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Prandelli: «Il Napoli gioca a memoria»

Felicemente sorpreso. Nella doppia veste di commissario tecnico e di «padre adottivo». Destro, Immobile, Insigne, Verratti, El Shaarawy, De Sciglio, l’alternativa italiana alla solita invasione straniera, Cesare Prandelli li conosce bene per averli – ha confessato – seguiti molto da vicino in quello straordinario laboratorio artigianale che è stata la rappresentativa Under 21 di Ciro Ferrara. «Sono tutti molto bravi e la cosa altrettanto importante è che giocheranno in un campionato molto equilibrato dove almeno cinque, sei squadre lotteranno per vincere lo scudetto».

Prandelli, chi è la principale avversaria della Juventus?
«I bianconeri sono i favoriti naturali per il fatto di essere i campioni in carica e per aver fatto durante il mercato degli inserimenti molto mirati e sensati. Ma con le altre il divario è quasi inesistente».

Un passo alla volta. Favoriti anche senza Conte in panchina?
«Non è e non sarà un grande handicap la sua assenza. Anche perché Carrera è bravo e lavora in piena sintonia con Conte. Nel corso dei novanta minuti della gara, poi, la presenza del tecnico è certamente importante ma non proprio fondamentale».

Andiamo avanti con la griglia-tricolore?
«Un gruppone quasi alla pari di pretendenti al titolo con Inter, Milan, Roma, il Napoli e anche la Fiorentina, perché no».

Domenica ha visto proprio il Napoli vincere facilmente a Palermo.
«E ho visto una grande squadra, ricca di personalità e che gioca proprio un bel calcio. Ma per me non è stata una sorpresa, perché gli azzurri sono da tempo una delle formazioni italiane più spettacolari. Ho ancora davanti agli occhi le prestazioni nella Champions della passata stagione. E poi contro aveva un signor avversario: sono certo che il Palermo si risolleverà presto perché Sannino è un allenatore molto preparato».

Ma alla Favorita lei era spettatore assai interessato, vero?
«Non lo nascondo, ero lì anche per la curiosità di vedere la crescita di Lorenzo Insigne. Su di lui ci sono tante relazioni molto positive dei tecnici federali ed era giusto che anche io lo vedessi in azione dal vivo».

E che idea si è fatto?
«Non posso che dar ragione a tutti coloro che ne parlano in maniera entusiastica. A Palermo si è mosso molto bene su tutto il fronte d’attacco, mostrando agilità e notevole tecnica individuale. Ha talento, grande facilità di inserimento. Come tanti altri nel nostro campionato».

Dalla serie, nessuna illusione di convocazione, almeno in tempi brevi?
«Le buone prove di questi ragazzi sono di grande conforto anche se per taluni mi pare un po’ prematuro ipotizzare un immediato futuro azzurro. Noi abbiamo la necessità di cominciare a inserire gli elementi più interessanti nel gruppo della Nazionale. Ma in maniera lenta e graduale, non certo tutti insieme. E in generale, nessuno ci resti male se non verrà chiamato subito».

Dunque Insigne vada avanti sereno e non faccia drammi se a settembre non arriverà la prima convocazione?
«È nelle mani giuste, quelle di un allenatore preparato come Walter Mazzarri che saprà dosare alle perfezione il suo talento. Insigne lo ascolti e continui a lavorare come sta facendo in questi mesi e come ha fatto la passata stagione in serie B a Pescara».

Contro il Palermo, cosa l’ha stupita di più della gara del Napoli?
«È stata una bella partita, posso tranquillamente dire che il campionato è iniziato nel migliore dei modi: degli azzurri mi piace la solidità e la compostezza tattica legata ai grandi equilibri a centrocampo e in difesa. È una squadra che ha un canovaccio consolidato: a volta pare che giochi a memoria».

Anche senza Lavezzi e Gargano?
«Sono campioni, magari ai tifosi dispiace la loro partenza ma i risultati del Napoli hanno già dato una risposta: il progetto va avanti e la squadra è forte come lo era lo scorso anno».

La prestazione di Maggio. Confortante in vista delle due gara di settembre per le qualificazione ai Mondiali brasiliani con Bulgaria e Malta?

«A Palermo ha giocato molto bene. Ne sono contento».

Ha visto che prova quella di Cavani?
«È un giocatore fantastico».

Sarebbe bello avesse la nazionalità italiana.

«Ma non ce l’ha e di sogni non si vive».

Tanti giovani talenti in Italia: cosa fare per farli esplodere?
«Sarebbe bello avere la bacchetta magica e trasformarli subito in campioni. Ma con loro bisogna avere pazienza, la loro maturazione deve completarsi senza fretta: nel corso della stagione avranno alti e bassi. Ma sono normalissimi per i giocatori di quella età. I giovani però portano entusiasmo e l’entusiasmo facilita il lavoro di assemblaggio».

L’obiettivo, dunque, è scongiurare travasi traumatici?
«Un passo alla volta. Devono crescere. Sono ragazzi di valore e possono tranquillamente sbagliare qualche partita. Stiano sereni, perché nessuno li metterà in croce».

Tra le promesse, c’è un altro ragazzo napoletano: Ciro Immobile.
«Tutti quelli che hanno disputato l’ultimo biennio con Ferrara sono bravi e da prendere in considerazione».

Certo è che oggi Prandelli non deve arrangiarsi con quello che passa il convento.
«Ci sono molte alternative, è vero».

La nostra serie A, secondo lei è retrocessa in seconda fascia?
«È il nostro Paese in crisi. E in periodi come questi i presidenti dei club devono aguzzare l’ingegno e mettere a punto progetti seri».

Ma perdere in una manciata di anni Pastore, Eto’o, Ibra, Thiago Silva non è un po’ troppo?
«C’è ben poco da fare. Ma questo non significa che il livello del nostro campionato sia basso. Questa è unastagione di cambiamento e non è detto che sia un male per il calcio italiano».
Pino Taormina (Il Mattino)

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