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Io, svedese figlio di napoletana: «Che accoglienza! Gli svedesi colpiti anche dall’immonidizia»

Facile immaginare cosa abbiano provato e pensato i tifosi svedesi che mercoledì sera erano stati aggrediti dagli ultrà del Napoli. Oltre alla naturale indignazione, c’è infatti un altro aspetto. La trasferta era stata organizzata dal Napoli club Stoccolma e cioè da napoletani emigrati chissà quanti anni fa in Svezia. Una sorta di ospitalità, gli svedesi, la sentivano quasi garantita. E, invece, sono stati picchiati. E poi «consolati» da un biglietto di scuse del Napoliclub Stoccolma. Difficile anche per Claudio Pagnozzi, segretario del club azzurro, digerire una situazione così spiacevole nella città che ha lasciato da tanti anni. L’immagine di Napoli che arriva a Stoccolma è proprio quella deturpata da questi fatti di cronaca. E’ l’immagine di una città sporca, anche se per spazzatura s’intende un sacchetto o due per strada. Tutto lo staff tecnico e dirigenziale dell’Aik Solna – la squadra che sfida il Napoli in Europa League – era stato in qualche modo «avvisato». Ai giocatori erano stati dati consigli e suggerimenti. Appena arrivati all’aeroporto di Capodichino erano stati accolti dall’accompagnatore ufficiale scelto dalla società di calcio. Robert Bergman, italo-svedese. proprio questo ragazzo sulla quarantina ha dato i primi consigli e soprattutto ha raccolto le reazioni più immediate, anche all’aggressione di mercoledì sera.

Robert, un’accoglienza non certo piacevole.
«Sì, effettivamente è stata brusca. Ci dispiace per quei tifosi aggrediti, la squadra quando lo ha saputo ci è rimasta veramente male. Sappiamo però che si tratta di gruppi isolati. Napoli ha il tifo più bello del mondo, non può essere sporcato da quattro teppisti. In ogni caso avevo avvisato lo staff dell’Aik di evitare zone cosiddette pericolose. A Stoccolma si ha la percezione di Napoli come città poco sicura, a volte in maniera esagerata».

Lei parla perfettamente l’italiano e parla di Napoli con particolare partecipazione emotiva. Ha origini partenopee?
«Sì, sono figlio di madre napoletana e papà svedese. Sono nato a Stoccolma, ma Napoli è la mia seconda casa».

Dunque, conosce bene la città. Cosa ha consigliato al team svedese appena arrivato qui?
«Di non allonatarsi troppo dall’hotel. Di visistare zone della città come il lungomare o piazza Trieste e Trento. Insomma, evitare zone isolate. Sono stato peraltro io a consigliare ai tifosi di andare nella pizzeria di via Depretis dove poi sono stati aggrediti. Mi spiace, ma è qui vicino al nostro hotel. e’ stata una brutta serata, invece».

L’episodio ha scosso anche la squadra?
«Certo, non è stato piacevole».

Avete avuto tempo di visitare insieme altre zone della città?
«No, l’unico tour è stato quello dall’aeroporto all’hotel Romeo dove alloggiavano. In pullman ho raccontato un po’ di storia della città e ho raccolto qualche commento»:

Ad esempio?
«Beh, loro sono rimasti colpiti dalla spazzatura ».

Eppure non è un periodo di emergenza. La raccolta funziona abbastanza puntuale.
«Sì,ma per loro anche un sacchetto o due significa spazzatura. Vengono da Stoccolma! Osservavano il caos, il traffico. Non sono abituati. Posso dire però che alcuni dirigenti che hanno preso un caffè sul lungomare ne sono rimasti estasiati. Hanno apprezzato il paesaggio ed anche il fatto che fosse completamente pedonalizzato. Una curiosità: sono rimasti colpiti dalle costruzioni napoletane, dai palazzi così diversi l’uno dall’altro. Facevano il paragone tra le strutture di epoca fascista vicino al porto ed il Maschio Angioino aragonese».
Monica Scozzafava (corriere del mezzogiorno)

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