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Presidente fai l’onesto e dicci che siamo l’Udinese del sud

Napoli, che succede? Rimangono forti i dubbi sul mercato del Napoli. Mettiamo da parte la delusione del tifoso e proviamo a essere oggettivi. Le perplessità ci sono eccome, almeno tre.

La prima. Gli affari last minute sono all’ordine del giorno in questo mercato e confidiamo che, negli ultimi giorni, qualcosa verrà fatta, se non altro per sostituire Gargano e trovare una degna riserva a Maggio (nel modulo di Mazzarri tutti e due gli esterni devono avere un ricambio, altrimenti arrivano spompati). Tuttavia, il problema sarà il loro inserimento in squadra, anche in considerazione delle “manie perfezionistiche” del tecnico di San Vincenzo che vuole sempre testare i giocatori prima di gettarli nella mischia. Quanto saranno utili, quindi, gli acquisti in “zona cesarini”?

La seconda perplessità è sul metodo. Il Napoli ha gestito la comunicazione relativa al calciomercato in modo a dir poco dilettantesco. Sono consapevole che molte “notizie” sono inventate o ingigantite dai media, ma per molti episodi che hanno caratterizzato l’estate azzurra le fonti erano abbastanza attendibili. E il Napoli non ne è uscito bene. Dalla famosa “lista di Mazzarri”, piena di top player impossibili da prendere, al “regalo” Gargano – per giunta a una rivale diretta –, passando per tutti i rifiuti della maglia azzurra dopo corteggiamenti sfrenati (Balzaretti e Pazzini su tutti). Tutto questo fa male al Napoli. Alla sua immagine e alle sue strategie di mercato. È vero, come da tempo scrive Boris Sollazzo, che la stampa nazionale – salvo rare eccezioni – riserva al Napoli un trattamento ingiusto – quando non infame – annunciando cessioni illustri un giorno sì e l’altro pure. Ma è altrettanto vero che una società che mostra tanta debolezza sul mercato lascia supporre che non sarà in grado di tenere i pezzi migliori, così come non riesce a prenderli. Che immagine dà il Napoli, anche agli occhi di un Cavani, quando mostra di non essere in grado di convincere un giocatore di medio livello ad accettare la maglia azzurra?

Infine, i dubbi riguardano il progetto e la qualità della rosa a disposizione di Mazzarri. Da questo mercato  non si comprende, ancora, se il Napoli vuole essere un’altra Udinese – che pesca talenti, li rivaluta e poi li cede ai grandi club mantenendo i conti a posto e togliendosi, di tanto in tanto, piccole soddisfazioni – oppure se vuole puntare a qualcosa di più. La risposta a questo interrogativo è quanto mai importante oggi e cerco di spiegare perché. Dopo il fallimento e la serie C, molti tifosi napoletani avrebbero festeggiato all’idea di un progetto in stile Udinese, ma la congiuntura storica, il caso o il Dio pallone ha voluto diversamente: in un campionato mediocre, con le grandi ridimensionate, il Napoli si ritrova ad avere un’ossatura fortissima, con almeno due top player, giovani talentuosi e giocatori rodati, oltre ad uno dei migliori allenatori della serie A. E allora perché non provarci? Non è detto che Pandev e Insigne – dimenticando il dolore affettivo provato – siano peggio del Pocho. Anzi, potrebbero rivelarsi ben più efficaci. Behrami e Gamberini sono ottimi acquisti, utili al progetto. Bene anche il cambio di modulo per rilanciare Inler, ma non può essere tutto qui. Ci manca ancora qualcosa per essere all’altezza di Juve, Roma e, con Gargano, anche Inter. E in fondo basterebbe poco per fare il salto di qualità. O forse sarebbe meglio sentire dal Presidente – con molta onestà – che vogliamo fare come l’Udinese.

Ce ne faremmo una ragione, anche se preferiremmo essere smentiti con due o tre grandi acquisti.
Dario Bevilacqua

P.s. Io come acquisti al fotofinish vedrei bene i seguenti giocatori: Naingollan (per sostituire Gargano); Mesto (come vice maggio, con Vargas al Genoa); Armero (cedendo Dossena); Floccari (come vice Cavani). Chiedo troppo?

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