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È possibile che per vedere il Napoli allo stadio un bambino paghi quasi quanto un adulto?

Domenica prossima il Napoli gioca finalmente alle tre, quindi avevo pensato di portare mio figlio di sette anni allo stadio, per la prima volta nella sua vita. Ho scoperto però che il biglietto “ridotto” dei distinti costa 30 euro, l’ingresso è gratuito solo per bambini al di sotto dei quattro anni. il prezzo intero è invece di 40 euro. Dunque settanta euro in tutto.E’ vero, siamo lontani dai famigerati “centoeuro” della partita col Chelsea. Ma a me questo prezzo non sembra solo un mezzo furto, ma anche un grave errore. In particolare trovo sbagliato che un bambino paghi solo il 25 per cento in meno di un adulto. E’ così che il Napoli intende allevare le nuove generazioni di tifosi? Quando ero piccolo si entrava senza pagare fino a 12 o 13 anni. Oggi con le nuove leggi non sarebbe più possibile, ma fino a 14 anni si dovrebbe pagare una cifra poco più che simbolica. Da decenni leggiamo che occorre “riportare le famiglie allo stadio”, poi vengono imposti dei prezzi assurdi (pensiamo anche a chi di figli ne ha 2 o 3). Succede così anche nel resto d’Italia? Non lo so, e francamente non me ne frega niente. A me importa solo di capire cosa accade a Napoli e nel Napoli.

Stiamo parlando di un incontro di inizio campionato, contro una squadra qualunque. Non mi risulta che il Parma abbia comprato Messi e Cristiano Ronaldo, non si annuncia uno spettacolo imperdibile. E’ la classica partita in cui i padri e le madri portano i ragazzi, perché si gioca di pomeriggio, non è previsto il pienone, il clima dovrebbe essere ancora mite e c’è la concreta possibilità di vedere un Napoli vincente. Era insomma l’occasione buona per annunciare prezzi popolari e invogliare la gente a riempire lo stadio. Se la crisi non permette a De Laurentiis acquisti più costosi di Mesto, figuriamoci quanto incide sulle tasche di noi onesti lavoratori.

E poi, cosa mi offre la Società Sportiva Calcio Napoli per questi settanta euro complessivi? Due posti che sono numerati solo sulla carta, perché quando si arriva sugli spalti è impossibile capire quale sia il tuo seggiolino. Non ci sono indicazioni, non ci sono nemmeno i numeri delle file. Mai visto uno steward, mai visto nessuno tentare di far sedere ognuno al proprio posto, come pure prescriverebbe la legge. Lo stadio è fatiscente, ci piove dentro, lo speaker si sente a stento (questo in fondo non è un male…), i servizi igienici sono tali da trasformare il famoso cesso di Trainspotting (“Il peggiore di tutta la Scozia”) in una sala da bagno di un hotel cinque stelle deluxe.

Chi è il genio di Castelvolturno che stabilisce i prezzi? De Laurentiis in persona? Il suo fido Bigon? Qualche brillantone del marketing? Sarebbe interessante scoprirlo.

Intanto, nessuno si lamenti se i tifosi latitano, se ormai tutti scelgono con oculatezza le partite da vedere al San Paolo. Gli abbonati sono sempre di meno, non vengono incoraggiati in alcun modo, dovrebbero rappresentare uno zoccolo duro da coccolare ma la loro fedeltà non viene premiata mai.

Lo so, qualcuno ora nei commenti mi dirà che andando in curva avrei risparmiato. No, scusate, conosco bene le curve, ci sono andato spesso, e so che ci sono migliaia di persone degnissime, ma anche alcune centinaia di tifosi che professano violenza (“niente incontri solo scontri”) e disinteresse per i nostri giocatori (“Solo la maglia”). Non voglio che mio figlio respiri quell’atmosfera lì.

Ultima cosa. Quattro giorni dopo il Parma c’è la prima partita di Europa League. I prezzi sono un pochino più bassi, ma stiamo là. Da segnalare che sul sito ufficiale del Napoli c’è un sondaggio: “Quale partita di Europa League vi intriga di più?”. A me la domanda suona così: “Per quale partita possiamo mettere i prezzi belli alti senza ritrovarci lo stadio troppo vuoto?”.
Giulio Spadetta

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