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Juliano: «De Laurentiis ignora il passato del Napoli, ha tolto dalla bacheca tutti i nostri trofei»

PARTIAMO da Del Piero perché la sua storia ha molti punti in comune con questa. “Totonno” Juliano, il napoletano di razza nordica, come lo definì Antonio Ghirelli, con meno fantasia e tanta determinazione in più, ha voglia di parlare. E già questa è una notizia, considerata l’abituale riservatezza.
Juliano, ha approvato la decisione di Del Piero?
«Ha dimostrato di essere un grande uomo prima ancora che un campione. La Juve pretendeva di gestire l’uscita dal calcio del suo campione per non subirne contraccolpi e la sua risposta è stata esemplare: voglio ancora giocare, e lo ha fatto senza tradire il suo unico amore calcistico».
Torniamo a casa. Perché non va a vedere il Napoli?
«Perché gli ex giocatori sono del tutto ignorati. Non esistiamo, punto e basta. A me questa cosa non garba e, allora, per starmene in pace resto a casa. Avrei gradito un invito almeno per le partite di Champion’s. Invece niente. Me ne sono fatta una ragione, però: il club ha deciso di buttare via il suo passato, che poi è anche la mia storia, e ha tolto dalla bacheca tutti i nostri trofei. Vorrei sapere dove sono finiti…».
La squadra, invece, ha iniziato alla grande. È contento?
«Sì, mi è piaciuta soprattutto la vittoria sulla Fiorentina: se si portano a casa tre punti anche quando non si gioca bene vuol dire che il vento gira a tuo favore. Può essere l’anno buono e proprio per questo mi è rimasto un po’ di amaro dopo la campagna acquisti. Le altre grandi non hanno fatto follie e il Napoli, forse, poteva approfittare delle difficoltà degli altri. Mi aspettavo l’acquisto di un top player e, soprattutto, avrei tenuto Lavezzi. Non mi sfugge che il business viene prima di tutto, ma le chances di scudetto sarebbero aumentate».
Maggio ha detto che sotto rete Insigne vale più del Pocho.
«Non sono d’accordo. È vero, Insigne ha doti straordinarie, ma andiamoci piano: ha sulle spalle una pressione straordinaria, e i tifosi non perdonano niente ai campioni fatti in casa».
Il top player della campagna acquisti può essere Mazzarri?
«Sì. Il calcio ha bisogno di personaggi che aumentano il tasso dello spettacolo, come Zeman. E voglio ricordare che Walter Mazzarri nel 1998, quando rientrai nel Napoli, era il secondo di Ulivieri. Lo conosco: ha avuto un maestro buono, ma Ulivieri non ha spiccato il volo lui ha fatto tantissima strada e ha meritato tutto quello che ha conquistato. È bravo durante la settimana e non è vero che con lui i giocatori non migliorano tecnicamente. Due anni fa la difesa del Napoli faceva tremare, ora sono quasi gli stessi e formano un reparto forte e affidabile ».
Si è vergognato per il terreno del San Paolo?
«Neanche ai tempi miei il manto erboso era perfetto, ma una vergogna simile non la ricordo. E de Magistris non può lavarsene le mani perché il San Paolo è suo e la figuraccia anche».
Ci rifaremo mandando il tennis sul lungomare…
«L’occasione della vita Napoli l’ha avuta con la Coppa America, ma non l’ha colta. Ho gli anni giusti (70 a gennaio, ndr) per ricordare la finale tra Pietrangeli e Santana ai Giochi del Mediterraneo del ‘63. È andata come sempre: passato il santo, finita la festa».
Carlo Franco (La Repubblica)

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