Grazie di che? Avete perso

La retorica del “grazie ragazzi” è peggio della difesa del posto fisso. Ci vorrebbe una riforma del lavoro anche per questo. Giochi un Europeo. Con una squadra a cui in tanti non avrebbero dato due lire in mano. Giochi nonostante il caos del calcio scommesse, giochi scommettendo su Cassano e Balotelli come nessuno ha fatto […]

La retorica del “grazie ragazzi” è peggio della difesa del posto fisso. Ci vorrebbe una riforma del lavoro anche per questo.
Giochi un Europeo. Con una squadra a cui in tanti non avrebbero dato due lire in mano. Giochi nonostante il caos del calcio scommesse, giochi scommettendo su Cassano e Balotelli come nessuno ha fatto mai. Giochi con un centrocampo da urlo. E poi? Poi arrivi alla finale, dopo una grandissima partita come quella contro la Germania, e ti comporti come il peggior Lippi: premi i ragazzi che hanno fatto il cammino, fai giocare loro, non importa se acciaccati, stanchi, doloranti o infortunati. Concedi loro la passerella, senza guardare alle forze fresche che hai.
La mossa più incomprensibile, credo per tutti, è stata la sostituzione che ha portato in campo Thiago Motta. Neppure con uno schema o un disegnino riuscirò mai a capire perché al sessantesimo a Prandelli sia venuta in mente una genialata simile. E perché lasciare fuori Nocerino, che è una forza della natura, neppure. Ma la cosa che davvero rigetto più di ogni altra è, come detto in principio, la retorica del “grazie ragazzi”.
Erano stanchi, hanno dato tutto. Ma tutto che? Il risultato non cambia: abbiamo perso. Abbiamo giocato peggio. Siamo stati inferiori. Siamo arrivati a giocare la finale e abbiamo perso. Secondi. Zero. Nulla. Niente coppa. Niet. Nisba. Nada, per rimanere nella vincente Spagna. Perciò, grazie di che? Delle emozioni che i nostri hanno regalato in un mese di Europei? Era loro dovere farlo.
Strapagati, stratutelati, straviziati, stravissuti, stracoccolati e stra-adorati. Era il loro dovere, né più né meno di questo. Ringraziarli di che? Se arrivi a giocarti una finale voglio che stramazzi al suolo e tiri fuori fino all’ultima goccia di sudore e saliva che hai, che ti sbucci il ginocchio fino all’osso e continui a correre come un dannato coyote impazzito, che fai i numeri, che ti esca il cuore dallo sterno. Poi, dopo, puoi pure morire. Ma che sei stanco cambia mestiere. Vallo a raccontare a chi si fa il culo tutta la settimana e prende un milionesimo meno di te. Se dobbiamo buttarla in retorica preferisco pensarla così. Grazie di che? Avete perso. Non è vostra la coppa. Non ringrazio nessuno per avermi fatto vivere una partita straordinaria o forse due. L’Italia ha perso. Rigore c’è quando arbitro fischia. Vittoria pure.
Ilaria Puglia

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