiali 2006 giocò 3 partite, non quella contro l’Italia. Quest’anno in Uefa solo panchina e in campionato 2 presenze. Esperienze precedenti in Grecia (Panathinaikos), in Israele, in Spagna (Getafe), in Germania (Colonia).

Roman Zozulya, 22 anni, ucraino, seconda punta, dà profondità al gioco, spesso anche troppa e finisce in fuorigioco. Nazionale, titolare a settembre contro l’Inghilterra a Wembley (1-1). Dovrebbe cominciare in panchina.

Matheus Leite, brasiliano, 29 anni, 5 gol quest’anno, 2 in Uefa e 3 in campionato. Tutti nel secondo tempo. E l’anno scorso nei secondi tempi ne segnò 7 su 8. Un diesel. Adattissimo a partire dalla panchine ed entrare. Poi non dite che non ve l’avevo detto. Una lunga esperienza in Portogallo alle spalle. Due anni fa ha giocato la Champions con il Braga, che ha lo stadio più bello del mondo: un gioiello costruito dentro una roccia. Contro il Celtic fece gol con una punizione da 35 metri.

L’allenatore è Juande Ramos, non uno scafesso qualunque, spagnolo, 59 anni. Ha vinto due Coppe Uefa con il Siviglia, a cui fece vincere pure una Supercoppa. Il Tottenham lo strapagò pensando finalmente di rilanciarsi: comunque vinse la Coppa di Lega. Il Real Madrid se ne invaghì e 4 anni fa gli diede la panchina che era stata di Schuster. Zero tituli. Si sta rifacendo una vita all’est: prima al Cska Mosca, ora al Dnipro.

E ora ditemi. Secondo voi sono scarsi?

Il Ciuccio

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